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Vedo mia cugina poche volte all'anno, lei abita a Torino ed è una specie di furetto agitato, sempre ovunque, sempre con mille cose da fare contemporaneamente, sempre allegra e sorridente.
Al momento è incinta di sette mesi ma la faccenda non la scompone di una virgola: continua a fare quello che ha sempre fatto: andare in bicicletta, mangiare qualsiasi cosa, lavorare in due regioni diverse, dormire coi gatti, girare con lo zaino, tenere seminari all'estero, montare installazioni. Non le ho chiesto se continua ad andare a cavallo, ma non mi stupirei.
Non ha ancora comprato un solo vestito pre-mamam "Mh, ci stavo pensando, magari qualcosa adesso potrei prenderlo"; non ha ancora comprato una cosa che sia una per la nascitura "Mh, ci stavo pensando, ma c'è ancora tempo"; non ha ancora deciso il nome "Mh, ci stavo pensando...".
Della gravidanza dà la seguente descrizione "Devo fare pipì in continuazione e ora fatico ad allacciarmi le scarpe".
Grandi epifanie sul "mistero della maternità": non pervenute.
Ok, è mia cugina. E' lei. La adoro anche per questo.

Vado a prenderla domenica sera alla stazione ("Devo fare la pipì, devo fare la pipì, ti spiace se vado nel bagno della stazione?" - "Eh sì, è un bagno della stazione, per favore!!! Resisti fino al ristorante, giuro che è vicino") e la porto dove possa scegliere tra tutto quello che può voler mangiare un foresto quando viene a Genova.
Vada per pansoti, focaccia al formaggio e chiacchiere.

Pochi minuti dopo l'ordinazione, il cameriere arriva spiegando che
"Scusate, ma siete le uniche che hanno ordinato una porzione di focaccia al formaggio".
"Mh, allora portateci prima in pansotti e aspettiamo se nel frattempo qualcuno ne ordina un'altra".
"Perfetto, grazie".

Lei mi guarda stralunata "Non ho capito niente..."
"Eh, hanno le teglie per due porzioni, non te ne fanno una sola..."
"Cioè, se ordiniamo una porzione non ce la fanno? E' assurdo!"
"Ovvio che è assurdo, soprattutto visto che a loro costa sì e no un paio di euro e che possono usare l'altra porzione per offrire uno stuzzichino ai clienti, ma siamo a Genova..."
"Tu non hai battuto ciglio..."
"Naaaaa, mica ho voglia di discutere per una focaccia al formaggio!"

Ride di gusto.

La mattina dopo andiamo a prendere il treno delle otto. A pochi metri dalla stazione vediamo uno sciame di persone che ne esce e un signore ci avvisa "Tutti i treni hanno un ritardo di almeno un'ora".
"Ah, ok" dico tornando indietro "Allora prendiamo la macchina".
Lei mi guarda allibita "Ah ok? Nemmeno una piccola imprecazione? Se io arrivassi alla stazione e scoprissi che i treni sono bloccati insulterei il firmamento!"
"Mh, lo so, ma dopo un po' ci fai l'abitudine".
"Capita spesso?"
"Ogni tanto".
"Ma perchè?"
"Boh, a volte problemi tecnici, ma di solito pioggia o suicidio".

"EH?"
"Mh mh. Il maltempo può fare danni sui percorsi o qualcuno si butta sulle rotaie".
"E per voi tutto questo è normalità..."
"No, ma cosa stai a incazzarti se tanto non puoi farci niente? Andiamo in macchina, ci metteremo un po' di più. Sai, quando piove Genova si blocca".
"?"
"Meno scooter, più macchine".
"Ah..."

Sul bus che la porta al luogo del suo appuntamento, le spiego il tragitto che farà e la fermata a cui dovrà scendere.
"Tieni d'occhio il display, scrivono le fermate, ti avvisa lui".
Lo guardiamo, è spento.
"Ah, non funziona" constato serafica.
Lei ride incredula "E ovviamente la cosa non ci smuove di un millimetro".
Alzo le spalle "Chiedi a qualcuno, non ti puoi sbagliare".

Ora mi è sorto un dubbio: ho imparato a non dar peso alle cose poco importanti o sono troppo poche le cose a cui do peso?
Bah, non è importante...

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