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Come ci ricorda anche il doodle di Google, oggi si celebrano duecento anni dalla pubblicazione delle Fiabe del focolare dei grandiosi Fratelli Grimm.
Anche io, nel mio piccolissimo, vorrei celebrarli e per farlo riesumo dallo scrigno del tesoro nascosto in soffitta una delle fiabe pubblicate in C'era una svolta. Una delle loro fiabe più famose, aggiungerei.
Cari Jacob e Wilhelm: due secoli e non sentirli! Ci mancate tanto.

HANSEL E GRETEL
dei Fratelli Grimm

Una fiaba ricca di antichi valori, dove l'amore trionfa con il senso della famiglia, una fiaba che racconta di povertà e sacrificio, di fiducia in se stessi, di fame, di forza, una fiaba dove gli adulti sono fari nella notte per i bambini e accettano le proprie fragilità senza perdere dignità.
Una fiaba che qualunque genitore, qualunque adulto, dovrebbe leggere al proprio bimbo la sera prima della nanna.
Protagonisti: tre adulti, due bambini.

Davanti al solito grande bosco abitava un povero taglialegna con la moglie e i suoi due bambini: Hansel e Gretel.
Non erano proprio la famiglia del Mulino Bianco, va detto. In pratica, morivano di fame.
Una sera, il padre, preso dall'ansia (malattia sconosciuta ai taglialegna, lui lo definiva solo "voltolarsi nel letto") disse sospirando alla moglie: “Che sarà di noi? come potremo nutrire i nostri poveri bambini, che non abbiamo più nulla neanche per noi?”.
Evidenzierei, il lettore non me ne voglia, l'onestà profonda di quest'uomo, libero dalle convenzioni sociali che impongono i bisogni dei figli come prioritari su quelli dei genitori. Lui è sincero: di pane non ce n'è “neanche per loro”, figurarsi per la prole. Lo spirito paterno e quello materno brillano fulgidi.
L’altro adulto non vuole essere da meno e conquista subito il lettore con queste parole: “Senti, marito mio – rispose la donna – domattina all'alba li condurremo nel più folto della foresta, accendiamo loro un fuoco e diamo a ciascuno un pezzetto di pane, poi andiamo al lavoro e li lasciamo soli: i bambini non ritroveranno più la strada per tornar a casa e ce ne saremo sbarazzati”.
(Cari bambini, abbiate sempre fiducia nei vostri genitori, loro vogliono solo il vostro bene).
“No, moglie mia – disse l'uomo – questo non lo faccio: come potrei aver cuore di lasciare i miei figli soli nel bosco! Le bestie feroci verrebbero subito a sbranarli”.
Vuole farci credere di aver fatto resistenza e di essere disperato ma buono. Si sta solo costruendo l'attenuante per appellarsi alla circonvenzione d'incapace.
“Pazzo che non sei altro – diss'ella – allora dobbiamo morir di fame tutti e quattro! Non ti resta che piallare le assi per le bare”. Lei almeno è tutta d'un pezzo. Di materia fecale, ma coerente.
E, come spesso accade nelle fiabe, lei, fine manipolatrice, spietata e crudele, convince lui, 'nu poco imbecille e ipodotato nelle parti intime, a fare quello che vuole (vedi altra favoletta con due tipi, un bel giardino e una mela).

Intanto i due bambini avevano sentito tutto e siccome Hansel è furbetto, esce di soppiatto in piena notte (che tanto il controllo dei genitori sugli orari di uscita ed entrata serale non mi pare fosse un problema...) e raccoglie un mucchio di sassolini bianchi.
Allo spuntar del giorno, ancor prima che sorga il sole, la donna li butta giù dal letto, dà a ciascuno un pezzetto di pane (provocare lenta agonia è una finezza dei sadici) e l'allegra brigata parte.
Hansel comincia a buttare i sassolini bianchi, piccole luci nella notte, la genesi della segnaletica boschiva. Arrivati in mezzo al bosco il padre li lascia ad aspettarlo mentre va a fare legna.
Il genio del male, per lasciar loro credere di essere nei dintorni, lega un ramo ad un albero secco cosicché il vento lo sbatta producendo un rumore simile a colpi d'accetta (e ora la giuria mi dica se questo era veramente incapace di intendere e di volere!).
A notte fonda i due sospettano di essere stati abbandonati. Eh.

Comunque il nostro Hansel segue le pietroline che brillano alla luce della luna (ehi, le aveva raccolte di notte mica per niente!) e i due tornano a casa.
Potete immaginare la reazione della donna quando apre la porta! No, non credo possiate immaginarla davvero.
“Cattivi, perché avete dormito tanto nel bosco? Credevamo non voleste più tornare!”.
Ecco cosa dice. Non sto scherzando. Questa donna doveva fare politica.
Vogliamo aprire il capitolo “I sensi di colpa dei bambini causati dai genitori?”.

