• I lieti fine capitano. Certo, basta non aspettare i titoli di coda o i sequel. Basta non curiosare nei retroscena. Basta crederci.

    Chanel non fa scarpette di cristallo

Al Teatro Pubblico Ligure hanno avuto una bellissima idea: anticipare alcuni spettacoli in cartellone con incontri letterari nel foyer del Teatro Comunale di Sori (via Combattenti Alleati 9).
Per la stagione di SORITEATRO 2022/23 ho io l’onore di tenere questa rassegna di cinque incontri.
Avendo carta bianca, ho scelto come fil rouge la narrativa ironica e, dovendo limitarmi a cinque autori e cinque libri, ho dovuto fare una selezione spietatissima (ahimè!).

Ecco il programma che proporrò a chi verrà a Sori a ottobre, dicembre, gennaio, febbraio e marzo.

FAR RIDERE È UNA COSA SERIA
Cinque autori d’eccellenza della narrativa ironica
Cinque incontri con la scrittrice Barbara Fiorio

L’ironia è una cosa seria. Far ridere è una cosa seria. E anche se ha prodotto capolavori – da Shakespeare a Twain, da Pirandello a Calvino –, la narrativa ironica è ancora vittima di uno stereotipo: quello che la relega a letteratura di serie B. Quello che la fa diventare sinonimo di facilità, leggerezza, inconsistenza.
L’ironia, invece, è un esercizio delicato, che richiede – e insegna – la capacità di prendere distanza. Distanza dal proprio punto di vista, distanza dai luoghi comuni, distanza dal dolore. E in un’epoca come la nostra, in cui la sofferenza è sempre più esibita, diventa fondamentale conoscerla, oltre che saperla usare nella scrittura, per salvarsi. Perché potrebbe essere proprio l’ironia – parafrasando Dostoevskij – a salvare il mondo.

Giovedì 27 ottobre 2022
Mark Twain – Una cura per la tristezza (A Cure for the Blues, la trovate anche come “Come curare la malinconia”)
Nonostante le difficoltà della sua esistenza, o forse proprio per quelle, il modo che ha Mark Twain di raccontare il mondo raggiunge l’eccellenza grazie alla sua capacità di unire fine umorismo, solida narrativa e critica sociale. Era irriverente con le vanità umane, sferzante contro l’ipocrisia, spietato contro la grettezza e l’ottusità. In questo racconto, attraverso un suo divertimento retorico, fa un’analisi molto precisa della struttura narrativa di un romanzo e ne indica tutti i punti di debolezza, evidenziando meccanismi usati più spesso di quanto non si creda. Di fatto è un’analisi letteraria utilissima. E un esempio sublime di scrittura ironica.

Mercoledì 14 dicembre 2022
Christopher Moore – Il vangelo secondo Biff. Amico d’infanzia di Gesù (Elliot)

Biff è l’amico d’infanzia di Gesù e, dopo duemila anni, scrive il suo vangelo, in cui racconta la storia del Messia che, non avendo uno straccio di idea su come diamine si faccia il messia, a dodici anni deve scoprirlo in qualche modo e, siccome l’arcangelo è quanto di più inattendibile ci sia, va insieme a Biff alla ricerca dei Re Magi, gli unici ad avere un barlume di autorevolezza in materia. Si aprono porte sulle grandi religioni di tutti i tempi con leggerezza, serietà, ironia e immenso rispetto. Si ride molto, si scopre molto, ci si commuove moltissimo. Adatto a tutti, cattolici e no.

Giovedì 12 gennaio 2023
Fredrick BackmanBritt-Marie è stata qui (Mondadori)
Britt-Marie, una meravigliosa e struggente control freak, fa la sua prima comparsa in “Mia nonna saluta e chiede scusa”, lasciando già intuire la propria potenza, anche se lì non è facilissimo amarla, almeno fino a un certo punto. Ma, poi, la prospettiva si ribalta.
Ed ecco Britt-Marie fare le valigie e partire per andare qui, in questo romanzo, dove Backman la sceglie come protagonista e ci racconta la sua storia, ci sfodera la sua anima, ci fa vivere insieme a lei e ci fa amare visceralmente gente che, forse, né noi né Britt-Marie sceglieremmo di amare. E invece.
Ironico, struggente, vivo. E pieno di campanelli che suonano e non capiscono proprio niente (preparatevi a vergognarvi moltissimo dei vostri cassetti delle posate).
Backman racconta la bellezza della vita che accade, con personaggi straordinari, anime profonde e bellissime, e con una scrittura leggera, ironica e capace di afferrare le viscere e stritolarle quando arriva il momento del dolore.

