Cerca
Close this search box.

Un addio è sempre doloroso. Di più, quando siamo ancora innamorati. Molto ma molto meno, se il destino ha deciso per noi di cambiare a sorpresa le carte in tavola.

"...allora forse è meglio lasciarci..."
Lo scompartimento del treno era diluito nella penombra e odorava di gente che dorme. Aveva deciso di prendere quell'intercity notturno, invece dell'aereo, perchè voleva avere tutto il tempo per pensare e l'occasione di fumarsi una sigaretta ogni tanto, durante le soste. E poi viaggiare in treno gli era sempre piaciuto, gli ricordava quando era uno studente fuori sede, con la borsa a tracolla e un carico di progetti provvisori. Il buio era amico, rendeva sopportabile la stanchezza, cinematografico il disordine e trasformava il treno in un mezzo surreale, onirico. Lui se lo figurava sempre come un lungo serpente di ferro, con tanti esserini nella pancia, che procedeva, cocciuto, verso la sua tana chissà dove. Ogni tanto l'uomo camminava lungo i corridoi, oppure accendeva una piccola pila tascabile e tantava di leggere, mentre gli altri sonnecchiavano per sfinimento. A volte si vedeva riflesso nel vetro del finestrino e scorgeva un'espressione smarrita. "E adesso?" si chiedeva, "Che succederà adesso?". Si sentiva vuoto. Vuoto come leggero e vuoto come privo. La conduzione della vita, si diceva, è segnata dal continuo scambio di potenza tra infelicità, mediocrità, vaghezza, e l'esatto opposto. Non si può stanziare troppo nella prima condizione, altrimenti la macchina si spegne, ma nemmeno troppo nella seconda, perchè se no la macchina si ingolfa. Così ognuno si inventa le proprie modificazioni di stato per restare in pista. Aveva lasciato la sua donna quello stesso pomeriggio. Dopo averla sistematicamente amata e tradita, protetta e ingannata, dopo sei anni di vita insieme, l'aveva infine abbandonata e, nell'esatto istante in cui aveva pronunciato la frase "...allora forse è meglio lasciarsi...", sensi di colpa e adrenalina si erano azzerati all'unisono, e lui era entrato in una bolla di nulla, assenza, sospensione. Il vuoto che sentiva dentro era anche un alone che lo circondava tutto, ovattandogli il contatto col resto del mondo, cose e persone. Quella mattina, ma sembrava passato molto più tempo, le aveva inviato un messaggio...

...continua su FLAIR di aprile 2010, pag 355.

E vi consiglio di non perdervelo.

Questo racconto è di Paola Rondini, una che sa scrivere, oh se sa scrivere.
Di lei Fanucci ha pubblicato, nel 2007, Miniature e ora sta per pubblicare il suo secondo romanzo, I fiori di Honk Kong.

E anche questo vi consiglio di non perdervelo.

Cerca