Soddisfatte di aver dormito BEN fino alle sette, abbiamo ritenuto che essendo domenica potevamo fare le pigre e andare a fare colazione addirittura alle nove. Stavolta a Le pain quotidien, che mancava all’appello.

Poi a Ground Zero (con lunghissima tappa al Century 21, un outlet dove ho pagato un bellissimo paio di Ray Ban 70 dollari) e finalmente Soho, il quartiere south Hudson con aria alternativa dove si trovano alcuni franchising ma soprattutto negozi più particolari, come The Yellow Rat Bastard, negozio pullulante di cose buffe vagamente dark.

Non abbiamo fatto molto le turiste. Ci siamo aggirate placide fino a metà pomeriggio, divorando per merenda 12 mini cup cakes Baked by Melissa, una piccola pasticceria che si è specializzata in questi dolcetti in versione dannatamente minuscola e di una bontà dannatamente paradisiaca. Per dare un’idea: volevamo portarle a casa ma tra la prima e la seconda fermata di metropolitana le avevamo già finite.
Vince su tutte la Peanut Butter Cup con chocolate cake, peanut butter stuffing, chocolate icing, peanut butter topping.
L’idea era quella di salvaguardare la riserva di energie necessaria per concederci una cena in un ristorante in e quale se non il Sushi Samba?

Docciate, cambiate, truccate e relativamente riposate, alle sette e mezza ci siamo dirette al locale e un quarto d’ora dopo eravamo già sedute al tavolo, sul nostro divanetto a curva.
Siccome mentre scendevamo le scale di casa Francesca ci aveva chiesto cos’avremmo ordinato e mentre eravamo sulla metro ci ha snocciolato a memoria l’intero menù, quando il cameriere – notevole fanciullo, vagamente somigliante a Eric di True Blood – ci ha accolte, eravamo prontissime a ordinare.
Unico conflitto: i rolls di aragosta. La Fra li aveva efficacemente decantati, io, dopo cotanta presentazione, li volevo assaggiare, Roberta non mangia crostacei, essendone leggermente allergica ma dal momento che avremmo preso anche molta altra roba buona da dividere, abbiamo considerato che nessuna moriva di fame se ci toglievamo quella voglia.
Arrivano i rolls all’aragosta e quelli alla carne, ci avventiamo, Roberta declama delizia per quello che sta assaggiando, io e la Fra guardiamo il piatto e quelli alla carne sono ancora tutti lì.
Adesso sappiamo che Roberta non va in shock anafilattico se mangia l’aragosta, ma non ritenterei l’esperimento. Comunque le è piaciuta.
Il resto era carne alla griglia di vari tipi e poi fonduta al cioccolato con marshmallow, brownie, spiedini di frutta, biscottini e gelato al tè verde.
Se vi capita, andateci. Vale il locale, il cibo, il servizio e devo dire che anche quel cameriere era niente male (come le cameriere, ce n’è per tutti i gusti, tranquilli).

Menzione speciale per il bagno del Sushi Samba dove una ragazza ti accoglie, ti apre la porta del bagno, ti aspetta fuori, ti apre il rubinetto dell’acqua, ti versa del sapone sulle mani e mentre le stai lavando ti piazza davanti, in modo da nascondersi dietro, un asciugamano.
Sì, imbarazzante. Soprattutto quando butti la salvietta usata nel cesto e noti quello per le mance, accorgendoti di essere scesa senza il portafogli.