Col fusorario ancora sbagliato, stamattina alle cinque ero sveglia, mio malgrado ma giusto in tempo per sfruttare gli unici 10 minuti di affabilità della Sim americana che ieri ho voluto comprarmi sentendomi troppo la più tecnologicamente avanti.
Volete il mio phone number americano? Ve lo dò subito, nessun problema: 917 283 0036.
Tanto ha deciso che: Whatsapp? Naaaa, piace più. Messaggeria del Blackberry? E cos'è? L'app di gmail per notificarmi le mail? Mh, provata con un paio di mail ma mi annoiavo e ho smesso. Facebook, almeno l'app di facebook, siamo nella città di facebook, è nato qui, sei una sim americana, dai, almeno le notifiche di facebook... Tch tch tch no, potrei ma non mi va, guarda, ti lascio giusto passare dal browser per postare ma niente notifiche.
Ok, capito, i Dii non volevano che prendessi una sim americana. O volevano che prendessi esattamente questa, la più lavativa e inutile sim degli USA.

Ho avuto il forte sospetto che non solo il risveglio ma l'intera giornata sarebbe stata difficile quando ho visto 5 cent sul marciapiede, ho esclamato "Uuuh, dicono che si debbano assolutamente raccogliere le monete che si trovano per terra altrimenti è come rifiutare la fortuna" e ho scoperto che erano incollati al terreno.

Temo che Roberta ricorderà questa giornata soprattutto per

il sottofondo di brontolio costante e picchi di insulto colorito al cellulare. Mi sono calmata solo alle cinque del pomeriggio quando ci siamo concesse una pausa allo starbucks sotto casa con wifi libero e il mio notebook. Ma non è stato semplice neanche quello: word si è bloccato, la tastiera non riconosce alcun comando per chiamare la chiocciola e probabilmente se non salvo subito quello che sto scrivendo me lo cancellerà appena metterò il punto alla fine del periodo.
...
Ci siamo ancora tutti? Phewwww

Ma ora basta, parliamo della prima giornata e della ventina di chilometri fatti a piedi.
Alle 9 stavamo facendo la nostra prima colazione americana con pancakes e sciroppo d'acero in un deli molto anni '50 con musica in stile che avremmo ascoltato per ore.
Una cosa che non manca mai a Manhattan, ovunque e in qualunque momento, è la musica e il profumo di cibo. Che sono due cose ma non fate i pignoli, non è giornata.

Piene di calorie e sotto un cielo nuvoloso ma non piovoso con una piacevole temperatura da autunno mite e pacifico, abbiamo attraversato Central Park, costeggiando uno dei laghi, urlato Scoiattolo! svariate volte (questa Roberta, finchè non le ho fatto notare che 1) ce ne sono DAVVERO tanti a Central Park e 2) e anche al Parco di Nervi...), raggiunto la Fifth Avenue e continuato a camminare in direzione Uptown fino al Guggenheim. Perchè l'ho fatta cominciare dal meglio, la ragazza.
A parte il museo in sè che merita la visita sempre e comunque, lo spazio è stato invaso da un'installazione di Cattelan comprendente oltre un centinaio di sue opere, tutte appese dal soffitto fino a terra. Lo ammetto: non ho mai avuto una particolare predilezione per Cattelan ma mi sono in buona parte ricreduta perchè è riuscito a divertirmi, incuriosirmi, farmi giocare, colpirmi e soprattutto alcuni pezzi hanno una capacità di sintesi di straordinaria intelligenza.
Credo che la donna di mezza età, con un tailleur gessato, senza scarpe, rannicchiata dentro il proprio frigo, sopra i cassetti delle verdure da cui si intravedono alcuni ravanelli, con lo sguardo semplicemente rassegnato, sia un perfetto concentrato di solitudine e depressione che poche immagini riescono a dare.
E le numerose Z tagliate su tele bianche e colorate mi hanno ricordato che qualcuno era passato anche da lì e mi salutava tantissimo :)

Poi ri-Fifth direzione Downtown e Apple store dove fare una sauna e collegarsi gratis, sopportando di scrivere da un mac e subendo la sua irritante indifferenza per le vocali accentate.
Ma almeno ho scoperto che non è che non mi avesse scritto nessuno, semplicemente la mia nuova sim non aveva ritenuto di dovermelo dire.

