Nel 2014 ho letto una media di due libri e mezzo al mese, pochino (anche se, aggiungendo i libri iniziati e abbandonati, probabilmente raddoppierebbe).
Ho cercato di dare la colpa alle serie tv, ma nel 2010, annata ricca di ottime e abbondanti letture, ne seguivo più di dieci contemporaneamente e passavo intere nottate a guardarle. Non è colpa dei serial, quindi.

Quello che mi preoccupa è che sto diventando ipercritica e sono sempre meno i libri che mi piacciono, sto perdendo il senso di meraviglia e spesso fatico a proseguire oltre il terzo capitolo di un romanzo. A volte mi sforzo di farlo, a volte mi concedo – a malincuore – di abbandonarlo.
Mi sento defraudata dell’incanto e non capisco quanta responsabilità, e quindi quanto margine di recupero, io ne abbia. Di certo, lavorare sulla scrittura, analizzarne i meccanismi, scoprire i trucchi della narrativa e riflettere sulle strutture dei grandi scrittori, modifica i parametri di valutazione e porta alla luce, anche in modo aggressivo, le debolezze di molti testi contemporanei.

Comunque ho letto dei bei libri anche nel 2014 e mi sono imposta di sceglierne dieci, solo dieci, e di parlarvene, in ordine cronologico di lettura.

N-WN-W di Zadie Smith
Confesso di essere entrata davvero nella storia solo insieme a Keisha/Natalie, e di essere arrivata al finale grazie a lei, ma anche di essere stata rapita dallo stile dell’autrice, uno stile che ha saputo coprire il rumore di fondo di alcuni sospesi. Lo stile di chi sa scrivere.
Sono pagine di vite vere, sincere solo con se stesse, a volte neanche con se stesse.

Il cuore innanzituttoIl cuore innanzitutto di Claudia Priano
A volte, quando si apre una crepa, non è perché il mondo rischia di crollarci addosso, ma perché abbiamo bisogno che il mondo ci crolli addosso. Per liberarci delle macerie.
Un libro denso, profondo, delicato, che mi ha rapito per un’intera giornata.
Impossibile lasciare quelle pagine prima di arrivare all’ultima.
Impossibile richiuderlo senza sentirsi addosso nuovi pensieri, nuovi modi di vedere, nuove crepe tra le certezze o le indifferenze.

Novella degli scacchiNovella degli scacchi di Stefan Zweig
Una nave, un lungo viaggio, un campione di scacchi mondiale, furbo quanto analfabeta, e un viaggiatore sconosciuto che suo malgrado ne diventa lo sfidante.
Un racconto breve, intenso, magistrale scritto nel 1941, pochi mesi prima che l’autore si suicidasse.


Dieci dicembreDieci dicembre di George Saunders
Una raccolta di racconti. Una raccolta di prospettive e di universi personali che si sfiorano senza condividere la rotta ma incrociandosi, spostandosi a vicenda, talvolta distruggendo l’altro senza intenzione. Una raccolta di intenzioni incompatibili tra loro. E di paure, dolori, scelte.
Tutti dipinti con una scrittura di oggi e di domani, un superamento del classico e una interessantissima ricerca di nuove forme, senza scivolare nello sperimentale. Bello. Forse bellissimo. Più bellissimo che bello.

per dieci minutiPer dieci minuti di Chiara Gamberale
Un romanzo che è un diario, un diario che è un romanzo.
Di certo, se si inizia a leggerlo, non ci si riesce a fermare dopo dieci minuti.
Chiara Gamberale mi aveva emozionato con il suo “Arrivano i pagliacci” e lo ha rifatto con questo libro. Mi emoziona come scrive, come traduce i pensieri e le sensazioni, come sa scorrere veloce lasciando segni e come osserva gli altri, il mondo. Il suo modo di amarlo. Emozionano la sua bravura, la sua delicatezza, la sua intelligenza, la sua ironia, la sua onestà, la sua capacità di essere lieve e profonda allo stesso tempo, il suo gusto per le parole giuste, che non sono mai troppe né troppo poche.
Per dieci minuti al giorno, un qualcosa di mai fatto prima, può restituire ciò che già si ha ma che si pensa attorno anziché dentro.

