Oggi è il 12 marzo 2015. Oggi è morto Terry Pratchett.
Quando l'ho saputo ero in piazza De Ferrari, a Genova. Me l'ha detto un messaggio via twitter.
Ho spento l'iPod, mi sono avvicinata al muro di Palazzo Ducale, nell'angolo più discreto, ho finto di concentrarmi sul cellulare e ho pianto. Un po' mi imbarazza dirlo, ma è andata così.
E' come perdere un caro amico, qualcuno con cui hai passato giornate straordinarie, qualcuno che conosci da anni, qualcuno che ha sempre saputo farti ridere e riflettere, qualcuno che ti ha dato moltissimo, qualcuno che ti ha dimostrato che si possono raggiungere livelli di eccellenza facendo sul serio ma senza prendersi sul serio.
Terry Pratchett non aveva bisogno di dimostrare di essere un grande scrittore, non aveva bisogno di sfoggiare la propria cultura, non aveva bisogno di far vedere quanto fosse intelligente, non aveva bisogno di sfornare solenni pagine letterarie. Lui era oltre, e lì dov'era poteva fare ed essere tutto questo anche con una papera sul cappello.
Mi ha dato tanto, ma soprattutto mi ha dimostrato che si può fare letteratura ridendo. Bisogna solo essere un po' più bravi degli altri. Lui lo era.
Oltre un anno fa vi ho spiegato qui perché vale la pena leggere Terry Pratchett.
Oggi ve lo ripeto.
Perché oggi, da qualche parte, qualcuno ha detto "BENVENUTO, UOMO DAL BUFFO CAPPELLO".
E l'uomo dal buffo cappello ha sorriso.
(Incipit di "A me le guardie!" di Terry Pratchett)
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