Lo confesso, l'altra sera sono andata a vedere L'Apprendista stregone, che è esattamente come ce lo si può immaginare dal trailer: una cazzata disney per ragazzini con la solita unica espressione di Nicholas Cage, la Bellucci che non c'è verso, riesce a recitare male anche solo se pronuncia un nome, e una decina di facilissime citazioni ammiccanti, tanto per far sentire lo spettatore più astuto di quanto non lo sia in realtà.
La storia è la solita: lotta tra bene e male, Morgana che poretta deve sempre fare la parte della cattiva (e leggetevi una buona volta le Nebbie di Avalon, per la miseria!), uno stregone buono alla ricerca del Sommo Merliniano, nome idiota per indicare il discendente di Merlino, uno stregone cattivo che deve aprire una matrioska per liberare la cattivissima e lasciarle resuscitare i morti (che se ne farà, poi?), un paio di storie d'amore che non guastano mai, due adolescenti idioti, ma uno, il buono, saccentissimo in fisica che, si sa, è parte integrante della magia.
Ho bisogno di draghi.
Amo follemente i draghi.
Mi mancano moltissimo i draghi.
Vorrei tanto un drago.
È lì che sono andati a finire i draghi.
Giacciono...
Non morti, non addormentati. Non in attesa perché ciò implicherebbe aspettative. Forse il termine che stiamo cercando è... quiescenti.
Anche se lo spazio che occupano non è come lo spazio normale, sono comunque ammassati tutti insieme. Non c'è un singolo centimetro cubo che non dia alloggio a un artiglio, un unghione, una squama o la punta di una coda così che l'effetto è quello di un disegno deformante e solo alla fine gli occhi realizzano che lo spazio fra ogni dragone è, in realtà, un altro dragone.
Potrebbero rammentare una scatola di sardine, se le sardine fossero enormi, squamose, orgogliose e arroganti.
Forse, poi, da qualche parte, c'è la chiave.
(A me le guardie! di Terry Pratchett)
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