Tuttavia il padre è contento e sollevato così la famiglia felice resta riunita fino alla successiva carestia, che non tarda ad arrivare, of course.
A quel punto l'amabile moglie ripropone l'edificante progetto di abbandonare le due bocche da sfamare nel bosco, ma stavolta più addentro, perché non ritrovino la strada.
L’uomo tituba giusto per mantenere la parte di quello che in fondo non è cattivo, si becca gli insulti della cara donna e ovviamente cede. Del resto è una fiaba, non un romanzo.
I bambini anche stavolta sentono tutto ma quando Hansel cerca di andare a raccogliere i sassolini trova la porta sbarrata. Acciderba, la donnaccia lo ha fregato!
La mattina solita scena: la donna li fa alzare, sgancia loro il pezzo di pane, si incamminano nel bosco. Hansel decide di usare briciole di pane per tracciare il sentiero. Arrivano nel deretano dei lupi (metaforicamente parlando e comunque niente bimbe a zonzo con cappuccio rosso), i genitori li piazzano da qualche parte ad aspettarli, solito ramo-finta-accetta, blablabla, si fa notte, cercano le briciole e vedono solo uccellini felici e rimpinzati.
Del resto i colpi di genio non sono frequenti, non si può pretendere troppo da un bambino. Ariano, per giunta.

I due vagano tre giorni e tre notti per il bosco, con una fame pazzesca e stanchi come veterinari al palio di Siena, quando un simpatico uccellino bianco li conduce a una casina fatta di pane, coperta di focaccia e con le finestre di zucchero.
Volatili bastardi! Con quell’appetitosa architettura biodegradabile a disposizione dovevate per forza beccare le briciole per terra?
Che figli di upupa!
Com'è ovvio i due si fiondano sulla casa pronti a mangiarsela, quando una voce sottile grida dall'interno (e qui entra in campo il terzo adulto, contiamo su questo per salvare la specie...) “Rodi, rodi, morsicchia, la casina chi rosicchia?”.
I bambini, alla cantilena demente, rispondono: “Il vento, il venticello, il celeste bambinello” e su questo scambio di frasi chiederei l'intervento dell'antidroga per esaminare gli ingredienti della costruzione.
I due continuano a mangiare ma d'un tratto la porta si apre e viene fuori pian piano una vecchia decrepita e spaventosa che gracchia: “Cari bambini, chi vi ha portato qui? Entrate e rimanete con me, non vi succederà niente di male”.
Ecco un'affermazione da cui a qualunque età bisogna diffidare.
Li conduce in casa al calduccio, li sazia con latte, frittelle, mele e noci, li mette a dormire in morbidi e candidi lettini... E aspetta a rivelare di essere una vecchia strega ghiotta di bambini.

La parte in cui la strega chiude in una cella Hansel, costringe Gretel a fare da serva, mette Hansel all'ingrasso cucinandogli i cibi più squisiti (mentre a Gretel niente gnègnègnè) e ogni mattina gli controlla un dito per sentire se e quanto sia ingrassato, la conosciamo.
La domanda sorge spontanea: capisco la golosità, ma vivi in una casa succulenta, cucini da dio, che piffero ti frega di mangiare bambini?

L’astuto Hansel ogni volta porge alla vecchia, un po' accecata, un ossicino ma dopo quattro settimane 'sta qui ne ha piene le ghiandole di aspettare che il pupo ingrassi a sue spese e decide di papparselo così com'è.
Gretel in tutto questo riesce solo a dire: “Ci avessero divorato le bestie feroci nel bosco! Almeno saremmo morti insieme”. Una zavorra di sorella, sembrerebbe.
Sembrerebbe, perché quando la strega le dice di infilarsi nel forno per controllare che il fuoco sia ben caldo, lei capisce (aaaallelujaaaa) che le tocca fare da antipasto, di colpo diventa furba e con uno stratagemma sottilissimo (chiede alla vecchia di mostrarle come si fa a infilarsi nel forno) sbatte la megera nel fuoco e la lascia bruciare viva.
Finalmente liberi i due scoprono nella casetta forzieri pieni di perle e pietre preziose.
Se li tengono e diventano ricchi e famosi come Dolce e Gabbana?
N o o o o o o o o

Carichi del tesoro, non si capisce per quale arcano meccanismo, stavolta trovano difilato la strada di casa (!!!) e si precipitano ad abbracciare il babbo, il quale – cito testualmente – Non aveva più avuto un'ora lieta da quando aveva lasciato i bambini nel bosco, ma la donna era morta.
Come dire “se la passava malissimo ma almeno la spregevole aveva tirato le cuoia”.
Va da sé che i tre vissero insieme felici e contenti (e ricchi).

Dieci anni dopo: i protagonisti

La Strega, salvata dal fuoco da un cacciatore che passava di lì per caso cercando una nonna da salvare, aprì un ristorante diventato famoso in tutto il reame, dove si gustavano piatti pregiati e deliziosi di cui lei non ha mai svelato gli ingredienti.

La Madre, fuggita da un matrimonio infelice con un marito senza gonadi facendosi credere morta, diventò ricca aprendo una catena di asili e avviando un'operazione di co-marketing con il ristorante della Strega, operazione di cui tuttavia non si conoscono i dettagli.

Il padre divenne uno dei più importanti produttori di legname e abbatté centinaia di ettari di boschi diventando uno dei maggiori responsabili dell'effetto serra.

Hansel si laureò in Biologia e divenne un esperto di segnaletica boschiva. A seguito del successo del padre, divenne un attivista di Greenpeace.

Gretel fa tuttora la serial killer nei reparti geriatrici degli ospedali del regno.

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