Ho iniziato a scrivere questo libro il 12 marzo 2017. Stavo guardando il video della commemorazione per la morte di Terry Pratchett, a un certo punto Neil Gaiman è salito sul palco e ha detto: “C’è una furia nella scrittura di Pratchett. È la furia che ha alimentato Discworld ed è qui che lo scoprirete: è la rabbia per il preside che riteneva il seienne Terry non abbastanza intelligente per le classi successive, la rabbia per i critici pomposi e per quelli che pensano che serio sia l’opposto di divertente. E penso: Cosa farebbe Terry con questa rabbia?, poi prendo la penna e inizio a scrivere.”
A queste parole, ho aperto un nuovo file di Word e ho iniziato a scrivere.
Ero in piena crisi creativa, convinta di non riuscire più a farlo, e mi sentivo mutilata per questo. La mia situazione lavorativa non aiutava a sentirmi serena: vivere in perenne precariato, facendosi i conti in tasca per qualunque spesa, anche la più piccola, non è un bel vivere, si sa. Soprattutto se hai sempre vissuto contando su uno stipendio, se sei sulla soglia dei cinquant’anni e se chi ti cerca ti chiede solo di scrivere in cambio di una manciata di dobloni di visibilità.
Dobloni che – ci ho provato – né l’Enel né la Vodafone accettano. E nemmeno i supermercati, i benzinai, manco l’amministratore di condominio. Proprio nessuno, giuro. Incredibile.
Così, quel 12 marzo, mentre ero davanti al nuovo file di Word, mi è caduto l’occhio su una foto che mi ha fatto papà da bambina. E mi è anche caduto l’occhio su Facebook, questa vetrina adulterata dove gli altri si fanno un’idea di noi che può essere lontanissima dalla realtà, dove a volte ciò che vogliamo è sembrare migliori di quel che siamo, a volte proteggerci e non mostrare le rovine alle nostre spalle. Un posto che fagocita tempo e persone, e a volte le trasforma, slatentizzando tratti narcisistici e rovinosi.
Poi ho sorriso per l’ennesima posizione assurda che Brodo, il mio gatto, prende quando dorme accanto al mio computer e ho cominciato a scrivere.
Pochi giorni prima, mia madre mi aveva detto “Be’, mica devi solo scrivere storie allegre! Perché non racconti come ti senti in questo momento?”. Le avevo risposto che non aveva senso ma, come spesso accade, aveva ragione.
Ecco cosa potreste trovare di me in questa storia.
Ma non sono una fotografa, la fotografa vera è Sara Lando, che ho la fortuna di conoscere da molto tempo e che ho tempestato di mail per chiedere se tecnicamente fosse possibile fare questo o quello.
E prima che qualcuno di voi mi chieda un giro di carte, non sono nemmeno una cartomante, né mi sono messa a leggere i tarocchi per pagarmi le bollette. Per questo ho affidato a Francesca Strata il compito di controllare che non avessi scritto troppe fesserie sui tarocchi, per scoprire che in realtà avevo fatto uscire le carte giuste, a prescindere dalle letture fatte. Tu guarda a volte il caso.
Non ho neanche mai passato notti brave a Berlino tra sesso, droga e rock’n’roll.
E spezzare il cuore a Vittoria mi sembrava perfetto: a chi non è successo almeno una volta?
La prima persona a cui ho detto che mi rimettevo a scrivere è stata Alice Basso, che di questo romanzo è stata la levatrice. Alice è stata un sostegno straordinario, che ha letto capitolo dopo capitolo tifando come un ultras.
Dopo soli tre mesi ho mandato il romanzo alla mia agente, Silvia Meucci, che aspettava con pazienza e fiducia.
Dopo un altro mese, mentre pesavo gli zucchini al supermercato, mi ha chiamato
Ricciarda Barbieri, la mia editor in Feltrinelli, e ha detto: “Vittoria!”
Se qualcuno, quel giorno, ha visto una tipa che piangeva abbracciata a un sacco di sabbia per gatti alla lavanda, non ero assolutamente io, vi siete sbagliati.
Chi aspettava e ha brindato con me sono state le mie persone di fiducia a cui avevo dato il libro da leggere (Alice, l’ho detto, Sara, detta anche Unlettore, Francesca per i tarocchi, Riccardo Rodolfi e Isabella Bianchi -sì, è la White e sì, è Alice: perché sforzarmi di inventarla, lei, se l’avevo a portata di mano?) e le persone che mi avevano dato la spinta che mi mancava, i miei giganti, insomma.
Ma c’è qualcun altro che, nelle stanze di un forum, ha seguito, tifato e partecipato alla nascita e poi al percorso di Vittoria: i miei Scrittori Pigri.
Quello che mi ritorna dai laboratori online di scrittura che tengo ogni anno è immenso: nel Gruppo di Supporto Scrittori Pigri si creano legami profondi, nascono amicizie, ogni volta mi ritrovo con una quarantina di persone che vivono in ogni parte dell’Italia, che partecipano con i nickname più bizzarri e con cui passo mesi di lavoro incessante ma anche di risate, confidenze, sfoghi, sostegno.
