La seconda persona che gli Scrittori Pigri del GSSP Scrittura e Narrazione 2020 hanno intervistato è Giulia Ciarapica, blogger culturale e scrittrice (per Rizzoli).

Giulia Ciarapica, classe 1989, laureata in Filologia moderna all’Università degli Studi di Macerata, è blogger culturale e collaboratrice dei quotidiani Il Foglio e Il Messaggero.

Nel 2018 ha pubblicato il saggio “Book blogger. Scrivere di libri in Rete: dove, come, perché” per Cesati Editore.

Nel 2019 ha esordito nella narrativa con “Una volta è abbastanza” (Rizzoli), primo volume di una trilogia. 

1) Ciao Giulia, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Vorrei farti qualche domanda circa la tua attività da blogger: trattandosi di un sito “personale”, come fai a stabilire quale tipo di contenuto pubblicare? Mi spiego meglio: hai dato un indirizzo al tuo blog rendendolo di settore (parlo solo di ricette, solo di viaggi, faccio solo brainstorming), oppure riesci a integrare più aspetti conservando però una tua identità?
Dando uno sguardo sul tuo sito ho notato che hai suddiviso per macro categorie i tuoi pezzi: come fai a tenere insieme tutti questi aspetti? Mi chiedo se si tratti di un’attitudine naturale, o se ci sia una pianificazione al di sotto.

Ciao a tutti voi, e grazie a te per l’accoglienza. Dunque, in realtà c’è solo una grande, unica linea guida: i libri. O meglio, le storie. Io mi occupo essenzialmente di questo, non ci sono contaminazioni di altro tipo. Quasi tutti i lit-blog hanno una struttura simile al mio, c’è la parte relativa alle interviste, quella delle recensioni, quella in cui segnalo i progetti più interessanti (sempre del mondo editoriale e culturale), e poi ci sono le rubriche.Sul mio blog, ad esempio, da un paio di mesi a questa parte è partita la rubrica “Book Influencer a chi?”, in cui cerco di dare voce ai tanti bookblogger e bookstagrammer che fanno un lavoro ottimo con e per i libri.Quindi, tornando alla tua domanda, posso dirti che l’indirizzo del mio blog è unico – parlo di libri, sempre – ed anche quando arrivano degli elementi “altri” (vedi ad esempio la rubrica “Fodd&Book” che ho portato avanti per qualche mese anche su HuffPost) li integro sempre con il mio fattore di riferimento: la letteratura. Tenere insieme tutto non è facile, ma è anche questione di abitudine. Fai ruotare attentamente tutti gli “ingredienti” dando lo stesso spazio a ciascuno.

 

2) Quando recensisci un libro, a cosa ti affidi? Solo gusto e competenze personali, oppure attingi anche da materiale altrui? Quanto “studi” per scrivere una recensione?
Ti ringrazio e ti mando molti sorrisi e abbracci e tanti in bocca al lupo, sperando che il lupo ti tenga al sicuro sempre. 

Quando recensisco un libro mi affido sì al gusto personale, sì alle competenze, ma, soprattutto se si tratta di un classico (io scrivo spessissimo di classici della letteratura italiana del Novecento, ad esempio), mi affido molto anche alla critica. Sono stata una studentessa di Filologia moderna, e l’attitudine allo studio è rimasta pressoché intatta. I testi di critica letteraria – mi riferisco ai vari Walter Pedullà, Pietro Citati, Alberto Arbasino, Massimo Onofri, etc – sono il mio pane quotidiano, senza lo studio non andrei da nessuna parte (ammesso a non concesso che stia andando da qualche parte, eh). Mi piace studiare, imparare, apprendere, allenarmi. (Viva il lupo, sempre!)

 

3) Chi scrive di libri, soprattutto dopo un percorso accademico come il tuo, suppongo abbia sufficiente conoscenza del mondo editoriale e basi solide su cui costruire un testo narrativo. L’esordio con un editore (soprattutto di queste dimensioni) è stato come ti figuravi o ci sono stati, invece, aspetti del dietro le quinte che da lettrice non avresti mai immaginato?

