Stasera mi tocca una tragedia. No, dai, non mi tocca, è una libera scelta.
Lo ammetto, mi piace il teatro classico, mi piacciono gli antichi e trovo che dopo Shakespeare a nessuno sia riuscito un sorpasso. Sono un po’ assolutista, d’accordo, ma sono certa che questa notizia non vi toglierà il sonno.

Insomma, dicevo, stasera passerò un ameno martedì sera con l’Edipo Re di Sofocle, e ve lo dico subito: non finisce benissimo. Non si tratta di spoiler: è una tragedia.

Come da mia personalissima tradizione, quando so di dovermi immergere in uno spettacolo classico, vado di ripasso. E nel mio ripasso mi sono detta Perché farlo da sola? Infliggiamolo Condividiamolo con i miei amici di blog.
Non ringraziatemi, son fatta così.

Siamo a Tebe parecchi secoli A.C. e il tiranno (che ai tempi non era una parola brutta) è il signor Edipo, un tipo che ci sa fare, che piace, che è amato dal popolo.
Ahimè, c’è una pestilenza pazzesca e la gente è disperata, sta morendo di fame e malattia, non si sa come fare a debellare l’epidemia (gli Dei mandavan giù peste come la pioggia quando volevano mettere in tirella i malcapitati di turno) e la cittadinanza chiede a gran voce al proprio Re di risolvere il problema al più presto.
Edipo li rassicura “Calma gente, ho tutto sotto controllo, ho incaricato Creonte di interrogare l’Oracolo di Delfi”.
Ah, be’.
Ai tempi funzionava così.
Creonte torna e svela l’arcano: a Tebe si nasconde l’assassino del precedente Re, Laio, e finché non viene fuori si va di peste. Pare che Laio, ai tempi alle prese con la Sfinge, era stato fatto fuori mentre si recava a Delfi per chiedere lumi.

Ohibò – esclama il Coro speriamo che gli dei ci proteggano!
Eh, caro Coro, direi che gli dei, tra una valanga di peste e una maledizione, non siano esattamente orientati a proteggervi…

Nessuno si chiede perché non fosse mai venuta fuori quella storia prima, del resto nessuno mette in dubbio che la pestilenza sia causata da un caso di mancata giustizia, anche io, cosa vado a cercare logica.

Insomma, Edipo bandisce l’esilio per chi ha ucciso Laio e per chi lo sta proteggendo (un po’ come alle elementari Ragazzi, non si esce dalla classe finché non viene fuori il colpevole e se qualcuno di voi sa chi è verrà sospeso insieme a lui. Vi do cinque minuti per dirlo!).
Siccome nessuno alza la mano, Edipo si gioca un asso nella manica suggerito da Creonte e chiama Tiresia, l’indovino cieco che tutto sa, ma Tiresia è reticente
Dai, Re, lascia stare, davvero, secondo me non è il caso. Ok, Laio è stato ucciso, ok, c’è la peste, ma ora non parliamone più, cosa fatta capo ha, fidati.
“Dico, Tiresia, sei fuori? Qui stiamo morendo tutti per colpa di un tirannicida e tu fai il prezioso? Voglio il nome!”
“Edipo, eddai, guarda che a volte è meglio star zitti, che a dir le cose le si peggiorano solo…”
“Tiresia, eccheccazzo, sono il Re, parla!”
“Edipo, credimi, non lo vuoi sapere…”
“TIRESIA!!!”

“Ok, sei stato tu.”

Edipo, indeciso tra dargli una botta di imbecille o accusarlo di aver tramato con Creonte per spodestarlo, opta per la seconda. Non vede altra spiegazione.
Tiresia la prende malissimo e se ne va bofonchiando che entro sera sarebbe venuto fuori il colpevole e che, accecato, se ne sarebbe andato in esilio. To mò.

A-AH -esclama il Coro- il bastardo scapperà inseguito da uomini e divinità!
Ma poi, brillando di coerenza, cambia idea e decide che forse è Tiresia che ha sparato una cazzata, nessuno è perfetto.

In quel delirio di giornata (perché avviene tutto lo stesso giorno, non lo aveste ancora capito, altro che tempi accorciati dalle nuove tecnologie, lì si andava e tornava dagli oracoli, si parlava col popolo, si consultavano indovini, si trovavano colpevoli e si vivevano tragedie dall’alba al tramonto. A volte era estenuante vivere in zona) spunta Creonte offesissimo per l’accusa di Edipo.
I due litigano un po’ poi arriva a calmarli Giocasta, vedova di Laio e ora moglie di Edipo, e suggerisce al marito di smetterla con ‘sta storia di oracoli e indovini, che già non ci avevano azzeccato quando avevano vaticinato l’assassinio di Laio per mano del figlio, mentre invece era stato accoppato dai briganti sulla strada per Delfi, all’incrocio delle tre strade.
“Scusa, dove hai detto?” chiede Edipo un filo inquieto.
“Sulla strada per Delfi, all’incrocio delle tre strade.”
“Mh. Chiamate un po’ il testimone, va.”
Giocasta alza un sopracciglio “Perché?”
“Mmmhhh, niente, è che…cioè, sai quando l’oracolo di Delfi mi ha detto che avrei ucciso mio padre, Polibo, Re di Corinto, e sposato mia madre?”
“Eh.”
“Eh, non è che mi piacesse un granché quella profezia, così me ne sono andato per evitarla, e sulla strada per Delfi, all’incrocio delle tre strade, ho litigato con un rompicoglioni e l’ho fatto fuori. E se era Laio? Sai che casino?”

