Diversi anni fa, era il 2004, un amico lanciò una sfida: dovevamo scrivere una storia d’amore con personaggi estratti a caso dal livello etilico nel suo sangue e a me toccarono due scoiattoli e una blatta. Tempo per scriverla: un’ora.
E’ rimasta per anni sepolta sotto cumuli di altri ricordi, poi stamattina, mentre spolveravo, è spuntata.
L’ho riletta, ho sorriso con tenera indulgenza di mamma e ho pensato che magari una risata è ancora in grado di strapparla. E sappiamo quanto in questo periodo ci sia bisogno di ridere.

Attenzione: la lettura di questa fiaba è sconsigliata ai teneri di cuore.

STORIA D’AMORE TRA DUE SCOIATTOLI

C’erano una volta tre scoiattoli. Ora non ci sono più. Sono morti.
Ma prima di morire fecero cose, videro gente e ruppero molti marroni. Con una o due erre, a seconda.
I loro genitori avevano desiderato avere figli per molte stagioni ma purtroppo senza che Madre Natura li ascoltasse ed esaudisse il loro desiderio. Un desiderio talmente forte da non escludere alcuna soluzione alternativa, tanto che a un certo punto la Signora Scoiattolo fece un figlio straordinariamente simile allo scoiattolo di due alberi dopo e il Signor Scoiattolo trovò un fardello sul ramo di fronte a casa con un biglietto “L’ultima volta hai lasciato questo” e dentro due piccole scoiattoline gemelle.
I due neo genitori sorvolarono sulle questioni di fedeltà coniugale e uso dei contraccettivi e accolsero con gioia le tre piccole novità urlanti.

Gran, Bella e Idea crebbero feliciper i primi due mesi, poi s’intristirono. Dopo altri due mesi tornarono a sorridere, ma malinconicamente. Un mese dopo ebbero forti attacchi di ridarella che riuscirono a sconfiggere solo dopo quattro mesi di cura nella cucina di un ristorante vietnamita, dove veder cucinare uno scoiattolo al giorno ebbe la meglio sulla terribile malattia che li affliggeva. Tre mesi dopo smisero finalmente di piangere terrorizzati.

Una notte i genitori, vittime ormai di un pesante e grave esaurimento nervoso, li abbandonarono nella tana mentre dormivano e se ne andarono via per sempre.
Al mattino, il primo a svegliarsi fu il fratello, Gran, che sgattaiolò sotto la coperta di papà e mamma per chiedere coccole e noci fresche ma trovandoci una blatta.
“Aaaaaahhhh!”, urlò la blatta.
“Aaaaaahhhh! E tu chi sei?” esclamò Gran.
“Sono Blatta La Blatta e tu chi cazzo sei?” rispose Blatta La Blatta con il gergo poco ortodosso tipico delle blatte.
“Sono Gran, lo scoiattolino bastardo, e questa è casa mia. Cosa ci fai qui?”.
“E che diavolo ne so io! Ero nel mio tubo di un palazzo milanese e mi sono trovata in questo posto del menga che puzza di albero, noci, foglie e si sentono pure i cinguettii, cazzo.”
“Be’, tornatene nel tubo, allora!” rispose prontamente Gran.
“Credimi, specie di topo, non chiederei di meglio, ma non dipende da me!”.
“E da chi dipende?” domandò Gran.
“Da quella stronza dell’autrice che voleva mettere una blatta in questa storia, penso”, mentì la blatta (le blatte sono diffamatrici nate).

Svegliate dall’amabile scambio di informazioni, Bella e Idea si avvicinarono a Blatta chiedendole dove fossero papà e mamma.
“Mai conosciuti. Da noi si nasce e ci si disperde nei tubi senza particolari presentazioni…”, fraintese la blatta.
“I NOSTRI genitori” precisarono Bella e Idea, con un crescente sospetto che le angosciava.
“Ah, i vostri genitori. E che ne so? Vi avranno abbandonati, scassamaroni che siete…” rispose comprensiva Blatta La Blatta.

I tre scoiattolini si guardarono spauriti e un forte senso di smarrimento si fece strada nei loro cuori. Papà e mamma erano la loro casa, il loro focolare, la protezione e la sicurezza, le noci fresche e la cuccia calda, le ninna nanne e le coccole del mattino. Come avrebbero fatto senza di loro?
“Scusate se interrompo lo strazio, ma questa non era una fottuta storia d’amore tra due scoiattoli?” s’intromise impertinente Blatta La Blatta.

Non molto lontano da lì, il sole che sorgeva tra i rami di castagno illuminò due scoiattoli che camminavano abbracciati, con lo sguardo sereno e due valigie.
“Non mi sembra vero, finalmente soli io e te, nel silenzio del mattino, liberi!” disse lei, sottovoce, con il batticuore e una sensazione di felicità traboccante.
“Sì, tesoro mio. Abbiamo dovuto superare molte prove, ma il nostro amore ha vinto. Vedrai, troveremo un bosco meraviglioso e un grande albero dove vivere insieme”, rispose lui, guardandola innamorato.
“Dici che se la caveranno Gran, Bella e Idea?”, chiese lei con una punta di preoccupazione nella voce.
“Francamente, me ne infischio!”, concluse lui, stringendola a sé e baciandola appassionatamente mentre il sole saliva alto in cielo.

E vissero per sempre felici e contenti.

PS
Blatta La Blatta tornò nel proprio tubo esattamente com’era venuta.
Gran, Bella e Idea si arrangiarono senza troppi problemi.

(questa storia è stata pubblicata su Bruttavita 2006 e sottostà alle semplicissime regole di Creative Commons)