Sono agitatissima. Lo dico subito così mi levo il pensiero.
Il pensiero di dirlo, intendo.

Oggi ho preso un giorno di ferie perchè, mi sono detta, la prendo con calma, mi rilasso, dormo un po' di più, poi vado a farmi un massaggio, poi dalla parrucchiera, poi alla stazione a prendere Morozzi, poi aspettiamo Sara (La Lando), poi supplicherò di farmi ubriacare e poi si va alla FNAC dove, alle 18, incontro amici, parenti e magari qualche aspirante lettore.

Ah ah ah
Cos'è che volevo fare io?

Ore 6.45 la gatta si piazza fuori dalla mia camera e reclama attenzioni e grattini con il suo inconfondibile miagolio prolungato (tiene corsi per licantropi, se a qualcuno interessasse)
Ore 7.00 la gatta rinuncia, io intanto sono sveglia. Cerco di riaddormentarmi ma in quel lasso di tempo l'agitazione si è impossessata di me. Mi voltolo nel letto e sono fermamente decisa a restarci almeno fino alle 9.
Ore 8.00 gli operai che stanno facendo i lavori ai miei vicini di sotto attaccano con martello pneumatico e trapano. Ok, gli Dei vogliono dirmi qualcosa...Mi alzo, mi alzo, va bene, mi alzo, dannazione.
Ore 8.30 il mio vicino suona alla porta -che apro conciata come Maga Magò, capelli compresi- per dirmi di non usare il wc per almeno un paio d'ore, perchè gli operai stanno lavorando alle tubature e, come dire, non sarebbe una cosa simpatica se io tirassi lo sciacquone.

Ho fatto proprio bene a prendermi un giorno di ferie, aaaahhhh si, proprio una bella idea.

Però, però...curioso sulla rassegna stampa e trovo questa recensione di Stefano Bigazzi, sulle pagine genovesi di Repubblica.
Sapete qual'è il passaggio che mi piace immensamente?
Libro pericoloso perchè fa sghignazzare anche sull'autobus.
Questo è sempre stato il mio parametro per valutare i libri divertenti. Leggerlo, scritto tra l'altro da un vero critico culturale, riferito al mio libro è semplicemente fantastico.
 
La mia giornata sta decisamente prendendo una piega migliore.
Ora che faccio per due ore?
Mi farò la ceretta, ci vediamo tra un po'.
Ripasso a salutarvi prima di uscire definitivamente di casa.

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