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Io continuo a essere profondamente convinta che Andersen fosse uno stronzo.
Cattivo nell'animo, proprio.
Sentite questa.

CUORE AFFRANTO
Un giorno si presentò alla porta di un castello, nel quale Andersen e altri amici erano ospiti, una vedova con un cagnetto. Offriva azioni della sua conceria. Ma questo è un dettaglio irrilevante.
Il cagnetto, posato a terra, si mise ad abbaiare disperato per chiedere nuovamente di essere tenuto in braccio e la donna spiegò che era un po' traumatizzato dai suoi nipotini che lo vestivano continuamente da damigella quando giocavano alle nozze (un gioco evidentemente molto in voga tra i ragazzini del quartiere...).
Questa, a quanto pare, era una cosa che traumatizzava la bestiola (io so di damigelle vere di matrimoni veri che ancora adesso sostengono di preferire travestirsi da cani piuttosto che rivivere quella terribile esperienza).

Be', il cagnetto morì (oh, ragazzi, è Andersen. Almeno un morto ci scappa sempre e di solito è quello a cui ci siamo affezionati).
La settimana dopo Andersen e gli altri amici si trasferirono in una locanda del paese che si affacciava proprio sulla conceria della vedova.
Videro così che i bambini avevano fatto una tomba speciale per il quadrupede defunto, circondandola di cocci di vetro e coperta di sabbia e in cima avevano messo una bottiglia di birra che svettava orgogliosa.
Con grande spirito imprenditoriale avevano deciso, il giorno del "funerale", di farla diventare l'attrazione del quartiere e avevano fissato un prezzo per tutti i bambini che avrebbero voluto vederla: un bottone.
L'iniziativa ebbe un successo strepitoso e ci fu un via vai di bambini che uscirono, poi, senza un bottone, ma felici perché ne era valsa la pena.
Davanti all'ingresso arrivò una bimba cenciosa ma graziosissima, con i più bei capelli ricci del mondo e gli occhi così azzurri e trasparenti che era un piacere vederli.
Non diceva nulla, ma ogni volta che si apriva la porta cercava di sbirciare dentro e di vedere anche lei la tomba del cane, ma non aveva neppure un bottone, perciò se ne stava triste lì fuori e rimase lì finché tutti se ne furono andati.
Allora si sedette per terra e scoppiò in lacrime. Lei sola non aveva visto il sepolcro della bestiola. Aveva il cuore affranto, come lo hanno a volte gli adulti.
Noi, scrive Andersen, osservammo tutto dall'alto e visto da lì, quel cuore affranto, come molte delle pene nostre e altrui, faceva sorridere.

Questa è la storia, conclude l'autore, e chi non la capisce può sempre comprare qualche azione della conceria della vedova.

Hans, capire l'abbiamo capita. Però vaffanculo.
Regalare a quella bimba un bottone e farle credere che la vita non è proprio uno schifo, no eh?

andersen

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