Per consolarmi ho dovuto fare un salto da Tiffany e comprare l'anello di cui sono innamorata da quattro anni (grazie papà!).

La coda al TKTS di Times square è stata imprevedibilmente breve (solo mezz'ora vi assicuro che è un record) ma è esattamente in quel momento che ha cominciato a piovere: stavo rischiando di riconciliarmi con la giornata e i Dii hanno voluto scongiurarlo. Per fortuna avevo un provvidenziale miniombrellino in borsa il cui manico si è rotto più o meno mentre lo aprivo ma che ha comunque protetto me e Roberta con onore finchè non abbiamo ottenuto tre biglietti scontati al 50% per The Addams Family con Brooke Shields e Roger Rees. Stessa sera alle sette al Lunt-Fontanne di Broadway. E si va di primo musical.

Tappa pioggiafree allo store degli M&M's, poi Metro e casa, sempre sotto la pioggia, sempre sotto il mio ombrellino diversamente abile finchè Roberta, a pochi metri dal nostro portone, non ha estratto dalla borsa un ombrello perfettamente funzionante e lo ha aperto.
- Ro, ma avevi l'ombrello?!?
- Sì, ma non mi piace che si bagni.

Io me le merito certe amiche, lo so che me le merito.

Casa, doccia, cambio, Starbucks, connessione, aggiornamenti, partenza per il teatro dove Francesca ci aspettava, dopo aver accuratamente controllato l'indirizzo due volte ed entrambe.
- Ok, siamo sulla 42° o è a destra o a sinistra, proviamo a sinistra.
- Basta cercare il teatro dove danno Chicago.
- Ro, andiamo a vedere The Addams Family...

Avanti, indietro, avanti, indietro, panico, telefonata a Francesca, ah già, la sim non funziona, sms con l'altro telefono, siamo sulla 42° e non troviamo il teatro, panico, Francesca non risponde, ricontrolliamo l'indirizzo... E' sulla 46°.

La corsa forsennata nel Theatre District tra la calca di gente e sotto la pioggia ve la lascio immaginare che mi si mozza il fiato solo a ripensarla ma ce l'abbiamo fatta e ne valeva la pena.
Teatro come ai vecchi tempi, con un meraviglioso siparo rosso, platea gremita di persone d'ogni foggia, misura, età e cittadinanza, tutte assolutamente educate al teatro.
E accidenti ragazzi se gli americani sanno come fare spettacolo! Ogni volta che vado a Broadway resto incantata dall'altissima qualità di ogni minimo dettaglio.
L'orchestra, rigorosamente dal vivo comme il faut, era sotto il palcoscenico. Gli attori e cantanti erano eccezionali (tranne Brooke Shields, mi duole ammetterlo ma non canta e non balla bene, non era a livello del resto del cast e non c'entra il fatto che sia un nome di richiamo, agli americani di solito non basta questo, puntano sempre moltissimo sulla bravura. Comunque resta molto simpatica, spiritosa, espressiva, brava attrice e ancora bellissima).
Menzione speciale per le scenografie e il gioco del sipario.

Alla fine dello spettacolo gli attori hanno promosso un'attività di beneficienza a favore di un centro dedicato ai malati di Aids e cancro, vendendo rose rosse, locandine, foto con Roger Rees e mettendo all'asta l'anello che Morticia (Brooke Schields) aveva indossato per la performance. L'anello sarebbe stato consegnato al vincitore direttamente dall'attrice nel camerino. E' stato acquistato per 1300 dollari. That's America.

Ah, che avevamo saltato pranzo ve l'avevo detto? Quindi un double shakeburger allo Shake&Shack ci stava divinamente e posso garantirvi che dopo aver mangiato quello non potrete più mangiare hamburger in giro, soprattutto in Italia.

Notte.

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