Toni MorrisonL’altro giorno passeggiavo in libreria e, per gioco e curiosità, ho guardato quanti scrittori e quante scrittrici campeggiavano sui banchi delle novità, dei best seller e dei più venduti.
Così tante donne che ho sorriso pensando che, insieme al tempo e alle nostre tastiere, non abbiamo avuto bisogno delle quote rosa per conquistare spazio nell’editoria. E non credo che l’editoria sia un mondo particolarmente propenso al femminismo, tutt’altro.

Ma qui, ed è questo che mi piace, o almeno è questa la mia sensazione, non c’entrano il femminismo, il maschilismo, le quote rosa o altre battaglie politiche e sociali. Semplicemente, le donne hanno cominciato a scrivere e molte di loro a scrivere bene.

Non sto dicendo che tutte le donne che vengono pubblicate scrivono bene. Non sto neanche dicendo che invece gli uomini scrivono male, o che le donne scrivono meglio.
Sto dicendo che non ha alcuna importanza la differenza tra uomo e donna, sto dicendo che nessuno ha chiesto l’imposizione a pubblicare una percentuale stabilita di autrici, sto dicendo che chi l’ha voluto si è creato l’opportunità facendo bene qualcosa. Sto dicendo che a suon di libri, ci siamo conquistate silenziosamente ciò che altrove viene cavalcato come uno dei punti forti per vincere le elezioni.
Chi lavora nell’editoria mi confessa che ultimamente gli inediti migliori sono scritti da donne e che il mercato sta puntando su di noi perché rappresentiamo anche la percentuale più alta dei lettori ancora attivi in Italia. Un qualcosa che si aggira attorno al 65/35. Cioè: noi donne siamo circa il 65% dei lettori italiani.
Leggiamo e scriviamo. A volte robine leggere, i cosiddetti chick-lit, e a volte vinciamo il Pulitzer.
Del resto, ci sono scrittori che diventano miliardari con romanzi sul Santo Graal e scrittori che vincono il Pulitzer.
Dov’è la differenza?

Mai sentito dire, di un libro in cima alle classifiche di vendita ma senza alcun valore letterario, “Be’, è un tipico libro maschile” con il disdegno del lettore selettivo.
Però ho sentito uomini screditare la valutazione di una donna su un testo, perché donna.
Ho sentito uomini dichiarare di non leggere libri scritti da donne.
Ho sentito uomini preferire un testo scritto male a uno scritto bene, perché il primo era di uomo, e aveva di default più credito.
Tutte persone colte, intelligenti e grandi lettori (benché nessuna che si occupasse di editoria).
Tutti italiani.

A me diverte che ci siano ancora uomini che la pensino così. Sul serio. Mi fanno tenerezza, perché è come se si ostinassero, magari inconsapevolmente, a difendere un fortino che non interessa più a nessuno.
Noi, uomini e donne di questo tempo, siamo già oltre, mentre loro arrancano piazzando piccole bandierine di pregiudizi e pensieri mediocri, fondamentali per non sentirsi da meno.
Quindi mi sta bene che ci siano, non li combatto, siamo in Italia, dove ai colloqui di lavoro ti chiedono se intendi fare figli, per decidere se assumerti o no. Cosa volete che sia un uomo che ritiene le donne culturalmente o narrativamente inferiori. Ho dei problemi io perché “sono troppo ironica, e per una donna è strano“. Il minimo è riderne.
Mi interessa di più la battaglia contro il genere rosa che in Italia viene appiccicato spesso a forza alle titolari di ovaie, la ghettizzazione dei libri delle donne per le donne sulle donne con le donne.  O sei impegnata nella lotta dura senza paura o scrivi stucchevolezze alla melassa. Anche questa una insopportabile discriminazione.

Tornata a casa ho guardato la mia libreria. Tra i miei autori preferiti ci sono solo un paio di donne, tutti gli altri sono uomini. Ma è un elemento a cui non ho mai fatto caso.
E’ questa la vera rivoluzione sessuale, è questo a cui dovremmo ambire tutti. Non farci più caso e scegliere il meglio.

I miei due centesimi sulla questione.

ps
Quella lassù, nella foto, è Toni Morrison. Ha vinto il Nobel per la Letteratura, il Pulitzer per la Narrativa e insegnato in Università tipo Yale, Berkeley e Princeton. 

pps
il giorno dopo questo post, Giulio Mozzi ha pubblicato questo interessantissimo dialogo sul suo blog. Non ho la presunzione di pensare di averlo ispirato io, figurarsi, penso piuttosto che la questione della letteratura di genere sia un argomento vivo, che sta corricchiando nell’aria e negli animi di chi si sofferma a pensarci. E mi piace che gli scrittori la affrontino, cominciando dai pregiudizi da abbattere.