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Da quando ho organizzato le presentazioni a Roma e a Orte, un tripudio di citazionisti ha rincorso l'originalità declamando il famoso motto garibaldino per sbellicarsi nel gioco di parole offerto da una sola M di differenza e da un semplice cambio di congiunzione.
Ah ah ah, è molto divertente e fa un sacco ridere, va bene, ma non sono partita da Quarto, bensì da Quinto, giuro, e sono troppo giovane per essere l'eroina dei due mondi (e siccome è una delle poche cose che mi sono rimaste per essere "troppo giovane" mi piace sottolinearlo!) per cui mi sono limitata a fare due presentazioni di Chanel non fa scarpette di cristallo e a godere della compagnia di persone che vorrei avere più vicine (ma secondo me sono già più vicine di altre).

Dopo una rocambolesca partenza su un Intercity confuso che aveva messo la prima carrozza al posto dell'ultima e la seconda classe al posto della prima -situazione che per un quarto d'ora ci ha fatti giocare al gioco delle sedie- mi sono goduta un viaggio comodo posto finestrino con vista sul litorale che brutto non è.
All'arrivo ho fatto grandinare sulla testa della mia amica ospitessa il terribile Piano B Dell'Ultimo Momento, ossia avvisarla con dieci minuti di anticipo, mentre lei entrava in casa prospettando una rilassante doccia con breve siesta pomeridiana, che YU-UH sono libera, dove vado, dove vengo, che faccio, come mi muovo, che metro prendo, eh? eh? eh?

Manu, santa ragazza, mi ha imposto di restare dov'ero, per la precisione Stazione Termini, e attendere l'arrivo della cavalleria, rappresentata egregiamente da Alessio, il nostro amico che ci ha scortate per tre giorni letteralmente in lungo e in largo.
Ma forse non erano questi i dettagli che volevate...

Ok, la presentazione a Roma è andata bene, la Libreria Koob è deliziosa, il Museo MaXXi lì di fronte è spettacolare e ha enormi installazioni a papaveri e chaise longue di legno interrate nel prato dove volevamo trasferire il domicilio.
Patti Puggioni era agitata all'idea di dovermi presentare ma se l'è cavata nonostante l'abbia destabilizzata costringendola a sedersi nella nicchia coi cuscini anzichè al tavolo da conferenzieri seri e ci siamo divertiti tutti tra racconti, battute, letture, foto di gatti e domande personalissime che ho cercato ingegnosamente di dribblare.

Salto la parte in cui mi sono scofanata un piatto di maccheroni all'amatriciana e goduta la compagnia di cari ma davvero cari amici e vado dritta al giorno dopo.

La giornata non ha fatto rimpiangere giochi senza frontiere a causa della mancata consegna, a Orte, delle copie del libro (il corriere, il sabato, è sostanzialmente dedito a far pernacchie) quindi senti uno, senti l'altro, rispondi a quello, incrocia le dita, inventa soluzioni creative e alla fine tuffati nel traffico, scansa le colonne, scivola sui sanpietrini, passa il ponte, sbaglia l'incrocio, prendi la seconda a sinistra, era la terza, torna indietro, prova di là, non era dall'altra parte del Tevere?, oh cazzo, inversione a U, azzecca l'incrocio, vogliamo provare a usare un navigatore?, raggiungi finalmente la Koob dove le santissime ragazze hanno prestato al Gorilla e l'Alligatore una quindicina delle loro copie, prendi la scatola, ringrazia e riabbraccia, si riparte e si lascia Roma alla volta di Calcata, giusto il tempo di rompersi un fanale e fare un pranzo delizioso in un minuscolo ristorantino con sole coppie più noi tre e poi via verso Orte, Ma Orte non è solo una stazione?, Io pensavo uno scalo, No, guardate che è un paesino bellissimo arroccato, Ma dai, Ma va, Ma guarda, Eccolo, è vero!

E a Orte, dopo una passeggiata turistica per le piccole stradine ortane, eccoci nella libreria Il Gorilla e l'Alligatore dove, pian piano, si riempe tutta la sala e non bastano gli sgabelli montati apposta per l'occasione (perchè sono la prima autrice in quello spazio, autonominatami la loro Cavia Madrina) e il mio preparatissimo presentatore estrae due fogli di domande articolatissime e tostissime, con citazioni di Propp e della Maraini, e si parla di Chanel, di fiabe, di scrittura, di personaggi, di narrativa romantica e alla fine si ride moltissimo perchè l'atmosfera è così calda, pregna e accogliente che facciamo fare capolino anche a C'era una svolta, a Biancaneve e a Raperonzolo.

E col tramonto si torna nella Città Eterna, si cena greco perchè siamo più stanchi che alternativi, ci si rivede per la colazione in pasticceria la mattina dopo -io un kraphen alla crema, qui le chiamano bombe, ok una bomba alla crema, non voleva un kraphen?, senta kraphen o bomba alla crema, perfetto...Sono finiti i kraphen, ma io li ho visti, mi spiace sono finiti, vengo a scegliere qualcos'altro, ok vengo con lei così mi fa vedere, ma quelli non sono kraphen?, sono bombe, ...ok, una bomba alla crema, va bene- e poi alla stazione, prendi una bottiglietta d'acqua e un panino per il viaggio, e il signore con due valigie enormi Sorry, this train go in scvtvsc?, Eh?, This train go in scvtvsc?, IN?, Scvtvescia!, Ma che ha detto?, Civitavecchia, secondo me ha detto Civitavecchia!, Eh, scivt'vescia!, Vedi che era Civitavecchia?, We don't know, sorry, Ok, thanks, Bye, E poi, scusa, doveva guardare il biglietto, sul biglietto è scritto, se non ha il biglietto non può prendere il treno, quindi di riffa o di raffa deve avere il biglietto. Di certo gli siamo stati di fondamentale aiuto...

E insomma Ciao, parto, grazie di tutto, Grazie a te, No a voi, Torna, Venite voi, Insomma a presto.

Dell'alito pestilenziale del mio vicino di posto sul treno del rientro non vi parlo sennò rovino l'atmosfera.

Ps
Fermava a Civitavecchia.

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