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In tutti, praticamente tutti i serial tv americani, i percorsi per uscire dalle dipendenze fanno parte della quotidianità come il bicchiere di carta pieno di caffè, il quotidiano preso dai contenitori per la strada o gli steccati bianchi nei quartieri residenziali.
Fateci caso: da Private Practice a Desperate Housewifes, da Dexter a Brothers&Sisters, da Six Degrees a Six Feet Under almeno uno dei protagonisti, prima o poi, frequenta le riunioni, trova un tutor, segue i cinque o i sette o i dodici passi -che, visto l'annuire consapevole di tutti loro, immagino sia una nozione inserita nei programmi scolastici delle primarie- e random ripete la preghiera a quanto pare adottata all'unanimità come La Preghiera del tossico o dell'alcolista o di chi ha una dipendenza e ne vuole uscire.
Può succedere sul pianerottolo di una casa di campagna, in una decappottabile, su un letto d'ospedale, su una spiaggia californiana, sul tavolo per la risonanza magnetica, davanti a un barbecue, sotto la doccia, insomma ovunque, ma prima o poi qualcuno di loro dirà "Signore, dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, la forza di cambiare quelle che posso e la saggezza per distinguere le une dalle altre” e chi lo ascolta lo guarderà intensamente, capendo a cosa si stia riferendo e non ci sarà bisogno di aggiungere altro, perchè a quel punto si sa tutto quello che c'è da sapere.

Le prime volte io arricciavo le sopracciglia in un domandoso Eh?
Poi ho capito (non che ci voglia molto, basta una puntata) e ho cercato di mettere insieme gli indizi per farmene un'idea più ampia e, nel limite, approfondita.

I gruppi di sostegno sono anonimi ma si trovano ovunque e con grande facilità, o comunque i protagonisti sanno sempre dove andare. Ce ne sono per qualunque problema: dalle classiche dipendenze (droga, alcol, sesso, internet, cibo, videgames, gioco d'azzardo, mutandine di pizzo, marshmallow, etc. Forse anche crema fondente caffarel) al lutto (per mariti, mogli, figli, amici del cuore, animali da compagnia, storie d'amore, idraulici fidati, etc).

Le riunioni pare si tengano a ritmo continuo, 24 ore su 24. In qualunque momento uno decida di andare, prende e va. Certo, quando la riunione finisce vediamo che tutti si salutano e l'aula viene chiusa ma è un modo per sviarci, ormai l'ho capito: in un altro serial, in quello stesso istante, c'è qualcuno che sta dicendo "vieni con me a una riunione" e la riunione ci sarà.

L'impostazione della sala riunioni è rigorosamente identica che sia a Seattle o a New York, a Miami o a Boston, a Los Angeles o a Dallas: sedie pieghevoli disposte a platea, palchetto basso di fronte e leggio di legno al centro.

Le regole sono semplici: quando il personaggio se la sente, va al leggio, si presenta e ammette la propria dipendenza. Gli altri lo salutano ripetendo il suo nome. Poi racconta in sintesi la propria storia marcando particolarmente sul proprio malessere, senso di fallimento e dolore. Gli altri esprimono parole di solidarietà e comprensione. Infine conclude dichiarando l'intenzione di riprendere in mano le redini della propria vita e a quel punto parte un applauso fragoroso di incoraggiamento.

Alle riunioni danno delle spillette. Sembra che queste spillette siano molto importanti. Tutti tengono molto alle proprie spillette e quando questi adulti, maggiorenni e vaccinati, tornano a casa mostrando una spilletta, tutti i loro amici e familiari li accolgono festosi e fieri di loro. Quella spilletta è davvero una cosa significativa.
A me, alle elementari, davano una medaglia alla fine della settimana a chi aveva avuto la media più alta di voti e poter mostrare quella medaglia sia a casa sia a scuola per tutta la settimana successiva era motivo di orgoglio. Ma avevamo dai 6 ai 10 anni.

