C’era una volta un uomo che possedeva gran bei palazzi in città e gran belle case in campagna, vasellame magnifico in oro e argento, mobili guarniti di ricami finissimi e carrozze dorate.
Un multimilionario, insomma.
Ma per disgrazia aveva la barba di un color turchino chiaro cosa che, ai tempi, rappresentava un difetto sgradevolissimo che ripugnava ogni donna.
Ricchissimo ma con la barba blu. Povero, aveva solo sbagliato epoca. Oggi sarebbe con la barba blu ma ricchissimo…

Orbene, una sua vicina di casa, gentildonna di buona famiglia, aveva due figlie bellissime e lui chiese di poterne sposare una. Una a caso, siamo sempre alle solite con i protagonisti maschili delle fiabe…
Nessuna delle due lo voleva (immagino le discussioni in casa “Ha la barba blu!” – “Ma è ricco sfondato!” – “Si, ma ha la barba bluuuuuuuuuuu!” e via dicendo).
C’era anche un altro dettaglio che non aiutava a sposarlo a cuor leggero: pareva avesse avuto diverse mogli, di cui nessuno aveva mai più avuto notizia.
Un elemento che a mio modesto parere non era proprio proprio secondario, ma niente, ‘sta diamine di barba blu concentrava decisamente tutta l’attenzione su di sè.

A ogni buon conto, per farsi conoscere meglio, Barbazzurra invitò madre e figliole con alcune delle loro migliori amiche in una sua villa per una vacanza di otto giorni.
Fu tutta una festa e una baldoria: passeggiate, partite di caccia e di pesca, feste da ballo, banchetti e convitti. Passarono giorni e notti interi a divertirsi.
Lui si rivelò un uomo amabile, gentile, generoso, premuroso e di deliziosa compagnia.
Insomma, quella settimana da villaggio turistico di alto livello convinse la sorella minore che tutto sommato la barba azzurrognola non era una cosa così orrenda e che dietro quella si nascondeva una gran brava persona. Così, l’ottavo giorno della vacanza, si sposarono.
Che a quei tempi non stavano a perdere troppo tempo coi fidanzamenti.

Un mesetto più tardi Barbazzurra disse alla moglie di dover fare un lungo viaggio di lavoro e di dover star via oltre un mese. La pregò di divertirsi, di invitare le amiche, di fare gite in campagna e, in sostanza, di trattarsi bene in tutto e per tutto.
Poi le consegnò il mazzo di chiavi di tutto il palazzo, di ogni credenza, casseforti, scrigni e appartamenti, dandole carta bianca per aprire tutto ciò che desiderava e farne ciò che voleva.
Ma, le disse, “Questa chiavicina è quella del salottino in fondo alla galleria grande, giù al pian terreno. Spalanca tutto, vai dove vuoi, gira ogni angolo del palazzo ma ti proibisco di entrare in quel salottino perché, se lo farai, non so cosa sarei capace di farti al primo momento di collera“.

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La domanda che può venire più naturale è “Ma perché cazzo le dai quella chiavetta se non vuoi che la usi?”
Ovvio che è un modo di metterla alla prova, ma santiddio, ti ha sposato, è tua moglie, siete felici, la vogliamo finire coi test?

Ovviamente lei promise di non usarla e invitò tutte le amiche per fare una gran festa nel palazzo e passare quel periodo in allegria. In quei giorni fu un continuo scorribande per scoprire tutte le magnifiche ricchezze di cui quel maniero era pieno.

I finali dopo il cut

Il finale di Perrault
Tuttavia lei si macerava nella curiosità di andare ad aprire quella porta vietata, e così abbandonò gli ospiti e si catapultò alla scoperta di quell’irresistibile segreto. Certo, stava disobbedendo e mancando a una promessa, ma vuoi mettere la tentazione di sapere cosa c’era lì dentro?
Aprì e si ritrovò in una stanza intrisa di sangue rappreso e piena di cadaveri di donne, tutte le moglie che Barbazzurra aveva simpaticamente scannato.
Atterrita dallo spavento e dall’orrore si fece scivolare la chiavetta di mano, la quale si imbrattò di sangue da cui lei non riuscì a ripulirla in alcun modo.
Al ritorno del marito, ovviamente gli rese tutte le chiavi e giurò di non aver as-so-lu-ta-men-te usato quella.
Ma la macchia di sangue era una prova e lui si incollerì per essere stato disubbidito, tanto da comunicarle l’intenzione di tagliarle la testa da lì a poche ore. Una reazione moderata, direi.
Lei prese tempo chiedendo di poter pregare e raccomandare la propria anima a Dio ma in realtà per lasciare che i suoi fratelli, che stavano arrivando a trovarla, la raggiungessero prima che la sua testa fosse spiacevolmente distante dal corpo.
Ce la fece, perché la fiaba deve finire bene: i fratelli uccisero Barbazzurra e lei si ritrovò ricca sfondata dopo solo un mese di matrimonio con un uomo dalla barba blu.
E visse per sempre felice e contenta.

