Nel carcere di Marassi, a Genova, un gruppo di detenuti rumeni ha allestito una distilleria in una cella, con ingegno e creatività degni di MacGyver: avevano disposto tutto il necessario (alambicchi ricavati da oggetti comuni, bottiglie e pentolini) e, presa la corrente elettrica dalla plafoniera del bagno, producevano grappa artigianale.
Nell’agenzia si legge che la polizia penitenziaria si è insospettita quando alcuni detenuti, completamente ubriachi, hanno aggredito un ispettore.
Insomma, quando li hanno visti camminare storti, cantare a scquarciagola, sfidarsi a toccarsi la punta del naso stando su un piede solo e spintonare il supervisore ridendo a crepapelle, è punta loro vaghezza che fossero ciucchi.

Nel frattempo mi è arrivata un’offerta promozionale per quattro cocktail alternativi caramellati o all’azoto e mi sono sentita improvvisamente nella generazione sbagliata. O sul pianeta sbagliato, senza un asciugamano e la guida giusta.
Preferirei la grappa dei carcerati.