Su, Edipo -canticchia il Coro- non pensare sempre al peggio, senti prima il testimone, dai.
E tu Giocasta, tch tch tch, tutto questo scetticismo nei confronti delle profezie non ti porterà nulla di buono, sai? La questione delle leggi eterne e della giustizia divina è roba seria, c’è poco da fare i superbi.
Sì, però, Coro, deciditi o cambia spacciatore.

Manco a farlo apposta arriva un messo da Corinto che annuncia la morte di Polibo ed Edipo, anziché piangere la morte del padre, tira un sospiro di sollievo per non averlo ucciso lui. Gente bizzarra. Di sposare la madre neanche a parlarne, cosa che anche il messo scongiura “Tranquillo, Edipo, sei stato adottato.”
Panico tra i presenti.
“Adottato?”
“Già. Prima di fare il messo facevo il pastore e un giorno un servo di Laio mi ha portato te in fasce, dicendomi di portarti a Corinto”
conclude lui, serafico e ignaro di quel che aveva appena rivelato.
Anche lui, era il momento di dire una cosa del genere? Ehi, Re, ho una notizia cattiva e una buona: è appena morto tuo padre ma, oh, non era veramente tuo padre. Batti un cinque!

Anche al leone di marmo sulla scalinata sarebbero venuti dei sospetti, a quel punto, e mentre Edipo, coi sudori freddi, ordina di convocare il servo di Laio, Giocasta, ormai consapevole (e appena appena inorridita) prega il marito di lasciar perdere. Ma figurarsi se lui l’ascolta.

Evvai – esulta intanto il Coro – Edipo sta per scoprire tutto, figata!
Girava roba pesante, ai tempi.

Sempre con un’efficienza e una rapidità divine, arriva il servo di Laio e si dimostra molto, molto riluttante a parlare. Anche lui come Tiresia e Giocasta, suggerisce caldamente di lasciar perdere e di non insistere ma non c’è niente da fare, Edipo è una capa tosta e vuole sapere, vuole conoscere, vuole vedere.
Testa di coccio.
“Ok. Avevo ordine di uccidere il figlio di Laio perché una profezia diceva che altrimenti lui avrebbe ucciso il padre. Ma era così piccolo e paffutello che non ho avuto cuore e l’ho dato a un pastore, dicendogli di portarlo a Corinto. Mi sa che eri tu.”
Eh, mi sa sì.
Agghiacciato, Edipo rientra nel palazzo urlando.

Eeeehhh – piagnucola il Coro – sfigato è sfigato. Brutta storia, davvero. Certo, non è colpa sua, ma ammazzare il padre e sposare la madre non è roba bella.
Con grande spirito di comprensione e solidarietà, i tebani, che tanto amavano il loro Re, cominciano a sentirsi molto imbarazzati Eh, non lo avessimo mai conosciuto sarebbe stato meglio. Eh, in effetti, una storia così, non ci si crede. Eh, a me un po’ di ribrezzo lo fa. Eh, certo, poveretto, non lo sapeva, però, diamine, il padre e poi, urgh, con la madre ci ha pure fatto due figlie. Eh, che schifo. Eh…

Intanto, nel palazzo reale, si compie la tragedia: Giocasta si impicca ed Edipo, trovandola lì appesa e senza vita, si acceca.
Poi esce e annuncia di essere maledetto e di non aver più diritto di vedere la luce.
Creonte tenta di consolarlo incoraggiandolo ad aver fiducia in Apollo (grazie Creonte, qualcosa dovevi dire, l’hai detta, sei stato fondamentale, be’, ciao).
Edipo saluta le sue bimbe, Antigone e Ismene, rinfrancandole con qualcosa del tipo “Lo so che oggi avete perso la madre e state per non vedere mai più vostro padre, ma se vi sembra che sia questo il vostro momento peggiore aspettate di vedere come vi tratterà la gente sapendo che siete nate da un incesto. Meglio se non contate troppo su una vita sociale.”
Infine si fa esiliare, aborrito dagli dei, e Freud basa una carriera su di lui.

In tutto questo la mia domanda è: ma quanti anni di ovulazione ha avuto Giocasta?