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In attesa che le previsioni di Paolo Fox si avverino (in caso contrario io e Sara stiamo preparando oggetti contundenti da utilizzare all'uopo sull'astrologo) ho deciso di sollazzarmi leggendo un paio di manualetti di auto-aiuto che mi sono stati spiritosamente donati (e che, per pudore, non inserirò nella mia libreria su Anobii).
La mia parte cinico-sarcastica ha ancora i crampi al naso da quanto lo ha tenuto arricciato.
Niente in contrario al pensare positivo, sorridere alla vita, ringraziare le divinità più simpatiche, scacciare i pensieri negativi, evitare come la peste il pessimismo e le persone pese, credere in se stessi e salutare il sole, quando c'è.
Ma, parafrasando Moccia (che mi sembra perfettamente in tema), Scusa se mi sento idiota.

Non sono americana e, per questo tipo di approcci all'esistenza, aiuterebbe.

Così, determinata nel mio progetto niente niente ambizioso che temporaneamente chiameremo M'illumino d'immenso, ho optato per alcune pratiche concrete che, ne sono certa, porteranno benefici. Non starò a elencarvele tutte perché in buona parte saranno anche un po' fatti miei, ma, ad esempio, ho introdotto una nuova abitudine: La Passeggiata.

La Passeggiata è più di un'attività fisica. La Passeggiata è un happening con la consapevolezza.
La Passeggiata è il riconoscimento della fortuna sfacciata che ho a vivere sul mare, è un farmi alzare il culo dal divano Che fuori è arrivata la bella stagione, è un sollievo per la coscienza dopo che ho disdetto l'abbonamento in palestra, è un Ehi, la vita si srotola fuori casa, esci a prendere aria fresca, è un Sarà il caso che ti rimetta in forma, pigra e flaccida (ultra)quarantenne, è una disintossicazione dalle tossine, è un Prenditi cura di te stessa, deficiente.
Insomma, La Passeggiata batte la stecca ai manuali di auto-aiuto.

Per cui, da una decina di giorni, io faccio La Passeggiata.
Esco di casa verso le sette* (un orario fantastico, ora che le giornate si sono allungate e che c'è quel bel teporino semiestivo, l'arietta di mare, lo sciacquio delle onde, i raggi di sole soffici) e cammino per oltre un'ora fianco a fianco con l'orizzonte.
Vado verso est, dove noi fortunelli di queste parti abbiamo un bellissimo lungomare mattonato, arrivo fino in fondo, faccio tappa e torno indietro. Senza correre, ma con passo da bersagliere.

Neofita del genere, al momento sto cercando di capire con quali scarpe sia meglio farla.
Per le mises, altra novità nella mia vita, me ne frego. Sono uscita anche in tuta da casa, quelle accozzaglie di un po' di questo e un po' di quello purché comodo. E purché di cotone.
L'ipod è parte essenziale de La Passeggiata, gli occhiali no. Il mondo va benissimo anche sfumato.

Per i primi venti minuti la mia testa è un turbine di pensieri e di simulazioni di vita futura, come immagino faccia chiunque (annuite). Poi comincio a respirare, a guardare il mare, a seguire la musica e a sentirmi bene.
Torno a casa soddisfatta, mi infilo sotto la doccia e proseguo la serata con rinnovato vigore.

Se riuscirò a farlo per almeno venti giorni, è fatta: diventerà un'abitudine.
Si aprano le scommesse.

*di sera, OVVIAMENTE. Alle sette del mattino ve lo scordate che io abbia la capacità di mettere un piede davanti all'altro in modo sincronizzato.

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