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Non ho dedicato particolare tempo e attenzione a elaborare un'opinione sulla Befana, lo ammetto. So solo che non mi è mai piaciuta. A livello estetico intendo. La trovo brutta, mi irrita, butto via tutto ciò che mi viene regalato a sua plasticata rappresentazione.
Questa vecchia con caratteristiche da strega, da babba natale, da poveretta con le scarpe rotte, sempre a metà strada tra il fare paura e l'essere buona, che non si capisce per quale ragione porti doni dopo il passaggio del ciccione vestito di rosso, ecco, io ho sempre faticato a capirla.

Di lei mi piaceva, da bambina, la scarpa di cioccolato piena di dolci e la calza colorata piena di carbone zuccherino insieme a piccoli pacchetti. Ma soprattutto, ribadisco, la scarpa di cioccolato piena di dolci, sempre di Zuccotti, la fabbrica di cioccolato dietro la chiesa di Santa Zita dove la nonna mi portava a prendere i cioccolatini (amavo i tappi, che oggi non sono più i miei preferiti, e amavo i croccantini, che adoro tuttora, mentre tutti impazzivano per le scorse d'arancia ricoperte di cioccolato fondente che io invece snobbavo allora come adesso).
Quante volte ho detto cioccolato? Ecco, appunto. E voi non avete idea del profumo che fanno i pacchetti appena usciti da Zuccotti.

L'entusiasmo per la Befana, però, è sopravvissuto solo fino ai tempi delle elementari, quando tutto era ancora avvolto da quel senso di magia e golosità che manteneva l'atmosfera fino al ritorno a scuola.
Anche a quei tempi, tuttavia, ricordo una sorta di perplessità nel mettere sotto il camino un bicchiere di latte e dei biscotti sia la sera del 24 dicembre, sia la sera del 5 gennaio. Ma non potevano venire insieme, quei due, e magari darsi una mano a vicenda per la consegna dei regali?
Non si capiva.
C'era la storia dei Re Magi che il 6 gennaio si potevano finalmente mettere accanto alla grotta del presepe, sempre se erano sopravvissuti agli agguati del gatto, ma per imperscrutabili ragioni a portar doni ai bambini, quel giorno, non erano tre antichi alchimisti e veggenti e non portavano oro, incenso e quella cosa misteriosa che era la mirra, no.
Al loro posto passava questa povera donna appesantita dalle primavere, vestita di stracci, a cavallo di una scopa e con un porro sul naso da far spavento. Brutta che più brutta è difficile.
Che sotto sotto uno si domanda: ma dove li trova i soldi per comprare tutti quei regali? E soprattutto, se è ricca come dovrebbe esserlo per fare il lavoro che fa, non riesce a comprarsi qualcosa di decente da mettersi e magari anche a mandare qualcuno al posto suo mentre lei si gode meritatamente la quarta età, sprofondata in una poltrona, davanti a un camino e con tutti i biscotti e il latte che le pare, o magari anche una grappina?
Misteri. La vita è piena di domande anche da bambini, credetemi.

E oggi, mentre i regali tra adulti, a Natale, li capisco e anzi ne sono una sostenitrice -con buona pace per i giusti scrupoli contro il consumismo- la Befana per me resta relegata al mondo dell'infanzia e non riesco a considerarla diversamente. Se avessi bambini mi divertirei a far loro appendere una calza colorata al camino e a fargliela trovare piena di dolciumi e cose buffe il mattino dopo, ma non avendone per me resta un piacevole giorno festivo e bon.
Non faccio doni ad adulti nè amo riceverne, non mi divertono le "serate tra befane" riservate alle donne, non mando messaggi di auguri, tanto meno dando della befana a nessuna. Non perchè mi offendano, figurarsi, ma perchè non mi fanno ridere, che è peggio.

Per cui scordatevi che oggi vi auguri chissà cosa, che non siano auguri evergreen, adatti a ogni stagione e unisex.
Sbizzarritevi e immaginateveli da soli, allenatevi a desiderare.
Al massimo io posso aggiungere degli ottimi cioccolatini.

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