pompieriOgni tanto una delle mie personalità multiple decide di movimentare la vita delle altre con scherzi di dubbio gusto (alcuni, per decenza, non posso raccontarli in pubblico, ma fidatevi). Credo lo faccia per scongiurare la noia. Mia ma soprattutto vostra.
La chiamo La Spiritosissima.

Ieri sera, dopo tre ore passate a boccheggiare con la pressione di una gomma bucata e la forza di una pulce agonizzante, mi sono trascinata sotto la doccia e ho coraggiosamente attivato il mood organizzativo: portare alla differenziata i due sacchi di plastica e i due di vetro, passare da casa di mia mamma per bagnare le piante e ritirare la posta, raggiungere gli amici per una pizza in riva al mare.
Apro la porta di casa per mettere fuori il saccame da caricare in macchina e Brodo, al solito, saetta fuori per andare in perlustrazione al piano di sopra. I vicini hanno due gatti e lui lo sa.
Lascio la porta aperta, mi fiondo sulle scale sperando che non si chiuda, lo acciuffo e lo riporto in casa.
Finisco di prepararmi, apro la porta per uscire, Brodo coglie di nuovo l’occasione per fare il gatto esploratore, lascio nuovamente la porta aperta sperando che non si chiuda, lo riacciuffo, lo riporto in casa.
Finalmente posso andare, i sacchi da buttare riempiono il pianerottolo, ho la borsa, ho il cellulare, ho le chiavi della macchina, Brodo è dentro, chiudo la porta.
E realizzo che le chiavi della porta sono rimaste appese alla serratura. All’interno.

La mia non è solo una porta blindata, è anche una scultura. Bellissima, sia chiaro, ma tendente all’inespugnabile.
Sento La Spiritosissima ridere soddisfatta.
E un po’ anche Brodo.

Scendo dal vicino, chiedo se ha una lastra di qualche vecchia radiografia che non gli serve, saliamo insieme e tentiamo di far saltare la cricca con i raggi delle sue arcate dentali, non ci riusciamo, chiamo mia zia, ma la copia delle mie chiavi di casa si trova nel Biellese, chiamo mio padre per chiedere se si ricorda il nome della ditta che mi ha montato la porta, la ditta non esiste più, chiamo i Vigili del Fuoco sempresianobenedetti, che mi chiedono se ho qualcosa sul fuoco, non ce l’ho, benissimo, allora entro un’oretta arriveranno, ma nel frattempo mi spiega come fare con la radiografia, io e il mio vicino seguiamo le istruzioni e, mentre lui infila la lastra e io sbatacchio la porta, ci prende un attacco di ridarella: decidiamo che forse è destino che noi non si diventi ricchi con l’arte del furto, ci arrendiamo, ne approfitto per portare le montagne di bottiglie di plastica e di vetro negli appositi raccoglitori e per rispondere alle cinque telefonate che vedo essere arrivate da mia zia mentre tentavo di scardinarmi la casa, appena in tempo perché lei mi passi mio padre con l’ordine di impedirgli di mettersi in viaggio per Genova con le chiavi di riserva, gli spiego che i Vigili del Fuoco sempresianobenedetti non solo arriveranno ore prima di lui, ma non distruggeranno la porta, di stare fermo dov’è e aspettare la mia telefonata, mi promette di farlo, lo saluto, finisco di svuotare i sacchi, torno a casa e poco dopo arriva una squadra di quattro pompieri.

Sempresianobenedetti ci hanno messo circa quarantacinque secondi ad aprire la porta e hanno voluto solo un bicchier d’acqua in cambio. Che hanno dovuto bere mentre Brodo li scrutava a distanza ravvicinatissima.

Oggi ho letto che dal 31 marzo scorso, ai nostri sempresianobenedetti Vigili del Fuoco, il Ministero del Tesoro ha tagliato l’assistenza sanitaria per gli infortuni sul lavoro. Qualunque cosa succeda -e non gli tocca (solo) aprire le porte a sciroccate che si son chiuse fuori casa- sono fatti loro.
Se cadono da un tetto, da un albero, se saltano in aria mentre cercano di spegnere un incendio o qualunque altra cosa vi venga in mente, oltre ai danni fisici si sobbarcano anche tutte le spese sanitarie.
E posso assicurarvi che hanno stipendi ai limiti del dignitoso.

A me questa cosa fa indignare.
Per cui, fatemi un favore: quando inciampate in qualunque iniziativa di questi sempresianobenedetti eroi, che sia la vendita del loro calendario o del loro giornalino oppure la raccolta fondi per qualche iniziativa benefica, sosteneteli. Sosteniamoli.