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Se fossi un uomo, venerdì sera mi sarei innamorata.
Una donna bella, elegante, su tacchi a spillo debitamente annaffiati di sangria dopo i primi venti minuti di festa, allegra, vivace e puntigliosa sull'italiano.
Il mio ipotetico cuore di uomo avrebbe definitivamente capitolato nello scoprire che lei, cazzutissima manager di una società nazionale piuttosto nota, inizia le riunioni coi dirigenti facendo ripetere in coro Sul qui e sul qua l'accento non va, su là e su lì l'accento va sì.
A quel punto avrei potuto chiedere la sua mano.

Siccome non sono un uomo e non ho tendenze omosessuali devo accontentarmi di nutrire per lei infinita ammirazione e simpatia.
Perché anche io, come lei, sono sconfortata dalla raffica di accenti casuali che ormai infiorano sms, mail e spesso anche comunicazioni ufficiali.
Passino gli sms (si può sempre dare la colpa al T9), ma mail, lettere di lavoro o documenti...
E' una cosa bruttiiiiiiiiiiissima.

Lo so che le lingue e le grammatiche si modificano nel tempo -lo dice anche l'Accademia della Crusca (e se lo dice lei!)- e poi chi se le ricorda più le regole?
Ci sono alcuni plurali che mi faranno venire sempre dei dubbi, certi apostrofi che si insinuano dove non dovrebbero e non parliamo delle eccezioni da sapere a memoria visto che a confermar le regole qualcuno dovrà pur esserci!

E sugli accenti, eeehhh, a volte è un bel casino. Che ti verrebbe naturale metterlo ma ci va o non ci va? Boh. Io, per esempio, sul sì (affermazione) non lo metto mai, sbagliando.

Insomma, sono andata a fare un ripasso sugli accenti, come compito per le vacanze, così arrivo a settembre preparata e posso anche trasformare gli errori in creatività ("sì sì, lo so che su ma l'accento non va, infatti non è un accento, sono le ciglia lunghe della a che dopo la m è sempre femminile, perchè la m di maschio, si sa, fa sentire donna qualunque vocale").

Quindi, non potendo far cantare a tutti in coro la nota filastrocca che ci insegnavano alle elementari, vi inchiodo nell'angolo del menaggio sui termini monosillabici.

...O speravate di svicolare dal mio mood Montessori?
Ingenui.

Partiamo da un presupposto che dovrebbe, in teoria, semplificare molto: sulle monosillabe l'accento non serve. La vocale è una, dove diamine vuoi che vada l'accento fonico?
Ma siccome esistono monosillabe omografe, cioè scritte uguali ma con significato diverso, una la si accenta e l'altra no, per distinguerle.
L'antifona è: una sola vocale = accento sottinteso e non scritto. Però, se ci sono due piccole paroline scritte uguali ma che vogliono dire cose diverse, allora noi, per non confonderci, mettiamo l'accento a una delle due come fosse un cappellino per riconoscerla e non scambiarla con la gemella. Facile, no? :)

E ora via con gli esempi!
(giocate anche voi all'accento giusto, dai dai dai)

Sul qui e sul qua l'accento non va perché non esistono altri qui e qua che vogliano dire altro, eccezion fatta per i nipoti di Paperino che essendo nomi propri si distinguono col maiuscolo e la si risolve senza accenti.

Sul là e sul lì l'accento va sì perché esistono la (articolo determinativo) e (avverbio di luogo) ed esistono li (particella pronominale) e (avverbio di luogo): la macchina l'ho posteggiata , mentre gli amici li ho lasciati .

Ma abbiamo anche:
Si (particella) e (avverbio di affermazione): che ce la si può fare, forza!
Da (preposizione semplice) e (voce del verbo dare): Se corri subito da lei te la , quindi sbrigati...
Se (congiunzione subordinativa) e  Sé (pronome): Se pensasse meno a , si accorgerebbe di parecchie cose più interessanti.
Ne (complemento di argomento) e (congiunzione):  Non ne ho più sentito parlare, di lui dei suoi amici.
Di (preposizione semplice) e (sostantivo = giorno): Penso di andarci, un .
E (congiunzione) ed E'  (voce del verbo essere):  Il Danno Permanente è una gatta nera e completamente pazza.

Vanno senza accento: no, me, tra, fra, su, fu, ma, ci, vi, va, blu, so, sa, tre.

E siccome le note musicali non contano, vanno senza accento anche do (voce del verbo dare), re (monarca), mi (pronome), fa (voce del verbo fare).

No, la notizia che ti do in effetti non so se ti piacerà ma fra me e te non ci sarà nulla, mi dispiace. Tra l'altro, lei sa che saremmo in tre, nel caso? Appunto... (comunque -resti tra noi- vi vedo bene insieme quindi su, non prendertela e va da lei). Ps: del re blu ti parlo un'altra volta.

Va da sé che per chi scrive ò intendendo voce del verbo avere (ho), l'unica condanna possibile è una pugnalata dritta al cuore con una penna rossa molto appuntita.

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