Cerca
Close this search box.

Dietro un libro non c'è mai solo il suo autore. Dietro a un libro ci sono diverse persone che, in qualche modo, hanno contribuito a renderlo possibile.
So che ultimamente va di moda storcere il naso quando un autore ringrazia qualcuno. Personalmente storco il naso quando non lo fa. Non mi piacciono le persone che non riconoscono i meriti e che non sanno essere grate.
Amo i ringraziamenti alla fine di un libro, mi dicono qualcosa della storia, della fatica, del tempo, dello scrittore stesso, e diffido molto quando trovo dei meri elenchi di nomi, poche righe asettiche, messe lì quasi per dovere, che non dicono niente a nessuno tranne, forse, ai titolari di quei nomi. Ma diffido ancor di più quando non trovo nulla. Una pagina vuota alla fine della storia. Un'irritante sensazione di aridità.

I miei ringraziamenti preferiti sono quelli di Christopher Moore, scrive delle postfazioni nelle quali racconta succulenti dietro le quinte dei suoi romanzi, spiega i suoi percorsi, le sue scelte, il lavoro che c'è stato dietro quel libro e ringrazia le persone che hanno fatto parte di quel lavoro. Se vi capitano tra le mani i suoi libri, soprattutto quelli dove gioca con Shakespeare o con la Bibbia (Fool, Il serpente di Venezia, Il Vangelo secondo Biff) godetevi quelle pagine. Non conosco personalmente Moore, ma per ciò che traspare dai suoi ringraziamenti, è una di quelle persone a cui offrirei volentieri una cena.

Io, per Qualcosa di vero, ho diverse persone da ringraziare. E l'ho fatto raccontando la storia di una storia.

Era una sera di luglio quando, stravaccata su un divano torinese, pensavo ai primi quindici capitoli già scritti di un romanzo tuttora congelato lì e mi lamentavo del destino di C’era una svolta, il mio primo testo, che forse oggi riscriverei daccapo e pulirei fin negli angoli ma a cui voglio bene e che mi piacerebbe rivedere in giro, un giorno. Di questo mi lamentavo quando Christian, che solitamente si occupa di libri ma in quel momento stava riempiendo la lavastoviglie, mi ha detto: “Perché non lo trasformi in un romanzo?”.
E poi un altro perché, e un altro ancora, le sue domande scomode quando io vorrei solo crogiolarmi in un lamento da dopocena e lui, invece, mi prende sul serio e pretende che io scriva.
Quella sera si sono sedute accanto a me Giulia e Rebecca, e pochi giorni dopo ho scritto il primo capitolo di Qualcosa di vero.
A Christian devo non solo l’avermi buttata giù dal divano e messa davanti alla tastiera, ma anche l’avermi accompagnata fino all’ultimo capitolo, avermi letta, ascoltata, incoraggiata, consigliata. L’ho sbirciato mentre leggeva in anteprima di una bambina di quasi nove anni, di una pubblicitaria scompigliata, di pianerottoli, vecchi attori, Gilde del cerchietto e draghi. L’ho visto ridere, piangere, arrabbiarsi e soprattutto mi sono goduta la sua faccia quando gli ho fatto credere che il finale fosse il penultimo capitolo.
Lui è stato il mio editor ufficioso, con lui ho passato mesi a parlare della costruzione di una storia e a spulciare aggettivi, e so di dovere a lui un nuovo modo di raccontare, e vivere, i sentimenti.
Gli spetta di diritto il primo grazie. E spetta a C’era una svolta, donatore d’organi.
Grazie a Sara Lando, che resta il mio Unlettore, la mia fotografa ufficiale e la mia socia nel Progetto Cocco Bar. Capirete di cosa si tratta quando riceverete una cartolina da una spiaggia di sabbia bianca.
Grazie alla dottoressa Elisabetta Corbucci, che mi ha incontrata nel Centro Antiviolenza “Mascherona” di Genova e mi ha regalato un pomeriggio di franchezza ed esperienza, ascoltando le mie idee e aiutandomi a modellare la realtà, anche quella che non vorremmo fosse tale.
Grazie agli avvocati Paola Alba e Cinzia Lupo, che non hanno battuto ciglio di fronte alle mie domande e mi hanno chiarito certi meccanismi salvandomi dall’inciamparci sopra.
Grazie alla dottoressa Paola Pitto, su cui posso sempre contare quando devo metter qualcuno su un’ambulanza e farlo andare dritto al Pronto Soccorso.
Grazie ai miei lettori di fiducia – Isabella Bianchi, Riccardo Rodolfi, Raffaele Niri, Alessandro Locatelli, Francesca Lugani – a cui non sfugge nulla, mai. Per mia immensa fortuna.
Grazie a Francesca Pagliarini, donna eccezionale ed eccezionale copywriter: lei non lo sa, ma credo che Giulia e Lorenzo le debbano buona parte del loro talento creativo. E grazie a Dario Neglia, brillante art director, che mi ha fatto entrare per la prima volta in una grande agenzia pubblicitaria, mostrandomi subito il calciobalilla della sala relax.
Grazie a Silvia Meucci, la mia fondamentale e insostituibile agente, per quel suo “Strepitoso e straordinario!”: era una sera di dicembre, le avevo mandato l’inedito fresco di scrittura e con quella telefonata mi ha alleggerita di due chili d’ansia.
Grazie a Ricciarda Barbieri e a tutta la Feltrinelli, per avermi fatta sentire a casa e aver cercato un drago per me.
E grazie a Paola Fiorio, mia zia, per avermi permesso di arrivare fin qua.

 

p.s.
A proposito di draghi: sì, ne ho sempre desiderato uno. Credo che sia una delle cose più sensate da mettere nella lista dei desideri, e so di essere in ottima compagnia.

Cerca