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festival-di-sanremoAvendo ospite una semi berlinese, mi è parso doveroso offrirle un ampio spettro di italianità, giusto per farla ripartire senza rimpianti, e dopo averle propinato una lunga passeggiata sul mare di sabato pomeriggio in una giornata di sole e coriandoli, ho pensato fosse pronta per il Festival di Sanremo. Cosa che io non ero, tra l'altro.

Scoprendo di non sapere, nessuna delle due, un granché sul festival della canzone italiana, abbiamo deciso di colmare la lacuna comprando Tv Sorrisi e Canzoni (con un moto di amarcord che ci ha trascinate all'infanzia e ai diari con le canzoni appiccicate sulle pagine).

Da piccola amavo molto questa manifestazione canora e presa dalla foga dei ricordi le ho raccontato di quando, insieme alle compagne di classe, passavamo la ricreazione a canticchiare Mister Mandarino dei Matia Bazar, di quando ci siamo tutte innamorate di Miguel Bosè e del suo Super Superman e di quando Donatella Rettore ha cantato Kobra: nel corridoio delle medie era tutto un bisbigliare, uno sgranar d’occhi e uno sgomitare ridacchiante. Che ovviamente io non capivo, perché, nel mio inguaribile candore, il cobra era eccome un serpente e anche parecchio pericoloso, che se non altro usava la cortesia di annunciarsi coi sonagli (na, questa era una mia confusione di rettili).

Poi lei mi ha fatto notare che nessuna di queste canzoni è mai stata a Sanremo.
Perfetto.
Almeno sono attendibili i ricordi del liceo, gli ultimi anni in cui ho ancora dato una sbriciata al Festival, in tempo per assistere agli esordi di Zucchero, Vasco Rossi, Eros Ramazzotti e di altri che oggi riempiono gli stadi, per poi smettere di dedicare la settimana all'anno durante la quale ascoltavo musica italiana e concentrarmi solo su canzoni delle quali ero sicura di non capire neanche una parola.

Ma eccoci con le mani unte di focaccia a sfogliare lo speciale dedicato alla kermesse e restare un quarto d’ora davanti alla fotografia di gruppo, riconoscendo solo tre cantanti e i due presentatori.
Secondo il supertest per valutare quanto fossimo esperte di Sanremo, siamo risultate Chuck Norris -bocciate- così, fiere della nostra chucknorrisità, siamo andate baldanzose al Belleville, un allegro circolo Arci dei vicoli di Genova, dove è stata organizzata la serata nazional-popolare e dove tutti ci siamo ritrovati ad ascoltare i quattordici finalisti, commentando ogni performance senza censure e con colorita libertà, a votare ogni canzone con le dita delle mani e a lasciarci contare dall'addetta ai calcoli, mentre passavano di mano in mano piatti di pasta all'amatriciana e tiramisù fatto in casa.

Sappiate che abbiamo fatto vincere Max Gazzè, al secondo posto Elio e le storie tese e al terzo Daniele Silvestri, mentre Marco Mengoni si è aggiudicato il terzultimo posto e i Modà il penultimo. Ultima, all'unanimità, Maria Nazionale.

ps
Il mio vero sgomento, però, è stato scoprire che i testi delle canzoni sul settimanale che mi comprava la nonna ogni sabato non sono più in blu come ai miei tempi, ma in nero. Che tristezza.

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