Billy LynnÈ il tuo giorno, Billy Lynn! di Ben Fountain
Dieci giovani soldati americani, diventati eroi nazionali per una carneficina in Iraq, vengono costretti a un Victory Tour di due settimane in giro per gli States, prima di essere rispediti al fronte. Un tour in limousine, con la divisa trasformata in costume di scena, il senso dello spettacolo che mastica e risputa una civiltà grottesca, una società ingenua e ipocrita. E lo stadio dei Dallas Cowboys, il Giorno del Ringraziamento, le cheerleader, Hollywood, il giornalisti, i miliardari, i produttori cinematografici, lo sport, i gadget, la televisione, la parata, i palloni firmati, l’inno americano prima di una partita di football e poi le parole vomitate da coscienze comode: orgoglio, onore, sostegno, ringraziare, onorare, celebrare, guerra al terrorismo, patria, Dio, preghiamo, speriamo, benediciamo, sacrificio, valori, ‘ndicisettembre, libertà.
E la guerra, assurda, incomprensibile, cieca guerra, sembrerà l’unica cosa vera, l’unica cosa normale.
Vincitore del National Book Critics Circle Award e finalista al National Book Award, “E’ il tuo giorno, Billy Lynn!” forse si perde per troppe pagine su un’unica idea, per quanto ottima e raccontata splendidamente, ma toglie veli e non fa sconti, con una scrittura rapida, pungente, ironica, cruda, sincera.

Racconti comiciRacconti comici di Mark Twain
Come si fa a recensire Mark Twain, la sua ironia, il suo giocare coi linguaggi e con l’assurdo, il suo elegante modo di dissacrare?
“Racconti comici” anticipa i Monty Python e “Una cura per la tristezza” merita la lettura, un applauso e un corso di scrittura anti-McClintock. E la rilettura, essendo impossibile leggerlo senza interrompersi continuamente per il troppo ridere.


Il serpente di VeneziaIl serpente di Venezia di Christopher Moore
Quando Moore si diverte coi grandi classici dà il meglio di sé.
Stavolta gioca con Poe e Shakespeare, e lo fa senza tradire né loro né il proprio stile. Lo ha già fatto con Fool, e sarà proprio Taschino, il Matto Nero, a portarci a Venezia e a presentarci Otello il moro, Shylock l’ebreo e tutti gli altri. Compreso un drago.
Il punto, comunque, è che non volevo fare del Serpente di Venezia una storia di discriminazione, benché le discriminazioni verso certi personaggi siano evidenti. Per me è una storia di ipocrisia e avidità, coraggio e dolore, rabbia e vendetta. Ma soprattutto,volevo scrivere una storia che dimostrasse quanto sarebbe fico avere un drago personale, come desidero da quando avevo cinque anni.” (Christopher Moore)
Ecco, quando ho letto questa frase avevo già consegnato “Qualcosa di vero” a Feltrinelli. So che adesso non potete capire perché ve lo dico, ma capirete. Vi dico solo che ho sorriso moltissimo.
Se amate Shakespeare, leggetelo. Se amate Moore, leggetelo. Se avete amato Fool e Sacré Bleu, leggetelo. Se vi piacciono i draghi leggetelo.
E non dimenticate di leggere la postfazione. Le postafazioni di Moore sono piccoli saggi di scrittura, di lettura, di moorità.


stonerStoner
di John Williams
La vita di Stoner, un personaggio che ho immaginato solo in un abito marrone, è l’esempio di come un uomo normale, con una vita normale, possa trasformarsi in un libro straordinario.
La costruzione della storia e dei personaggi, la loro evoluzione -senza colpi di scena, fuochi d’artificio e finali epici- e la verità di ogni passaggio, mi hanno trascinata dalla prima all’ultima pagina.
Non cercate una scrittura geniale e brillante, lo stile è lo stesso di Stoner: sommesso e assolutamente perfetto.


AccabadoraAccabadora di Michela Murgia
In un paesino sardo, nei primi anni ’50 del secolo scorso, la piccola Maria, quarta e indesiderata figlia, già orfana di padre, viene adottata da Bonaria Urrai, sarta e accabadora, diventandone la “fillus de anima”, come capitava ai bambini “generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità dell’altra“.
Una scrittura perfetta, senza sbavature, nitida, per raccontare emozioni trattenute e appena accennate, ma straordinariamente profonde.