Io lo so, vi leggo nel pensiero, so che cincischiate cercando di capire cosa diamine sia C'era una svolta.
Legittimamente smarriti in una nebulosa che lo circonda, vi aggrappate all'unica certezza: è un libro.
Chi l'ha già letto sogghigna e ridacchia, tronfio di aver già varcato la soglia e di aspettarvi dall'altra parte.
Ma io vi capisco, giuro.
Non ve l'abbiamo resa facile, d'altro canto.
Di cosa parla? Che genere è? Com'è? Per chi è? E' per bambini? A me piacerebbe? In che settore lo devo cercare?
Eh, belle domande...
Avete presente nelle serate tra amici quando uno di loro racconta un fatto, una notizia curiosa, un evento e vi fa piegare dal ridere?
Ecco, fate conto che quell'amico sia io e che anziché un aneddoto dell'infanzia o un buffo episodio vi racconti una fiaba classica, che so, Cenerentola o Biancaneve o La bella addormentata nel bosco.
Perché è così che è nato questo libro.
Raccontando agli amici le fiabe classiche nella loro versione originale. Solo, con l'ironia e gli occhi di oggi.
Siccome non smettevano di ridere (ho amici bastardi, io, gente che ride delle tragedie di storpi, sguattere, orfani e ritardati mentali) è nato C'era una svolta.
L'editore Eumeswil mi ha lusingata moltissimo mettendolo nella sua collana di saggistica perché parla di fiabe classiche, perché dietro c'è una ricerca, una selezione, un (mi vien da ridere a dirlo) ragionamento.
Vero.
Ma quando un libro finisce in saggistica è destinato a peregrinare alla ricerca di una propria identità di settore, se non ne ha una ben definita.
Al momento è già stato avvistato in: psicologia, sociologia, salute e benessere e persino fai da te.
Lo proporrei come il gioco dell'autunno: voi in che settore lo avete trovato?
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