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perraultIl 12 gennaio del 1628 nasceva a Parigi Charles Perrault.
Ora, capisco che augurargli buon compleanno dopo quasi quattro secoli possa suonare strano ma se devo definire il concetto di immortalità (devo definirlo? definiamolo) Perrault è uno di quegli esempi che userei per difendere la mia teoria.
Teoria non tra le più originali, lo ammetto, che riconosce immortale chi non è scomparso tra le nebbie dell'oblio.
Bon. Semplice semplice.
Charles Perrault è tra questi.

La cosa buffa è che lui era uno strafigo, intellettualmente e culturalmente parlando, ma deve la propria immortalità ai Racconti di Mamma Oca (Contes de ma mère l'Oye, 1697) ossia una manciata di fiabe popolari raccolte, rielaborate e restituite al mondo che lo consacra eternamente.

Starei qui ad ammorbarvi per ore sulla vita di Perrault ma esiste Wikipedia e soprattutto sto guardando La Maledizione della Prima Luna e sto salpando sulla Perla Nera insieme a Capitan Jack Sparrow. Ho da fare, insomma.

Però voglio lasciarvi con una delle sue fiabe più famose, Cappuccetto Rosso, invitandovi a non dare per scontato di conoscerla davvero...

Cappuccetto Rosso
Ed eccoci alla fiaba tra le fiabe, una delle più citate e analizzate, densa di risvolti sessuali, iniziazioni, semantica e focaccette, la cornucopia di generazioni di psichiatri e psicologi.
La famosissima bimba col cappuccio rosso in testa (memo: fare una ricerca per scoprire se qualcuno è riuscito ad appiopparle anche una valenza politica. Non mi stupirei).

C'era una volta in un villaggio una bambina, la più carina che si potesse mai vedere. La sua mamma n'era matta, e la sua nonna anche di più. Quella buona donna di sua madre le aveva fatto fare un cappuccetto rosso, il quale le tornava così bene a viso, che la chiamavano dappertutto Cappuccetto Rosso.

E fin qui...

Sintetizzando (Jack Sparrow è appena finito su un atollo caraibico con la Figa Del Film e una riserva di rum, capitemi), la mamma di Cappuccetto Rosso (altra protagonista di cui non sapremo mai il nome vero, come Cenerentola o la Bella Addormentata) fa un giorno delle schiacciatine e dice alla figlia di portarne alla nonna che non sta tanto bene e abita in un villaggio vicino.
Lei parte trilla e felice e zompettando per il bosco s'imbatte in quella buona lana del Lupo, il quale avrebbe avuto una gran voglia di mangiarsela; ma poi non ebbe il coraggio di farlo, a motivo di certi taglialegna che erano lì nella foresta.
Siccome gli animali parlanti erano assolutamente la norma, ai tempi, il lupo le chiede dove stia andando e la piccola ingenua replica con candore, spiegando di essere diretta a casa della nonnina, a poca strada da lì.
Al chè lui le propone una gara "Io piglierò da questa parte, e tu da quell'altra, e faremo a chi arriva più presto."
Come dirgli di no? Le gare di corsa nei boschi coi lupi andavano per la maggiore, tra le bimbette con cestini pieni di focacce.

Mentre l'inconsapevole lolita si balocca lungo il sentiero e raccoglie nocciole (concetto di gara da rivedere) il furbissimo corre, prende una scorciatoia, arriva dalla nonna, si spaccia per Cappuccetto Rosso (non chiediamoci come, se cercate logica e razionalità nelle fiabe i malati di mente siete voi, cucciolotti), entra e sbrana la povera donnina.

Poco dopo, con calma, la nipotina giunge alla casetta e bussa alla porta.
Il lupo si nasconde sotto le coperte, modula grottescamente la voce per sembrare la nonna, fa entrare e avvicinare la bimba e qui parte il famoso quanto inutile scambio di battute Che braccia grandi, Per abbracciarti meglio, Che gambe lunghe, Per correre meglio (una vecchietta?), Che orecchie grandi, Per sentirci meglio, Che occhi grandi, Per vederci meglio fino al tardivo sospetto Che denti grandi e al finale Per mangiarti meglio.
Che vien da chiedersi se l'abbia mangiata per fame o per sfinimento.

Detto questo, la fiaba è finita.
Vedete tornare in vita la nonna e Cappuccetto Rosso? No, vero?
Vedete cacciatori? No, vero?
Quelli sono stati inseriti molto dopo, forse dai Grimm, comunque per assicurare un lieto fine (e, alcuni sostengono, per far capire che senza l'aiuto maschile due donne da sole non ce la possono fare).

Ma la parte più bella sapete qual'è?
La morale di Charles Perrault, con la quale vi lascio.

Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua cena. Dico Lupo, perché non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n'è un tipo dall'apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose!

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