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Io ho un dimenticatoio, in cucina. Vorrebbe essere un'onesta dispensa, ma un ineluttabile destino lo condanna a essere il reparto terminale di un quisquilione di prodotti alimentari, rallegrati -nelle stagioni giuste- da nugoli di farfalline autogeneranti.

Nel dimenticatoio vanno tutte quelle cose che vengono infilate nel mio carrello della spesa con la classica frase d'accompagnamento "Uh, voglio provarlo", cosa che poi raramente accade.
A queste si aggiungono quelle a lunga conservazione che è sempre utile avere in casa. Lunga, ma non abbastanza.
Per esempio il mezzo litro di latte a basso contenuto di lattosio che almeno una confezione devo tenerla, è scaduto il 21 luglio. Di quest'anno, il pivellino. Se cerco bene sono certa di trovare qualcosa scaduto in annate lontane.

Sia chiaro, l'intera mia cucina è un giacimento poco esplorato di roba scaduta. Ho fatto scadere lievito per dolci, surgelati e dadi da brodo. Ho fatto scadere spezie, parmigiano sottovuoto e pomodori pelati. Una scatola di fagioli, un giorno, si è suicidata esplodendo tra il tonno sott'olio e la senape in grani grossi.

Ma il dimenticatoio è specializzato in eutanasia di cibi esotici. Per dire, sono curiosa di sapere quanto ci metteranno il succo di cocco e il muesli organico tedesco a informarmi della loro dipartita.

Non oso pensare a cosa succederebbe se io avessi una cantina.

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