L'altra sera alla Feltrinelli di Genova eravamo davvero in molti, la sala gremita, tra il pubblico qualche altro scrittore intrepido che ha sfidato la sorte uscendone vivo, qualche personaggio bizzarro che allieta sempre le nostre presentazioni (io e Gianluca Morozzi siamo calamite di human cases, fierissimi di esserlo), diversi amici e tanti altri attentissimi spettatori che hanno seguito per un'ora e mezza le nostre elucubrazioni rigorosamente non seriose sulla vita borderline degli scrittori esordienti, tra piccoli editori a volte fantastici, a volte cialtroni, a volte alcolisti, a volte pirati, a volte pirati alcolisti cialtroni come Ubermensch Belasco e la sfilza di presentazioni surreali nei luoghi più inconsueti, davanti a una o due persone, quando c'è gente, o davanti a un pubblico che mangia, beve e a cui dai anche un po' fastidio, per dire. Abbiamo parlato di quante fustigate un autore è disposto a farsi dare pur di realizzare il proprio sogno di pubblicare, dei critici letterari che sbagliano a fare copia e incolla e di come sarebbe davvero meglio non prendersi troppo sul serio, cosa che spero siamo riusciti a fare (direi di sì, a giudicare non tanto dagli scrosci di applausi, quanto dagli scoppi di risate). Insomma, ci siamo divertiti. Tutti. E direi che la prima presentazione de Lo scrittore deve morire, pubblicato da Guanda pochi giorni fa e scritto da Gianluca Morozzi ed Heman Zed, è andata ed è andata molto bene. Grazie anche a Valeria Pistarino e alla Feltrinelli di Genova, quel posto in centro che io chiamo casa.

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