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La leggenda notturna dei miei tappi di cerca, Secolo XIX, Prima, 20 agosto 2015Quando Il Secolo XIX mi ha chiesto di scrivere un racconto da pubblicare, ero molto in dubbio. Un racconto di due cartelle, su qualcosa che per me è estate, da scrivere in pochi giorni.
La mia prima, tipica, reazione è Non ce la faccio mica.

La sera, mettendomi i tappi di cera nelle orecchie (quelli che sono DAVVERO tappi di cera per le orecchie, e che mi assicurano il sonno nelle notti da finestre aperte), il mio compagno mi ha detto, trattenendo a fatica la risata. Ecco cosa dovresti raccontare: la storia delle palline di cera.

Erano anni, tra l'altro, che Sara Lando, colei che ha vissuto in diretta l'avventura (via sms, di quarto d'ora in quarto d'ora, e vi lascio immaginare quanto rideva e ha riso per giorni, settimane, mesi, anni) mi pregava di regalare al mondo quell'aneddoto, rimasto a lungo tra i racconti di pochi, fidati, amici.

Forse era l'occasione giusta.
Sì, era l'occasione giusta.
Va da sé che la mia prima, tipica, reazione è stata Non riuscirò mai a riassumere in due cartelle quella storia.
Solite sciocchezze, scaramanzia. Un po' come il Moriremotutti.

Se vi va di leggere come sono riuscita a incasinarmi le orecchie, finire al Pronto Soccorso e diventare leggenda, tutto in poche ore, trovate il racconto oggi sul Secolo XIX oppure online qui.

Divertitevi, tanto non vi sento.

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