Dopo le riunioni c'è sempre un tavolo imbandito con tovaglie di carta, bicchieri di carta, piattini di carta, bottiglie di roba analcolica, thermos di caffè o the e biscotti fatti in casa portati da qualcuno, perchè quelli sono i momenti topici in cui i tutor diventano tali per i dipendenti anonimi e dagli sguardi si capisce se finiranno a fare sesso subito o dopo qualche puntata.

I tutor dicono sempre di dover essere dello stesso sesso del loro assistito ma a volte vengono fatte delle eccezioni, soprattutto se l'assistito è impegnato con un'altra persona e da copione deve tradirla. I tutor puoi chiamarli di giorno e di notte e son sempre liberi per vederti, che mi chiedo cosa cazzo facciano nella vita (ma di quante ore dura la giornata dei protagonisti dei serial ne parleremo poi). Non si sa se siano pagati dall'associazione di sostegno, dal governo o se nel tempo libero rubino ai ricchi per dare ai poveri. Potrebbero anche avere un lavoro vero, ma i loro datori di lavoro devono essere veramente, ma veramente elastici con gli orari.
Ah, importante: tutti i tutor sono diventati tali perchè prima erano anche loro dei tossicodipendenti o degli alcolizzati o qualcos'altro che desse dipendenza, questa è la loro caratteristica necessaria e fondamentale (e non l'aver studiato, che so, psicologia o psichiatria o anche solo aver fatto uno corso di counseling, nel caso ve lo steste chiedendo).
C'è sempre, SEMPRE, un momento in cui il protagonista cede e chiama il tutor che lo va a raccattare da qualche parte. Solitamente avviene di notte e nella maggior parte dei casi i due si ritrovano a parlare in uno di quei locali anonimi dove servono hamburger e uova strapazzate.

Quando ti stai disintossicando è regola ferrea non iniziare alcuna storia sentimentale per almeno sei mesi. Su questo tutti i tutor sembrano essere d'accordo (a meno che non siano loro stessi, la storia). Attorno a questo voto di castità si creano gli equivoci e le situazioni più assurde, è anzi tra gli spunti preferiti dagli sceneggiatori, perchè immancabilmente il protagonista troverà l'anima gemella esattamente in quel periodo e non potrà avere alcuna storia con lei e, per non si sa bene quale motivo, nemmeno dirle "Senti, ora non posso, ma tra sei mesi recuperiamo tutto il tempo perduto, promesso. Ce la fai ad aspettare?"

Sempre dai serial si evince che tutto questo sottobosco di problematici sia talmente comune che se ne parla con la stessa naturalezza con cui si chiacchiera del tempo.
Ho seguito il seguente dialogo, di recente, tra due ex coniugi seduti su una panchina di Central Park, mentre guardavano il figlio di nove anni che giocava con un amichetto:
Lui - Ti trovo bene, sei sempre bella.
Lei - Grazie. E tu come stai?
Lui - Bene. Adesso sto bene.
Lei - Sono contenta per te.
Lui - Sai, due giorni fa ho bevuto un wiskey.
Lei, con occhi sgranati- Ah...
Lui - Così ieri sera sono andato a una riunione.
Lei, posandogli la mano sulla gamba e sorridendo - Sono fiera di te.

Contemporaneamente in California un marine paramedico ex tossico, appena lasciato dalla moglie, capiva che l'ex suocero si era fatto una pista di coca, gli piombava in casa, prendeva la sua giacca e gli diceva "Vieni con me, andiamo a una riunione" e l'altro lo seguiva senza batter ciglio.

Oh, dev'essere uno stress terribile avere in famiglia un ex dipendente, se sei americano.
Dopo averti snocciolato le sue ammissioni, scuse, richieste di perdono e quant'altro, ti riempe la casa di spillette, se sei la sua compagna si fa una tutor figa e quando ne esce ti osserva come un rapace e al tuo primo sgarro ti fa diventare il protagonista di un serial tv.
Ma che fine hanno fatto quei sani pattoni che ti fanno girare così tanto che non trovi più la porta di casa?

Deus, dona mihi serenitatem accipere res quae non possum mutare, fortitudinem mutare res quae possum atque sapientiam differentiam cognoscere. (Tommaso Moro, pare)

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