Giovedì 23 febbraio 2023
Tonino Benacquista
– Malavita (Ponte alle Grazie)
In una tranquilla cittadina della Normandia arriva una famiglia di americani, i Blake: lui fa lo scrittore, lei si dedica alla beneficenza, i figli cercano di ambientarsi nella nuova scuola e di fare amicizie, il cane si chiama Malavita. I Blake sono bizzarri, ma essendo americani non gli si dà troppo peso finché, nella cittadina, cominciano a verificarsi strani episodi, tipo un supermercato che va a fuoco o una fabbrica che salta per aria… Quale segreto si cela dietro quella famiglia e perché è costantemente sorvegliata? Benacquista, scrittore raffinato, ironico ed elegante, porta nella provincia francese un poliziesco americano con rocamboleschi colpi di scena, dialoghi spassosi e personaggi irresistibili.

Giovedì 9 marzo 2023
Terry Pratchett – A me le guardie! (Salani)
Su Mondo Disco i ladri pagano le tasse, le guardie non devono arrestare nessuno e i libri della Biblioteca vengono incatenati agli scaffali altrimenti scappano via. Tutto normale, finché ad Ankh-Morpork, la città più grande e del tutto simile – politicamente, economicamente, socialmente – alla nostra, il supremo grande maestro, capo della Setta Segreta dei Confratelli Elucidati, evoca un drago per potersi impossessare del potere. E con un drago che gira per la città, i problemi arrivano. Nei suoi romanzi, Pratchett soffia sulla mediocrità umana e la eleva fino a renderla commovente. Fa il giocoliere con le parole, i meccanismi della gente comune e le astuzie di chi governa il mondo, e non si pone il problema di raccontare le sue storie in mezzo a draghi, golem o gilde di assassini. Non tutti sono pronti per Mondo Disco, ma chi lo sarà non vorrà più lasciarlo.


Gli incontri sono nel foyer del Teatro di Sori, alle 19.30
Sono a ingresso libero per gli abbonati e a 5€ per i non abbonati.
Per info e prenotazioni: info@teatropubblicoligure.it – 348 2624922

Per chi volesse anche scoprire gli spettacoli in stagione, qui trovate il Cartellone.
Biglietto spettacoli: 15€ intero, 12€ ridotto.
Biglietti e abbonamenti in vendita in teatro un’ora prima dell’inizio di ogni spettacolo e sempre online su MailTicket.

La spensieratezza degli anni in cui tutto è possibile, in cui si rincorrono i sogni tra una festa e un caffè, l’allegria, i colori, quello spirito un po’ sciocco e un po’ buffo che gioca con la vita ancora tutta da inventare, ed è musica allegra, pop e zuccherosa, con le scarpe da ginnastica sui cofani delle auto, tra gli abiti sgargianti delle amiche e la ricerca di qualcuno da cui farsi notare.

Poi l’amore, e quel senso di onnipotenza che fa sembrare tutto possibile, sogni più vicini, progetti concreti accompagnati da note più profonde, intime e intense, ancora allegre, piene di una gioia densa, la sensazione di non essere più soli e sentirsi forti per questo. E si balla, e si vola.

Poi gli intoppi, la paura di deludere, chi svende il proprio sogno per una musica di chincaglieria, chi assiste alla resa, chi si inebria di un successo facile, chi cerca di salvare il sogno dell’altro. E le incomprensioni, la lontananza, la fatica, le delusioni, le umiliazioni, i fallimenti e la musica si spegne in una nuova solitudine, in un’amputazione, nella rinuncia.

Infine resta una canzone, quella canzone, a ricordare un destino mancato, a ricordare un Persempre abbandonato, che poteva essere, era possibile ed era un lieto fine, ma che si è lasciato rotolare via tra pause troppo lunghe.
E i sogni che comunque possono avverarsi, anche con altri finali, e il destino che cambia, che può essere diverso perché fatto di scelte e di coraggio, di perseveranza, mai di stelle senzienti, che non è mai scritto perché dipende dai suoi autori e se loro smettono di scriverlo, se rinunciano, ne creeranno un altro.
Però non sarà quello che avrebbero potuto avere. Sarà quello che hanno. Che avranno. Che scelgono o che non scelgono.

Un ultimo sguardo, un sorriso, titoli di coda.

