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Sdraiata sul lettino da massaggi, coperta da un solo perizoma di carta, ascolto frustrata la terrificante musichetta new age da centro benessere, che tutto fa fuorché rilassarmi. Quei plin plin da cerebrolesi dovrebbero essere ritenuti offensivi per qualunque orecchio e qualunque buon senso musicale. Considerati un reato come l’indecenza in pubblico.
Mi impongo un compromesso: se non arriva anche il flauto di pan, sopporto. E’ la prima volta che vengo qui, di solito chiedo di cambiare cd solo alla terza, quando mi sento abbastanza in confidenza.

Finalmente è il mio turno, entra il massaggiatore.

IL massaggiatore.
Tendenzialmente preferirei una donna, ma sono dei professionisti, odio le discriminazioni, quindi ok. Al solito, in questi casi, mi cullo nella speranza che sia gay. Una di noi, insomma.
Questo non mi impedisce di ricordare, con un certo imbarazzo, che la ceretta all’inguine l’ho prevista per domattina, dopo un mese di negligenza.
Vabbè, chissene.
Mi rilasso.

Lui però parla.
Parla e mi racconta delle sue clienti, della sua passione per il proprio lavoro, del fatto che capisce che possa essere strano trovare un uomo estetista, perché lui è anche estetista, mi sembra strano?
No, non mi sembra strano, se ti piace. E’ un problema che lui sia un uomo? No, lo è anche il mio ginecologo, è una professione.
Lo so, sono un’ipocrita, ma ho ‘sta fissa delle discriminazioni e devo essere coerente con me stessa.

Sta parlando di ceretta all’inguine. Lui la fa. Ha un sacco di clienti che lo cercano, perché lui è proprio bravo, non fa male, è veloce e preciso. Penso che domattina dovrei riprodurmi nelle mie assurde posizioni similkamasutra per la mia mensile guerra al pelo, penso che sono già lì, sul lettino, col perizoma, penso che con dieci euro e venti minuti mi risolverei il problema, ma sì, dai, accetto la sfida, tralascio il limite della mia disinvoltura e mi faccio fare la ceretta all’inguine da un uomo.

E vivo una delle esperienze più deliranti e imbarazzanti della mia esistenza.

Mi ritrovo in posizione rana da laboratorio, con lui a dieci centimetri dalla parte, luce al neon puntata, concentrato sui dettagli, che mi aggiorna passo passo su dove sta togliendo l’infame peluria. Perché lui fa la ceretta alla brasiliana, ovviamente.
Anche io. Credevo. Ma ora so, grazie a lui, che posso fare di più.
Lo supplico di lasciarmi giusto un indizio di donna, che il trend pedofilo del momento andrebbe disincentivato anche con piccoli, ma significativi gesti.
Neanche il più abile degli amanti ha mai lavorato con tanta attenzione nei miei anfratti più intimi. Non sapevo nemmeno di avere peli, in certi punti.
Non fa una strisciata unica a destra e una a sinistra, lui. No, lui si dedica centimetro per centimetro, perché ci tiene a fare un buon lavoro. Un quarto d’ora per lato, come minimo. Con accanimento.
Poi una controllata armato di pinzette.
Infine non vogliamo massaggiare bene il tutto con un ottimo olio idratante?

Conclude ringraziandomi e dandomi due baci sulle guance. Siamo in confidenza, ormai.
Io, nel frattempo, sto decidendo l’epigrafe per la mia lapide, mentre in sottofondo il flauto di pan suona qualcosa dei Pooh.

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