Ci sono svariati buoni motivi per andare a Parigi, quello di adesso è la mostra su Tim Burton alla Cinémathèque Française dove io, l’altro ieri, esclamavo gioia e stupore come neanche un bambino.

A vedere i disegni di Tim Burton si può pensare che abbia avuto un’infanzia difficile mentre è vero l’esatto opposto: è stata talmente normale, con una famiglia talmente normale, in una cittadina talmente normale che o diventava un benzinaio, o un serial killer o Tim Burton.
I Dii hanno voluto farci un regalo e hanno scelto la terza opzione.

La sua fascinazione per le creature strane e diverse dagli altri senza la consapevolezza di esserlo, il suo divertito gusto per il macabro e la sua essenziale allegria sono gli ingredienti che rendono inarrivabile la sua fantasia.
La sua straordinaria e multiforme arte dell’orrore buffo, con un cinismo delizioso e mai annichilente, il gioco della morte, dello splatter, dello stupore e della normalità nell’assurdo hanno dato vita a personaggi meravigliosi e a film capolavori, uno su tutti: Big Fish.
Se c’era uno che poteva superare con un film la bellezza di un libro era Tim Burton, e lo ha fatto con Big Fish, quanto di più poetico, dolce e commovente io abbia visto sul grande schermo (speravo facesse qualcosa di simile con Alice, che quando ho saputo dell’abbinamento Burton-Alice ho pensato che il mondo avesse raggiunto la forma più simile di perfezione, ma poi ho visto il film e ho portato il lutto per mesi, colta da insanabile dolore).

Insomma, girare tra i suoi disegni, i suoi studi dei personaggi, i suoi bambini disadattati, gli animali ricuciti, i tovagliolini da bar coi suoi bozzetti, i video dei suoi corti, i modelli dei protagonisti dei suoi film in un primaverile mercoledì parigino, è stata quella che definisco una Gran Bella Giornata.

Bisogna solo fare molta attenzione alla boutique del museo e munirsi di paraocchi camminando velocissimi per superarla indenni, perchè altrimenti si viene risucchiati nel girone del LoVoglio! e la carta di credito viene ridotta in cenere.

Per quanta resistenza io abbia opposto, mi è risultato impossibile uscire dalla Cinématèque senza un mazzo di carte disegnate da Tim Burton, tre Tragic Toys (per la precisione The Pin Cushion Queen, Brie Boy e Staring Girl) e il catalogo della mostra che, davvero, è uno di quei tesori da avere.

Ma, credetemi, mi sono trattenuta. A fatica ho lasciato lì la maglietta da pirati (ok, era da uomo, comunque la small mi sarebbe stata benissimo), il pupazzino di Stain Boy, quello di Mummy Boy e quello di Roy the Toxic Boy, svariate locandine e minimo un paio di altri libri. Sono stata brava (e ho una certa età, prima o poi dovrò prenderne atto).

Andateci, avete tempo fino al 5 agosto. E poi non è che Parigi faccia proprio schifo, eh.

Fu quella sera che scoprii che quasi tutte le creature che consideriamo malvagie o cattive, sono semplicemente sole. E magari mancano un po’ di buone maniere. (Ed Bloom, Big Fish)