IMG-20140721-WA003Chi non ha mai visto Davide Enia sul palcoscenico è come se non avesse mai dato un primo bacio, se non avesse mai messo i piedi nudi nel mare, se non avesse mai mangiato un gelato. E’ come se non si fosse mai innamorato, se non avesse mai viaggiato, se non avesse mai guardato un tramonto.
Si può vivere senza tutte queste cose, e si può vivere senza aver mai visto Davide Enia a teatro, ma mancherebbe qualcosa.

Io, dalla prima volta in cui l’ho visto, col suo Italia-Brasile 3 a 2, ho sentito vibrare il sangue e aggrovigliarsi lo stomaco. Lui ha un dono, un dono potente, il dono della narrazione. E la scena teatrale è lo spazio magico dentro cui compie i suoi incantesimi. Ogni volta.
Lo ha fatto con una partita di pallone, lo ha fatto con Maggio ’43, lo ha fatto coi Racconti dell’infanzia. Lo ha sempre fatto e lo ha rifatto stasera su un piccolo palco ad Albisola, col mare alle spalle, le nubi nere sopra, i fulmini in lontananza e il silenzio del pubblico e del cielo attorno.
E al centro lui, col Libro XI, che ci portava nella discesa agli inferi di Odisseo.
Non riesco a immaginare un narratore migliore di Enia per raccontare l’Odissea, l’origine della narrazione.
Né provo a raccontarvela io.
Cercate di non perdervela, la prossima volta.
Potete ancora recuperare: l’Odissea, un racconto mediterraneo, è in giro da millenni, e soprattutto quest’anno.

 

casa da giocoL’abitudine di arrivare sempre in anticipo agli appuntamenti, a volte può lasciare spazio a impreviste passeggiate in mondi paralleli. Per esempio un bar del centro storico di Genova.
Sono entrata per bere un tè caldo, nonostante un deterrente schermo del televisore acceso si imponesse sulla sala.
Ma a scorrere non erano i soliti calciatori in calzoncini, bensì le immagini anni Cinquanta di un vecchio film americano con Rock Hudson e Anne Baxter.
Pochi minuti dopo, le due titolari e io, stavamo tifando come una curva nord per la Tracey di Anne Baxter, disprezzando senza mezze misure il personaggio di Julie Adams (“che basta guardarla per capire che è una refiosa intrigante”) e aspettando con ansia che Rock Hudson capisse finalmente -almeno nella finzione- quale fosse la donna giusta per lui.
Me ne sono andata con rammarico, per non arrivare in ritardo, ma le due signore del bar di piazza della Meridiana mi hanno promesso che, se torno oggi, mi dicono com’è finita.
Una delle due nicchiava, “Non può finire bene, mi sa che devono fare la morale”, diceva. Ma io ho dato un’occhiata su internet e so che alla fine l’amore trionfa.

 

Cortificio 2013Avete i cassetti pieni di lingerie, le mensole tutte occupate da gattini di ceramica e persino il tavolo della cucina che ballava ora non ha più bisogno dello spessore sotto una gamba?
Ottimo, significa che dovrete trovare posto a quella sceneggiatura per un cortometraggio che avete scritto sotto gli effetti di qualcosa che non dovete necessariamente dichiarare.

Gioite, ho io la soluzione: spedite l’inedito alla seconda edizione del concorso Il Cortificio entro il 30 ottobre 2013. Qui tutti i dettagli utili.

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cenerentolaDomani, domenica 26 maggio, andrò in scena per la prima volta (credo, anche se qualcuno sostiene che ci sia già andata a mia insaputa).
Spiegomeglio.
Domani, a Villa Serra di Còmago (GE), si terrà la terza edizione del Festival del Monologo in Liguria, organizzato da Improteatro e da Maniman Teatro di Genova, con la partecipazione del Teatro Rina e Gilberto Govi.
Che sono un po’ il teatro off delle nostre parti (mica ce l’ha solo Broadway, il teatro off).

Ci saranno cinque palchi e cinquanta attori che, dalle 14.30 e per quattro ore ininterrotte, faranno la staffetta tra loro e si alterneranno con un quarto d’ora di monologo ciascuno.
Per cui, se capitate nel parco di Villa Serra e sfuggite al pavone che aveva passato un pomeriggio a corteggiarmi con imbarazzante determinazione (e una coda bellissima), potreste incappare in un’attrice -bionda+occhi azzurri, quel che si dice gnocca- che interpreta la vera storia di Cenerentola, una povera bimba ricca e i suoi uccelli.
Quella dei Grimm, non quella di Disney, per capirci.
Anzi, per essere precisi quella dei Grimm raccontata da me.

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MuriIl manicomio non sono i muri di un ospedale psichiatrico, il manicomio sono i nostri schemi mentali.

