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Ancora una volta Franzen disegna vite attorcigliate tra loro, prospettive differenti, esistenze tracciate più che da scelte da errori umani.
Comincia con un tratto leggero, a matita, poi passa il carboncino, poi aggiunge dettagli, definisce l'immagine e infine passa i colori, dapprima netti, sfumati poi fino a riempire tutta la tela e far balenare un insieme perfetto nella sua narrazione, imperfetto nella sua realtà (e per questo ancor più reale).

Questa è la storia della libertà di Patty, di Walter, di Richard e poi di Joey, di Jessica, di Connie.
La libertà di essere, di scegliere, di capire, che a volte viene confusa con la libertà di non essere per reazione, di non scegliere per principio, di non capire per conseguenza.
Con una spontaneità vagliata e filtrata dal tempo e dalla cura dedicati alla stesura, è un romanzo americano bello, elegante, raffinato, profondo e scritto straordinariamente bene.
In Walter, secondo me, la pancia di Franzen.

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