Mah, devo dirti che è stato tutto come lo immaginavo. Nessun retroscena inatteso, salvo uno, che però non riguarda l’editore ma me stessa. Mai avrei immaginato di legarmi in modo tanto profondo al mio romanzo. Sai, quando sei abituato ad intervistare gli scrittori e li senti dire “è la storia che mi ha chiamato”, “questo personaggio mi ha ossessionato fino alla fine della scrittura”, pensi che sia tutto bellissimo ma anche un po’ artificioso. Un altro conto è quando lo testi su di te. Cambia la prospettiva, cambia la percezione, cambia tutto. E scopri che tutto quello che avevi sentito dire prima è tremendamente vero.

 

4) Alcune riviste online cercano da un po’ di tempo di proporre un’offerta di racconti fruibili in poco tempo a disposizione (es. un viaggio in metro casa-lavoro), magari sullo smartphone al posto che sull’ebook reader. Come giudichi i tentativi finora realizzati? C’è una difficoltà legata in generale alla fruizione del racconto da parte del pubblico? Hai intravisto qualche buona idea di sviluppo all’orizzonte, per la quale magari è addirittura troppo presto (es. gli audiolibri qualche anno fa, oggi in migliore salute)?

È l’epoca della velocità, senza alcun dubbio, e per questo la scelta di offrire dei racconti fruibili nel minor tempo possibile è giusta. Consente anche a chi durante la giornata non ha modo di ritagliarsi del tempo per leggere (e magari può farlo solo nel week end) di assorbire quella dose di bellezza quotidiana che stimola il pensiero e il gusto. Gli audiolibri, poi, sono un discorso meraviglioso, ne faccio uso anche io e sono degli ottimi mezzi per poter leggere in modo alternativo ma ugualmente efficace. L’unica riflessione più triste, rispetto a tutto questo, è legata proprio all’uomo, alla sua percezione del mondo, alla frenesia che lo fagocita. Tentiamo di adeguare le storie all’andamento, al ritmo della nostra quotidianità, ma forse occorrerebbe anche ri-educarci alla lentezza del bello.

 

5) Quanto e come può incidere la recensione di un bookblogger sulle vendite di un libro? 

Domanda da diecimila punti. Mettiamola così. Non so i dati, non posso darti dei numeri, ma posso comunque dirti che il lavoro del bookblogger ha un suo peso, semplicemente perché innesca quello che, una volta, chiamavamo “passaparola”: io incontro te e ti suggerisco un libro, tu vai dalla tua amica e le suggerisci lo stesso libro, la tua amica va dal fidanzato e gli suggerisce il medesimo libro. La differenza con ieri è che oggi, tutto questo, accade con un click, sul Web, e fa riferimento a delle persone fisiche ma virtuali che, in fin dei conti, non fanno altro che condividere una passione comune su un blog o su un account Instagram. I book influencer sono dei “promotori” culturali, e se svolgono un lavoro di qualità, costante e professionale, la gente che li segue si fida e acquista i libri che propongono.

 

6) Al di là dell’affinità personale e delle letture proposte (classici-no classici, gialli vs fantasy), come può, un lettore, scegliere un buon bookblogger? In altri termini, se dovessi stilare l’identikit di un buon bookblogger, quali sarebbero le sue caratteristiche ideali?

Un buon bookblogger, secondo me, deve innanzitutto essere sempre sincero, mai schiavo delle logiche di mercato, e promuovere solo ciò in cui crede davvero. Parliamo di libri, parliamo di storie, bisogna averne cura. Poi, come è ovvio, deve saper leggere attentamente il libro che ha di fronte, deve captarne i bisbigli, i sussurri, i rimandi. Insomma, deve creare qualcosa (la recensione, appunto) che richiami lo spirito del libro e che, al contempo, lo trasporti in un’altra dimensione; è come se dovesse darne una lettura fedele eppure, in concomitanza, alternativa, altra, diversa. Deve farlo proprio, il libro. Forse non è una cosa semplice da spiegare, perché è un po’ come relazionarsi con una persona. La guardi, la studi, la analizzi, la accetti e poi “ ci metti le mani” – con garbo e con rispetto. In definitiva, un buon bookblogger deve svolgere un lavoro qualitativo senza perdere di vista la passione che lo contraddistingue, e perché no, anche quel briciolo di ironia che lo porta ad instaurare con il proprio pubblico un rapporto di confidenza e di amicizia diretta.

