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La terza persona che gli Scrittori Pigri del GSSP Scrittura e Narrazione 2020 hanno intervistato è Tim Bruno, scrittore per ragazzi (Rizzoli, Salani) e per bambini (Nord-Sud).

Nato a Genova nel 1966, Tim Bruno è uno degli autori di libri per ragazzi più amati e affermati. Scrittore e naturalista, ha dedicato buona parte della sua vita all’osservazione degli animali e del loro comportamento, professionalmente è un ricercatore scientifico, un biologo, per la precisione. E Tim Bruno è un nome d'arte.

Si è affermato nel mondo della letteratura giovanile con Ossidea, la saga fantasy che ha per protagonista il giovane David Dream e di cui Neos rappresenta il seguito. Con questa nuova trilogia, l’autore conduce i suoi lettori in un mondo abitato da creature meta-umane e da cyborg, dominato da una stirpe androide ribelle. Un futuro distopico ma anche ironico, multicolore e un po’ sgangherato, che ricorda per molti aspetti il nostro presente.
Con l'editore Nord-Sud si è rivolto ai lettori più piccoli con la storia di un coniglio che scappa da una conigliera (Codarotta), quella di due api super-sorelle (Alla ricerca di Bi), Il ritorno del gatto Codabianca e Sathi e la tigre.

A maggio uscirà per Rizzoli il suo nuovo romanzo: Factory.
È la storia di Scorza, un vecchio ratto solitario che ha trovato il modo di entrare in una "factory farm", un allevamento industriale, grigio e fumoso, per rubare il foraggio destinato agli animali. Ma un giorno il ratto cade sul nastro trasportatore che distribuisce il mangime e si ritrova muso a muso con A550, un vitello chiazzato da una macchia bianca proprio al centro della fronte (simbolo della curiosità). Questo incontro segna l'inizio di un'amicizia e di un percorso di redenzione che porterà il vecchio ratto a diventare artefice di una rivoluzione.

1.    Ciao Tim e grazie per la disponibilità. Secondo te cosa contraddistingue uno scrittore di letteratura per ragazzi e bambini? Pensi, ad esempio, che debba avere una sensibilità particolare, o che i racconti che scrive debbano essere in qualche modo educativi? Senti una responsabilità particolare verso queste categorie di lettori, che sono in una particolare fase evolutiva?

Ehi, non vale! Queste sono tre domande. Guardate che io le conto tutte!
Secondo te cosa contraddistingue uno scrittore di letteratura per ragazzi e bambini?
Questa è una domanda molto difficile a cui io non sono ancora riuscito a rispondere, forse perché alla fine le differenze non sono poi molte. Ma almeno una differenza credo che ci sia e la voglio dire: chi scrive per adulti si può permettere di essere spietato, di dire la verità senza alcun ritegno. Io, quando scrivo per i bambini, non ci riesco; un po’ di speranza, alla fine, devo mettercela… a costo di mentire

Pensi, ad esempio, che debba avere una sensibilità particolare, o che i racconti che scrive debbano essere in qualche modo educativi?
Tutti gli scrittori dovrebbero avere una sensibilità particolare, altrimenti cosa scrivono a fare? Però è vero che chi scrive per bambini e ragazzi deve saper entrare un po’ nella testa dei suoi lettori, forse deve essere un po’ bambino anche lui, quantomeno per non annoiare. I ragazzi sono molto esigenti da questo punto di vista e oggi, con la comunicazione ultra-rapida della rete e tutto il resto, lo sono ancora di più. Se li annoi ti “bannano” subito! Per riuscire a entrare nei loro tempi bisogna essere veloci, molto veloci… mica facile.

Gli scrittori, che si divertono a inventare storie e a fantasticare, sono eterni fanciulli, a volte anche più giovani dei loro giovani lettori. Ma il mondo cambia in fretta e quindi è necessario aggiornarsi, saper essere un po’ bambini ma nel presente. Quando la distanza è troppa, quando non si riconosce più l’altra metà del libro (ovvero il lettore) allora è meglio lasciar perdere (o scrivere per adulti). “Educativo” è una parola un po’ antipatica, soprattutto per un bambino. Direi semmai istruttivo, rivelatore ma, mi raccomando, senza farsi accorgere, altrimenti… bannati di nuovo!

 

2.    Oltre agli aspetti che differenziano la narrativa per bambini/ragazzi da quella per adulti, ci sono alcune caratteristiche che, invece, le accomunano e di cui noi, magari, non ci accorgiamo?

Tutte le altre, direi. Alla fine io sono convinto che le differenze non sono molte. Per me la scrittura è nulla senza verità (che non c’entra nulla con la realtà) e, come ho detto, l’unica concessione che faccio al lettore bambino è di mascherarla un po’, rendere il boccone meno amaro e instillare un pizzico di speranza (a costo di mentire). Non credo che sia dovuta la stessa delicatezza al lettore adulto, qualunque sia il tema trattato.

