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Venezia-20140621-00532Sabato ero a Palazzo Franchetti, sede dell'Istituto Europeo di Design, dove gli studenti mi hanno invitata come loro testimonial.
Avevo alle spalle una vetrata che già, solo lei, mozzava il fiato, ma che, non contenta, si affacciava sul Canal Grande.
C'era Art Night, la notte bianca di Venezia, e fiumane di persone si aggiravano per la città, nei musei, dentro i palazzi aperti, per curiosare, ascoltare, scroccare da bere e riempirsi le mani di noccioline.
Venezia-20140621-00538Io, essendo nel Giardino dello Ieden, ho letto la fiaba di Biancaneve, nella sua irresistibile versione dei Fratelli Grimm.

Ero lì perché ho fatto lo IED e oggi scrivo libri.
Nel mezzo ci sono state talmente tante cose che è lecito domandarmi Ma quando unisci i puntini del tuo percorso, che tipo di creatura surreale viene fuori?

Eh. Già. Eppure.

Eppure, dopo il classico ho fatto lo IED.

Il corso triennale di Graphic Design, durante il quale ho aperto la mente alla creatività, imparato a osservare e a fissare criteri di scelta, capito come andare oltre l’accademico, scoperto la bellezza e la genialità del design, del suo spirito ludico e di innovazione, acquisito un senso estetico. E infine realizzato di non essere nata per fare la grafica.

Così, ho lavorato in teatro, poi in una Pubblica Amministrazione e nel mezzo ci ho infilato un ritorno allo IED per un master in marketing communication.
Ma finalmente mi sono ricordata che da bambina volevo essere una scrittrice, e mi son messa a scrivere.

Se mi guardo indietro, mi rendo conto di quanto, tutto ciò che ho studiato e sperimentato lungo la strada, mi sia servito. Ed è impensabile da dove spuntino le cose che si imparano da studenti.
Ho provato a fare una lista.

Il corso di cromatologia, per esempio, mi ha aiutata a diventare incredibilmente nervosa quando vedo i colori abbinati male, a riconoscere un grigio canna di fucile da un grigio antracite e a rovinare la vita delle commesse chiedendo capi dai colori improbabili.

So aprire gli imballaggi senza rovinare nulla, grazie al corso di packaging, e li so anche richiudere facendoli sembrare intonsi. A Natale è un’abilità utilissima.

Ho impaginato con eleganza lettere di promozione, schede di spettacoli e comunicati stampa, ho spiegato con pazienza che per fare una bella locandina non basta andare da un tipografo, ho aiutato persone in difficoltà ad abbinare due font in modo decente e ho impedito più volte che venisse usato il comic sans per qualsiasi cosa volessero usarlo.

E poi c’è tutto quello che ho studiato in grafica editoriale e sulla teoria visiva del peso forma: ancora oggi, quando, alla cassa del supermercato, sistemo la spesa sul nastro trasportatore con ordine e grazia estetica, tenendo conto del design delle borse e modulando pesi e volumi in cerca dell’equilibrio perfetto, devo tutto a quelle nozioni.

Ed è sempre grazie a quelle che ho potuto disperarmi con cognizione di causa quando ho visto le bozze di copertina dei miei libri.

Non avrei mai provato tutto questo senza quel triennio di studi.

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