Scrivo con due spritz e una sangria in circolo, la sangria offerta dai nostri vicini di tavolo, che festeggiavano i 28 anni di Valentina (Auguri Valentina!!!) e sfoggiavano tatuaggi da far invidia a Rambaldi. Che è morto ieri, tra l’altro. RIP.

Ancora adesso non so chi fossero ma erano adorabili e Valentina sfoggiava un abituccio di lycra fuxia, uno smalto arancio fluo e un paio di tacchi 12 argentate da applauso. Ora che ci penso non abbiamo applaudito, scusaci Valentina, consideralo fatto, che i tuoi prossimi ventotto anni siano più felici di un film della Disney e del fatturato della Barbie e credetemi, non sto facendo ironia, erano ragazzi deliziosi, educati, simpatici, socievoli che non sembrava neanche di essere a Genova.

Ma cominciamo dall’inizio.

Che poi è banalissimo: un giorno in spiaggia in Corso Italia, ossia fuori dal mio habitat naturale, e su un lettino da 3.50 euro al giorno, sulla spiaggia libera della Capitaneria di Porto, esattamente di fianco alla stessa spiaggia, meno libera, dei lettini a 20 euro. Tutto identico, tranne che per un risibile divisorio.

Ma sulla spiaggia privata, isolata e protetta dei lettini a 20 euro al giorno, non ci sono i ragazzi che ti impongono di ascoltare la loro radiolina appesa al tettuccio del lettino, non c’è il vecchietto che nuota cantando a squarciagola Una rotonda sul mare, non c’è l’iperpalestrato che spiega di aver chiuso una storia d’ammmmore perchè Ci credeva e poi non ci credeva più, vanificando mesi di analisi e interpretazioni incrociate tra la lasciata e le sue amiche, non c’è la coppietta che legge un bordello di sfumature di qualche colore e qualcosa sugli angeli e sui demoni, non c’è la doccia a gocce nè il ciringuito dove mangiare insalata a mezzogiorno e aspirare sostanze naturali passive all’ora dell’aperitivo. Non c’è paragone, diciamolo.

Dopo aver stabilito 1) che un doppio aperitivo sarebbe stata la nostra cena; 2) che il bar dei survivor batte un cinque a quello di star wars; 3) che mimetizzarsi con quell’ambiente vale svariati punti in più rispetto a mimetizzarsi con altri ambienti di annoiata memoria; 4) che un sabato sera così divertente non lo passavamo da tanto e pochi avrebbero potuto capirci; 5) dove andare a Capodanno perchè stavolta le infradito il 31 dicembre non ce le leva nessuno, alle ore 22.10 abbiamo deciso di dichiarare conclusa la nostra giornata di mezza estate.

E così, ebbra e soddisfatta, mi sono avventurata tra il popolo del sabato sera, quello docciato, profumato, truccato e inghingherato, coperta col mio copricostume, un pareo come scialle, una fascia di cotone a tenere i capelli pieni di salino e un sorriso divertito e vagamente incuriosito da questo pianeta che certe volte mi affascina e qualche volta mi entusiasma.

E ora scusate, ma vado a farmi il letto con le lenzuola che sanno di sole d’agosto e magari a farmi una doccia.

Ps
Il tatuaggio sull’avambraccio con scritto, a caratteri gotici, Ready for anything, mi ha irreparabilmente conquistata. Mentre il primo bacio tra la forse maggiorenne e il bagnino ambito me lo sono persa, SIGH (ovviamente lui le spezzerà il cuore e lei soffrirà tantissimo, ma avrà un curriculum di tutto rispetto di cui godrà i benefici durante il prossimo anno scolastico. Tutto questo non lo sa ancora, adesso è inconsapevolmente felice).