 

3.    Ciao Tim, è bello che tu sia qui tra noi ed è un privilegio. Mi interessa sapere come gestisci il piano della coerenza e della credibilità nelle storie che sono prettamente di fantasia?

La coerenza è un ingrediente assolutamente necessario, anche e soprattutto nella letteratura fantastica. Per me il racconto procede su due gambe: una è quella della fantasia e dell’immaginazione, l’altra è quella della logica e della coerenza. Non c’è contraddizione in questo. Se all’inizio della storia stabilisco che so… che i miei personaggi vivono in una dimensione immortale, allora ne dovrò tener conto per tutto il resto del viaggio. Se invece decido che gli animali protagonisti sono in realtà bambini morti e reincarnati… va bene così. È interessante come il lettore (soprattutto se giovane) sia pronto ad accettare qualunque nuova “realtà narrativa”. Se però tradisco questa costruzione nel corso del racconto, se mi scappa una contraddizione, non sarò perdonato… bannato di nuovo.

 

4.    Come indirizzi la scelta della cifra stilistica? Pensi che le tue scelte lessicali debbano per forza essere impoverite considerato il tuo pubblico, o ritieni invece che il lirismo e la complessità di alcuni linguaggi possano incastrarsi bene anche con la letteratura per l'infanzia/per ragazzi?

A me piace leggere semplice e scrivere semplice. A meno che non stia scrivendo un testo tecnico per un lettore esperto, la complessità per me è un errore, un residuo, significa che non sono riuscito a trovare la strada giusta, che la narrazione non è matura, che devo rivederla ancora. La semplicità è l’obiettivo finale, sia nella costruzione della storia, sia nella scrittura. Ma la semplicità, al contrario di quel che si crede, è un artificio, un obiettivo tutt’altro che semplice da raggiungere. Richiede molto impegno e anche una certa dose di intelligenza. Se pensiamo a una storia, un libro, un film che ci sono rimasti nel cuore, in genere siamo in grado di riassumerli in poche parole, proprio per la loro straordinaria semplicità.
Un burattino di legno che prende vita…
Un bambino che si rifiuta di diventare grande…
Un giovane impiegato che si trasforma in un insetto…
Per quanto riguarda il lirismo (quel poco che sono disposto a tollerare) deve venire dal potere evocativo delle parole, le parole giuste al momento giusto. La complessità per me è un intralcio alla comunicazione.

 

5.    Considerato che i tuoi personaggi sono spesso degli animali, come procedi con la loro caratterizzazione? Si potrebbe parlare di "umanizzazione"? 

Questa è una domanda che meriterebbe una risposta molto lunga, ma cercherò di essere sintetico. I miei protagonisti, anche quando sembrano degli animali, sono bambini (o ragazzi) travestiti; ma travestiti così bene che si comportano da animali e hanno dimenticato di essere dei bambini. È come se avessero subito un incantesimo di trasformazione. Se sono stati trasformati in conigli si comportano come conigli, se sono stati trasformati in api, si comportano da api. E siccome io ho una formazione da naturalista sono molto scrupoloso nel comportamento. Secondo me è proprio questa “doppia anima” che rende questi personaggi interessanti: ci somigliano ma vivono in un’altra dimensione; possono fare cose che per noi sono impossibili ma hanno anche dei vincoli che noi non conosciamo. La narrazione procede in bilico tra il nostro mondo emotivo e il loro mondo naturale, un gioco che mi diverte sempre.

 

6.    Hai scelto tu la letteratura per ragazzi, o è stata lei a scegliere te? Un abbraccio a te e almeno due a testa anche ai tuoi grandi ispiratori, Tommaso e Francesco. E grazie.

Un abbraccio a te, chiunque tu sia. Il primo libro che ho scritto era una raccolta di racconti per lettori adulti o adolescenti. Ho iniziato in effetti a scrivere racconti per bambini (e ragazzi) quando sono diventato papà ed è stato molto, molto divertente condividere questa esperienza con Tommaso e Francesco. È andata proprio così, ma questo mi ha aiutato a conoscere la letteratura per ragazzi, a entrarci dentro e imparare un po’ di mestiere.

 

7.     Qual è il tuo approccio a una nuova storia? Come la sviluppi? Sei un pianificatore, attento a struttura e tecnica, o ti lasci trasportare dalla fantasia?

L’idea viene in un lampo e può essere una vera folgorazione. Però poi ho bisogno di mettere ordine, pianificare. Faccio scalette, schemi e, se non ho l’editore che mi batte il tempo, preferisco prendere il tempo necessario per scoprire bene la storia. E ho usato la parola “scoprire” (piuttosto che architettare) perché sono convinto che, data l’idea originale, la struttura della storia deve essere quella e solo quella. Ma c’è bisogno di tempo per “scoprirla”, per dissotterrarla, come lo scheletro fossile di un dinosauro.

