connected worldHo passato cinque  giorni senza internet causa guasti tecnici a qualcosa di impreciso che non dipendeva da me e ho passato quei giorni a sclerare perché lontana dalla Rete, a schiumare dalla rabbia per quest’amputazione, a elencare mentalmente tutte le cose che mi veniva impedito di fare, poi a liberare un ragno dall’angolo dello studio, a ordinare le bollette accumulatesi in un anno e mezzo, a tagliare le unghie ai gatti, a passare la cera sul pavimento, ad andare fino alla banca per fare un bonifico, a portare a mano un documento al commercialista, a contattare per telefono le persone che dovevo assolutamente sentire e, a conti fatti, ad adattarmi a ritmi pre-internet, senza la home dei social network da controllare per essere aggiornatissima, senza gli allegati via mail, senza rassegne stampa online.
Senza i tempi di azione di un colibrì cocainomane, insomma.

Tutto questo con l’alibi di ferro di un’imposizione indipendente da me, per cui, eh, mi spiace, non ho internet, già, dimmi niente, senti, ne parliamo la prossima settimana ok?, no, non l’ho visto/letto/ricevuto, di che parlava?, vabbe’, poi ci sentiamo.

Ed ad accorgermi, esaurita la feroce bava alla bocca, che stavo respirando in modo diverso.
Ragazzi, non siamo mica messi tanto bene, ve lo dico.