“Sto inventando personaggi che vanno a farsi leggere i tarocchi” gli ho detto un giorno, e loro si sono scatenati. Non so se poi ho usato qualcuno degli spunti avuti, erano tantissimi e io rielaborato, limato, tagliato, però so che nella carrellata di quelli a cui Vittoria apre la porta e legge le carte, ci sono anche pezzi dei miei Scrittori Pigri.
Ecco, io, tutte le persone che ho nominato fin qui, le ringrazio. Perché dietro un libro non c’è mai solo l’autore, c’è una squadra. Compresa quella di Feltrinelli, straordinaria, a cominciare da Giovanna Salvia, la redattrice che mi ha fatto le pulci: era esattamente quello che volevo. E se nell’editing di Qualcosa di vero avevo scoperto di far sorridere chiunque, nell’editing di Vittoria ho scoperto d’aver fatto inclinare la testa un po’ a tutti. Grazie a Giovanna si sono salvate un bel po’ di cervicali ma ora sono curiosa: chissà quale sarà il gioca jouer nei miei prossimi libri!
Siete arrivati fin qui?
Be’, allora grazie anche a voi.
It’s a long way to the top (if you wanna rock n roll)
Stamane ho pensato: uh, oggi esce il libro! Chissà come si sente!? No, vabbe’ lo so come ti senti. Però grazie per i dietro le quinte, io ti confesso il mio personalissimo retroscena.
Siamo coetanee, eravamo con i nostri libri di esordio a Belgioioso anni fa, poi tu hai messo il turbo e sei filata dritta in autostrada, io sono salita sugli autoscontri. Una sera ti vidi, febbraio 2013, faceva freddo, ero di corsa perché avevo un appuntamento importante più tardi, come sempre dall’altra parte del globo, c’era la tua agente, volevo intercettarla, le mie prime 30 cartelle avevano suscitato il suo interesse e mi aveva chiesto l’intero manoscritto, pensavo che fosse il mio right moment, mi presentai a lei, dopo aver parlato con te, dopo il tuo timbro 😀 ma qualche settimana dopo fu no, “lei scrive molto bene, ma la storia non è sufficientemente originale” morii un po’. Il libro uscì l’anno successivo, un’altra agenzia mi aveva preso e per anni mi ha dirottata in un editore valido, ma digitale, a giugno uscirà il mio 4^ romanzo con loro. Una sorta di stagno piacevole con le papere, mentre tu andavi avanti a nuotare nell’oceano. E io lì a chiedermi di continuo perché. Perché non sono abbastanza brava, perché l’editoria è strana, perché a volte non c’è un perché. Non sono su FB, ma ho continuato a seguirti qui. Adesso forse sono a una svolta, e in questo tuo post ritrovo la tua crisi creativa, uguale alla mia eppure diversa. Io non sono precaria, anzi, ho addirittura scelto un part time verticale che mi consente di scrivere, lavoro in ufficio 12 giorni al mese, una figata che mi garantisce un’entrata sicura e più che dignitosa, e altro tempo per dare ancora una possibilità ai miei testi. Però ero in crisi uguale, perché la grande occasione non arriva mai, perché i miei libri piacciono ma c’è sempre un MA. In qualche modo ricomincio come te con un foglio word, c’è una donna che perde il lavoro, per un colpo gobbo della vita, e quando leggo la trama di Vittoria, mi viene da sorridere. Donne quasi cinquantenni, con casini, vari e alla base la perdita del lavoro. Però, uguale. Non so come andrà, so che a un certo punto – perdona il papiro – continuavo ad ammirarti e un po’ a invidiarti e mi sono detta “ma che cavolo stai facendo? L’invidia è una brutta roba!” e ho smesso di invidiarti, ma non di ammirarti e oggi sono venuta qui per raccontarti questa storia, che mi sono messa in testa, un po’ ti piacerà e per dirti:
Enjoy this wonderful day!
Sandra, grazie per questo racconto di te stessa così onesto e coraggioso.
Spero davvero che ci sia la svolta anche per te, e tieni conto di una cosa: se Silvia ti ha detto che scrivi molto bene ma che il problema era la storia, è una grandissima cosa. Hai la scrittura, cerca la storia giusta da raccontare. Tifo per te.
Sono giorni che aspetto questo pomeriggio per correre in libreria perhé mi hanno detto, un paio di settimane fa, che le novità le ricevono subito. Poi passo qui, leggo le storie dietro il set (gatti alla lavanda, che sciccheria… 🙂 ), leggo il primo commento e beh, no, se state vedendo un tipo che prova a lavorare coi lucciconi agli occhi no, non sono io, vi state sbagliando (anche tu, Capobranco 🙂 )
🙂
Ti aspetto a fine lettura, Raimondo mio.
E’ bello, bello, bello, Barbara…
Ma grazie, grazie, grazie, Anonimo! <3
Complimenti Barbara per questo tuo nuovo lavoro che non vedo l’ora di leggere e complimenti anche per la bellissima foto di te bambina!😍
Grazie Paola!
Per la foto di me bambina i complimenti vanno al mio papà 🙂
Complimenti! Il Vittoria day lo abbiamo tanto atteso ed è arrivato ed è stato bello esserci oggi, essere lì con te, è stato emozionante vivere l’attesa e il grande giorno.
È stato molto bello avervi lì!