 

8.     Ciao Tim, ho amato molto la tua biografia e non credo affatto che lo studio degli animali sia stato del tempo perso! Ti è mai capitato di partecipare a incontri organizzati dalle scuole? Se sì, che tipo di feedback ricevi dai bambini che leggono le tue storie? Sono lettori esigenti?

Ciao a te. Sì, mi capita spesso di incontrare le classi. Può essere molto stimolante e divertente, ma capita anche che l’incontro risulti un po’ deludente. Secondo me molto dipende dall’insegnante. Se i ragazzi hanno letto il libro e lo hanno letto bene (grazie all’impegno dell’insegnante), in genere l’incontro risulta stimolante per tutti, altrimenti rischia di diventare un po’ frustrante. Insomma l’insegnante è davvero un tramite fondamentale in questo contesto.

 

9.     Ciao Tim, e grazie per la tua disponibilità. Secondo te quali sono i libri per ragazzi che ogni aspirante scrittore dovrebbe leggere e perché?

Nessun libro per ragazzi mi ha sconvolto e divertito come Pinocchio; un capolavoro assoluto. In Pinocchio ci sono tutti quegli elementi che giudico fondamentali in un racconto per ragazzi: la semplicità, la velocità, la verità (non la realtà) e anche quel pizzico di speranza che, secondo me, si deve a un bambino (anche se forse nel lieto fine di Pinocchio c’è lo zampino dell’editore). Poi Alice nel paese delle meraviglie, dove si vede bene come fantasia e coerenza possono e devono convivere anche nel racconto apparentemente più folle. La Tela di Carlotta è un altro libro bellissimo che consiglio, straordinariamente semplice ed efficace.

 

10.  Potrei fare molte domande sui cetacei, ma non siamo qui per questo. Prendo spunto da Topolino, dal fatto che rileggendo in questi ultimi anni vecchi numeri di fumetti che conserviamo in soffitta da quando eravamo bambini, io e i miei fratelli abbiamo notato il contrasto tra il linguaggio colto usato qualche decennio fa e quello utilizzato attualmente.
Sono certa di aver imparato a capire e usare la lingua italiana grazie alle letture: grandi classici, fumetti, non ricordo che avessero un linguaggio facilitato, adatto ai ragazzi. Ricordo che leggere era anche tenersi un vocabolario (o un adulto) vicino per cercare il significato di una parola nuova, e arrivare a sera avendone imparate una mezza dozzina.
Questa consapevolezza, influisce sul tuo stile di scrittura? Scrivere per ragazzi significa adattare i temi ai loro gusti o calibrare i termini che possono  capire? O forse scegliere temi e trame che li appassionino e farli diventare la scusa per "costringerli" ad arricchire il loro linguaggio?

Detto che anche io, da bambino, ero un instancabile lettore di Topolino… non mi faccio mai molti scrupoli per quanto riguarda il linguaggio. Come ho detto, per me la narrazione deve essere semplice ma questo non significa necessariamente usare parole elementari. Per evocare un’atmosfera marinaresca, per esempio, può essere necessario usare vocaboli un po’ tecnici: “Mollate quei pappafichi, avanzi di galera, o penderete come stoccafissi dall’albero di trinchetto”.

Pochi di noi sanno esattamente cosa siano i pappafichi e anche l’albero di trinchetto può risultare misterioso, ma questo non ci impedisce di immaginare quel che sta succedendo e viverne l’atmosfera. Io confido che i giovani lettori siano in grado di arrangiarsi, di districarsi da soli tra le parole. Alla fine per me è importante che arrivi l’emozione; se non capiscono il significato di ogni singola parola… pazienza.

Ancora una cosa; a me piace la bella scrittura (semplice) ma non sono un purista della lingua italiana. La lingua cambia e si aggiorna, è uno strumento di comunicazione (prima parlato e poi scritto) straordinariamente plastico e proprio questa è la sua forza.

Belle domande, spero che le risposte siano state all’altezza.
Saluti e tutti!
Tim Bruno

Grazie ancora a Tim Bruno questa bella intervista.

Il GSSP Scrittura e Narrazione è il laboratorio online per scoprire, sperimentare e rafforzare le principali tecniche narrative, per essere più consapevoli della scrittura e acquisire gli strumenti necessari a dare forma alle idee e alle storie.
Questa decima edizione si concluderà il 20 aprile, la prossima inizierà a gennaio 2021.

A settembre si terrà il GSSP Fare un romanzo, il laboratorio online sulla costruzione di un romanzo, per arrivare dall’idea al primo capitolo, attraverso esercizi di lavoro su personaggi, narratore, linguaggi, struttura e storia. E per imparare a presentarlo a una casa editrice o a un agente letterario.
Inizierà il 21 settembre 2020, qui il modulo di iscrizione.

Per ulteriori informazioni scrivetemi a scrittoripigri@gmail.com

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