Mariuccia è un’infermiera che vedeva e non capiva, e le sembrava tutto normale, e che oggi si vergogna a dire che le sembrava normale quell’esproprio che veniva fatto agli utenti di quei lager, privati della dignità, della voce, dell’intimità, della possibilità di lavarsi, di pettinarsi, di usare il coltello per mangiare o di esprimere un sogno. O anche solo di averlo, un sogno.
Persone fatte impazzire dal dolore e dalla solitudine, gettate via da mariti violenti, da genitori imbarazzati, da figli infastiditi, violate nell’anima e con l’umanità fatta a brandelli.

Mariuccia racconta. Racconta col suo accento triestino e la semplicità della donna di buon senso, della madre di famiglia che c’era, che non capiva perché, che puliva i pavimenti e i vetri e vedeva le recluse del reparto M, quelle calme, sedute per dodici ore su panche, in silenzio, vestite di abiti impregnati di urina, isolate nelle stanze di contenimento in base all’umore delle capo infermiere -acide e crudeli- o trattate con l’elettroshock per sedare una naturale difesa dalla violenza.
Non era terapia, era punizione, tutto quello. Era pura e spietata brutalità considerata normale.
Si vergogna, Mariuccia, ad averlo creduto.

Finché non è arrivato un dottore che aveva sentito l’odore delle carceri e ne riconosceva la stessa natura nei manicomi, un uomo chiamato il Filosofo, che è arrivato un giorno, con la sua equipe, e ha rivoluzionato il pensare, il trattare, il comprendere, il curare. Facendo aprire le porte e consegnando consapevolezza e rispetto, senso di responsabilità e crescita umana e professionale.
Quell’uomo si chiamava Franco Basaglia e ha elevato le coscienze e abbattuto gli schemi mentali.
E Mariuccia ha capito che solo abbassando il livello di miseria e alzando la qualità della vita, solo rispettando chiunque e capendo dove si annida il suo dolore e solo dandogli la possibilità di avere una esistenza migliore, si può migliorare la propria esistenza. Solo così si possono abbattere i muri.

Muri. Prima e dopo Basaglia di Renato Sarti
Un testo nato da una testimonianza vera, scritto magistralmente senza intaccarne l’autenticità.
E un’attrice, Giulia Lazzarini, che ancora una volta innalza se stessa, il teatro e tutto il pubblico ad altezze vertiginose dove l’emozione ti soffoca e ti inchioda.
Uno spettacolo da cui si esce pensando, capendo e guardandosi intorno con la consapevolezza di avere un nuovo muro da abbattere, l’indifferenza generale, e l’urgenza di abbatterlo prima che ci inghiotta.

il-lato-positivo-locandina-280x408Visto, così posso parlarne.
Mi sono divertita, è una commedia buffa, ben recitata e il doppiaggio non fa venir voglia di strapparsi le orecchie a morsi.
Ci siamo tutti immedesimati in qualcuno, in qualcosa, nei maniacali rituali, nei meccanismi di fuga, di attacco, di negazione dell’evidenza, abbiamo ridacchiato di noi stessi con affettuosa indulgenza, abbiamo tifato e abbiamo nutrito le antipatie esattamente come il regista intendeva farci fare, perché dalla griglia imposta non è possibile fuggire e chi deve essere odioso ci è odioso, chi deve far tenerezza la fa, chi deve far ridere lo fa.
Non è il film che consiglierei a gran voce di non perdere assolutamente, ma è un film gradevole, rilassante, prevedibile ma non noioso, ha un buon ritmo e dialoghi brillanti. E ha un’ironia che tiene il livello un po’ più su della media delle commedie simili.
Però l’ho trovato un’occasione mancata, perché il tema della “pazzia” comune è interessante ma soprattutto quello del bipolarismo è serio e il fatto che il protagonista sia un bipolare che però le medicine lo intontiscono e quindi è meglio correre, pensare positivo, darsi un obiettivo, ballare e innamorarsi, ecco: no.
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oscarVisto che fino alle 15.00 di oggi possiamo parlar d’altro -dove per altro s’intende il futuro dell’Italia, quisquilie, insomma- ne approfitto per fare le chiacchiere di rito sugli Oscar.
Io, quest’anno, son contenta.
Oddio, non è che di solito dedico una percentuale altissima della mia partecipazione emotiva a questo evento, però è uno di quegli appuntamenti che mi divertono.

Per darvi un’idea del mio livello di interesse, ve lo sequenzio nelle tappe che puntualmente tocco ogni anno:
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