Un romanzo, una volta scritto, lo si cova.
C’è una cova lunga, a volte anche di un anno, durante la quale succedono moltissime cose dentro il guscio che protegge il libro.
E vige un dictat preciso: non si dice niente finché non si può dire qualcosa.
Che sembra facile, ma col cavolo.

Ho iniziato a scrivere Vittoria il 12 marzo 2017, l’ho consegnato alla mia agente a giugno 2017, poi alla mia editor in Feltrinelli il mese dopo, è piaciuto, è stato inserito nella programmazione editoriale, ho firmato il contratto, l’ho riletto, ho fatto un po’ di modifiche com’è normale fare e siamo già arrivati all’autunno inoltrato senza che io potessi dire niente (giusto un post sui social per dire del contratto firmato, poi zitti tutti di nuovo).
È stato definito il titolo (sono felice che sia rimasto quello che avevo dato io), la scheda di presentazione agli addetti ai lavori, il copertinario per i librai, la prima versione della copertina e siamo arrivati a gennaio 2018 sempre nel silenzio della cova.

Poi l’editing, un mese e mezzo di lavoro straordinario in cui si spulciano le virgole, si limano gli spigoli, si contano gli aggettivi, si castigano le ripetizioni, si passano ore a rileggere le frasi e a sentire se suonano bene o se è il caso di spostare qualcosa, ad asciugare, a dire meglio, a beccare le piccole incongruenze che a volte sfuggono (Ehi, lei dice che è sempre vestita di nero, se compra un vestito rosso meglio dire perché!) e a farsi venire tutti i dubbi folli dell’ultimo minuto, quando un’ora prima che vada in stampa decidi che a pagina 149 al posto di coraggio volevi dire audacia e questo potrebbe cambiare il senso a tutto il romanzo e la redattrice ti guarda e ti rassicura come con un gattino che è appena stato tirato fuori da un cespuglio.

E di nuovo, silenzio. Cova in corso.
Nel frattempo la copertina definitiva, le riunioni con l’ufficio stampa, marketing, eventi, socialmediamanager, testo del retro di copertina, della biografia, dell’aletta, scelta della foto, pagina dei ringraziamenti, definizione della tiratura, prime date fissate per le presentazioni e tu sempre zitta. Zitta e cova, zitta e cova.

Poi, di colpo, si comincia.
Cioè, si comincia a dirlo, che tu saresti già stremata abbastanza e invece tutto deve ancora iniziare.
Invece, nella tua città, la libreria dove farai la prima presentazione decide che tu sarai la copertina di aprile, il che non significa andare sul Time ma in via Roccatagliata Ceccardi a Genova, sotto forma di gigantografia, tu, non la copertina del libro, proprio tu, che per fortuna hai sempre la tua straordinaria fotografa di fiducia, Sara Lando, e quindi fai anche una certa figura, e meno male che gli amici cominciano a mandarti in privato i loro selfie accanto a te in manifesto facendoti ridere.

E insomma eccoci.
Il 19 aprile Vittoria esce in tutte le librerie.
Il 19 aprile lo presento a Genova, la mia città, la sua città.
Sarà un momento di fortissima emozione, ve lo dico già adesso così lo sapete e ci mettiamo tutti l’animo in pace. Potrebbe anche incrinarmisi la voce, ma ho scoperto che si chiama fenomeno del pianto a lieto fine. Ha una definizione, posso sopportarlo.
Tutto questo succederà alle 18.00 alla libreria Feltrinelli e al mio fianco ci sarà Alice Basso, che verrà apposta da Torino per fare da madrina a Vittoria.

Poi comincerò a girare (nella colonna qui di fianco trovate le prime date fissate, ma dietro le quinte stiamo lavorando come furetti per riempirmi l’agenda).

It’s a long way to the top (if you wanna rock’n’roll)