Proposta di finale alternativo
Lei passò quel mese e mezzo in attesa del marito divertendosi con le amiche e godendosi tutte le maraviglie che aveva a disposizione. Aveva talmente tanto che non le venne mai in mente, nemmeno per un attimo, di tradire la promessa fatta a Barbazzurra e usare quella chiavetta. Era già felice così, fidarsi e conquistare la fiducia del proprio compagno era senza ombra di dubbio più prezioso di qualunque cosa potesse nascondersi in quella stanza.
Quando lui tornò e scoprì che lei era stata leale, la portò in quella stanza: era vuota. Non c’era mai stato nulla da nascondere, ma solo qualcosa da perdere.
Va da sé che vissero per sempre felici e contenti.

Altra proposta di finale alternativo
Lei volle a tutti ci costi scoprire cosa si celasse in quella stanza segreta e, lasciando gli ospiti ai loro divertimenti, corse di sotto e aprì la misteriosa porta.
Dentro, bizzarri strumenti di tortura erano allineati lungo le pareti. Lettini, cinghie, catene, frustini a nove code, bavagli, briglie, manette, pinze…
Mentre lei osservava in giro esitante qualcuno le posò le mani sulle spalle e la fece lentamente voltare. Il marito era rientrato proprio in quel momento e la stava guardando con una strana luce negli occhi “Ti spaventa tutto questo?” le domandò.
Lei ci pensò su un attimo e poi gli rispose, sorniona “In realtà non vedo l’ora di scoprirlo”.
E vissero da allora felici e contenti.

Ulteriore proposta di finale alternativo
Lei se ne infischiò della promessa fatta al marito, convinta che tra coniugi non dovessero esserci segreti, e andò ad aprire quella porta. Vi trovò prigioniere tutte le ex mogli di Barbazzurra, disperate e terrorizzate. Le liberò e lo denunciò. Lui fu condannato a morte, loro ereditarono tutte le sue ricchezze e vissero per sempre libere, felici e contente.

Insomma, non si può mai sapere davvero quale sia la cosa giusta da fare.
Quasi sempre è seguire il cuore e l’istinto e lasciar perdere la razionalità.
Ma a volte…
…e giuro che questo è l’ultimo finale che propongo
Lei non resistette alla tentazione di usare quella chiavetta e volle scoprire cosa si nascondesse in quella stanza. Quando vi entrò rimase incantata: attorno a lei c’erano gioielli preziosi, vestiti stupendi, quadri pregiati, sculture antiche, diamanti puri e oggetti magici.
Non aveva mai visto niente di così bello, eppure, dopo aver girato in lungo e in largo quel palazzo, già credeva di aver visto ciò che di più bello ci fosse al mondo. Ma ogni cosa veniva messa in ombra da quello che si trovava in quella stanza.
Purtroppo il marito arrivò in quel momento e con un sorriso triste e il cuore spezzato le disse “Mi sono fidato di te e tu hai tradito la mia fiducia. Ti avevo chiesto una sola cosa e tu non hai mantenuto la tua promessa. Tutto questo era per te, erano i regali che ti avrei fatto nel tempo, ma dovevano essere sorprese. Ora che so di non potermi fidare di te, non solo non avrai nulla di tutto questo, ma ti ripudio come moglie, ti abbandono al tuo destino e ti condanno a non ricordare nemmeno più chi sei”.
Detto questo le passò una mano sugli occhi e lei perse la memoria. Lui le diede un bacio tra i capelli e la lasciò vagare da sola per il paese.
Nessuno seppe mai che fine avesse fatto anche quella moglie di Barbazzurra.