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Non mi dispiace arrivare tardi nello scoprire uno scrittore. Soprattutto se contemporaneo (e vivente, ovvero scrivente).
Perché se me ne innamoro posso già godere di svariati libri mentre tamburello in fremente attesa di nuove pubblicazioni.
Quest'anno la palma delle mie scoperte tardive (e innamoramenti folgoranti) va a Gabriele Romagnoli.

Come al solito è Ric*, il mio pusher di titoli, che me lo ha consigliato, facendomi partire da Solo i treni hanno la strada segnata.
Lo confesso, non amo molto le raccolte di racconti, ma siccome mi ha detto Fidati, questo libro merita di essere letto, mi sono fidata.
E ho fatto benissimo.
Totalmente conquistata (tra i racconti preferiti Vai che nevica), ho divorato le altre raccolte Il vizio dell'amore e Non ci sono santi (che ho regalato a mio papà, ma se avessi avuto un filo di pazienza gli avrei regalato L'artista, il romanzo che ho letto la scorsa settimana).

Non chiedetemi Di cosa parla per favore.
Parla di tanto, di molto, di tutto. Parla degli uomini, delle donne, dell'amore, dell'Italia, dell'estero, dei sentimenti, delle emozioni, delle incoerenze, delle paure, delle meschinità umane, degli integri, della storia, eccetera eccetera eccetera.
Narra e lo fa straordinariamente bene, con un ritmo giornalistico ma la forza dello scrittore, con arguzia, raffinata ironia e calibrata leggerezza con cui scava in profondità (se anche voi sottolineate le frasi che vi colpiscono armatevi di matita e temperino, perchè c'è molto da sottolineare).

Lo amo.
E ne voglio ancora.

*come non sapete chi sia Ric? Vergogna!

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