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Ieri l’ho rifatto: sono andata in palestra.

Ho pazientemente aspettato il momento peggiore e quando finalmente le cateratte del cielo si sono aperte e abbattute sul percorso tra il mio ufficio e quell’ameno luogo di tortura, io, la mia gonna di seta, le mie ballerine, la mia leggera maglia di cotone, il mio di solito utile impermeabile e il mio ombrellino dignitoso ma non magico ci siamo diretti verso l’obiettivo.

Sono bastate poche centinaia di metri per fare di me un mocio vileda fradicio.

Roba che neanche la piccola fiammiferaia o il gattino abbandonato della pubblicità della barilla (era la barilla? Chi lo sa, noi ci ricordiamo la bimba con l’impermeabile giallo, le galoche gialle, il cappuccio giallo e quel gattino bagnato e tremante che lei salva).

 

Nonostante ombrello e impermeabile, non si sa come, la mia gonna sembrava fosse stata pucciata in un catino d’acqua, le scarpe facevano cik ciak anche se stavo ferma, la mia maglia era un tutt’uno con la pelle e il mio fastidio era a livelli sovrumani.

Mi sono autorizzata a brontolare sonoramente anche se la battuta migliore va alla mia collegamica che, quando la gentile fanciulla sorridente della reception ci ha accolte con l’immancabile sorriso chiedendo un pleonastico Piove tanto?, ha risposto Magari piovesse tanto…

Cazzo, lei ha troppo uno sceneggiatore migliore del mio.

 

In quelle pietose condizioni sono scivolata fino agli spogliatoi e finalmente mi sono messa qualcosa di asciutto addosso, dando un rapido colpo di phon agli abiti.

Poi sala attrezzi.

Dopo un’ora di massacro muscolare –perché se si fa, la si fa bene- torno nello spogliatoio, apro l’armadietto per prendere il necessario per la doccia, vedo i miei abiti appesi ancora gocciolanti nonostante la phonata di un’ora prima e…

 

…chiedo scusa a tutti i passeggeri del regionale delle 18.37 da Brignole a Sestri Levante.

Giuro che di solito sono una persona pulita, mi faccio la doccia e non vado in giro conciata come una che sembra abbia appena fatto un’ora di palestra e sia passata direttamente dal tapis roulant alla strada.

Non lo farò mai più. Spero.

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