 

7) Da lettrice, quando capisci che un libro è buono e degno di recensione? Ti basta l’incipit?

No, non mi basta l’incipit. Il libro devi leggerlo tutto. Sai come inizia ma non puoi immaginare come finirà, e soprattutto cosa c’è nel mezzo. Se avessi fatto un ragionamento simile, non avrei probabilmente portato a termine la lettura del mio libro preferito, “Stoner” di John Williams. Scelgo il libro in base alla tematica trattata e alla trama, lo leggo tutto e solo alla fine stabilisco se è un buon prodotto oppure no. Ovviamente ci sono degli “elementi spia” che balzano all’occhio nel corso della lettura (la struttura della narrazione, lo stile, il ritmo della scrittura, l’originalità) ma solo quando arrivo alla fine mi rendo davvero conto di quel che ho letto (tra l’altro, io sono piuttosto lenta, sulle cose ci rimugino parecchio e le rileggo, ci torno su…).

 

8) Il libro del 2019 che ti sentiresti di consigliare agli Scrittori Pigri?

Credo senza dubbio di poter suggerire “Benevolenza cosmica” di Fabio Bacà, edito Adelphi. La sostanza del discorso è: si può avere paura del Bene? Di un Bene continuativo, costante, che non ti molla e che, quasi, ti aggredisce per diversi mesi di fila? Si può avere paura, insomma, di un periodo prolungato di benessere? Un esordio pieno di brio, molto english, ironico e spaventosamente attuale, se pensiamo ai giorni che stiamo vivendo.

 

9) Ciao Giulia e grazie del tuo tempo. Quando scrivi i tuoi libri immagini di rivolgerti a un target particolare di lettori?

In realtà no, non immagino un target particolare in realtà (anche se sappiamo che, relativamente al sesso, ci sono più lettrici che lettori). Immagino solo gente che abbia voglia di sentirsi raccontare una storia, magari la stessa di cui avrei voglia io.

 

10) “Una volta è abbastanza” è il primo libro di una trilogia: perché hai pensato proprio a questa forma narrativa come esordio? Lo avevi deciso fin dall’inizio o storia e personaggi hanno “preso il sopravvento” e ti sei accorta che avrebbero meritato più spazio?

Ad onor del vero, è arrivato tutto subito e per caso, quasi a sorpresa. Io non avevo neanche un romanzo fatto e finito da presentare a un editore, avevo solo una storia in testa ma mai, e dico mai, mi ero azzardata a metterci mano – vuoi per pudore, vuoi per vergogna, vuoi anche per mancanza di coraggio (e di tempo). Quando il direttore della narrativa italiana di Rizzoli mi ha chiesto se avessi voglia di scrivere un libro con loro, ho colto la palla al balzo. Da lì, l’idea di suddividere tutta la storia – l’epopea dei calzolai marchigiani dal secondo dopoguerra agli anni Novanta – in tre volumi.

Grazie a tutti per il tempo che mi avete dedicato e per l’accoglienza!

 

Grazie ancora a Giulia Ciarapica per il suo tempo, la sua disponibilità e il suo brio.

Il GSSP Scrittura e Narrazione è il laboratorio online per scoprire, sperimentare e rafforzare le principali tecniche narrative, per essere più consapevoli della scrittura e acquisire gli strumenti necessari a dare forma alle idee e alle storie.
Questa decima edizione si concluderà il 20 aprile, la prossima inizierà a gennaio 2021.

A settembre si terrà il GSSP Fare un romanzo, il laboratorio online sulla costruzione di un romanzo, per arrivare dall’idea al primo capitolo, attraverso esercizi di lavoro su personaggi, narratore, linguaggi, struttura e storia. E per imparare a presentarlo a una casa editrice o a un agente letterario.
Inizierà il 21 settembre 2020, qui il modulo di iscrizione.

Per ulteriori informazioni scrivetemi a scrittoripigri@gmail.com