• «In effetti ora potrei risponderti in modo brillante…»

    Chanel non fa scarpette di cristallo
Mi pareva bello festeggiare il primo giorno d’estate con un libro da leggere sotto l’ombrellone.
Ufficialmente è per i giovani lettori, dai 10 anni in su, e vi regala spicchi d’estate raccontati da una meravigliosa banda di autrici e autori.

Ci sono pure io, e la storia è nata mentre chiacchieravo con la mia consulente speciale, Emma Caprelli (13 anni di brillantissima intelligenza e ironia, orgoglio di zia).

“Perché non fai restare dei compagni di classe chiusi a scuola l’ultimo giorno?”.
“Ma l’ultimo giorno di scuola non è ancora estate, Emma.”
“Per noi sì. La fine della scuola per noi è l’inizio dell’estate.”
“Ok. E quanto ci restano?”
“Almeno tutta la notte!”
“Ma posso metterci qualche elemento fantastico?”
“Lo davo per scontato, zia.”

RACCONTI SOTTO L’OMBRELLONE (Gallucci editore) vi aspetta in libreria.

Buona estate!

Ecco i racconti e i loro autori:
Grande di Marco Magnone
Il volo della lampara di Lucia Perrucci
Gli UFO del Beigua di Pierdomenico Baccalario
Il Ragazzo del Fuoco di Enrico Racca
Senza motivo di Manlio Castagna
Un giovedì a Goro di Guido Sgardoli
L’estate infinita di Davide Morosinotto
L’ultimo giorno di scuola di Barbara Fiorio
A come Estate di Anna De Giovanni
L’oro di Napoli di Angelo Mozzillo
Le cose che non fanno per te di Barbara Gozzi
Chiara come l’acqua di Fiore Manni
Tre parole di Daniele Nicastro
Scaglie di Lucia Vaccarino
Il Collegio di Gisella Laterza
Il quinto quarto di Irene Borgna
Una pizza tra quarant’anni di Luca Iaccarino
Greg di Lucia Stipari
L’ultima estate di Gabriele Nanni
Dài, andiamo di Viola Gambarini

Sono passati due anni da quando vi ho raccontato della straordinaria avventura del Romanzo Pigro, scritto in 28: io, Alice Basso e 26 Scrittori Pigri.
Due anni in cui nel mondo è successo di tutto, manco sto a elencarlo che c’eravate anche voi, e due anni in cui noi del Romanzo Pigro eravamo quiescenti come i draghi di Pratchett.

In questi due anni un’agente letteraria ha letto l’inedito e ha deciso di rappresentarci.
In questi due anni abbiamo firmato un contratto di pubblicazione con una delle più importanti case editrici italiane.
In questi due anni, nel nostro gruppo WApp del Romanzo Pigro, abbiamo esultato e parlottato e passato anche mesi in totale quiescenza.
E ora, in questi giorni, abbiamo cominciato a lavorare all’editing finale del romanzo con l’editore perché ci si prepara ad andare in stampa.

Non posso dirvi ancora nulla, manca ancora un po’ alla pubblicazione (diciamo che avremo già spento i termosifoni), ma posso dirvi che tutto questo non sarebbe stato possibile senza le Scrittrici Pigre e gli Scrittori Pigri che quel giorno di aprile 2019 sono venuti con me in Toscana, occupando tutto il Canto del Maggio, in totale incoscienza, senza sapere cosa gli avrei proposto di fare, e che continuano a darmi totale fiducia.
La maggior parte non si conosceva tra loro ma avevano una cosa in comune: ciascuno aveva fatto almeno un GSSP con me.
È stata l’unica condizione che ho posto.

Non avrei mai potuto fare un progetto simile con persone che non avevano già sperimentato cosa significa essere un gruppo di supporto, lavorare insieme, senza competizione, con un confronto costante, ragionando in modo onesto sulla propria scrittura e sulle proprie idee, mettendosi in gioco e in discussione e affidandosi a me.
Scrivere un romanzo di 28 capitoli a 56 mani e 28 teste poteva scatenare scintille e incendi. Invece no. Mai.
Perché avevamo tutti già imparato a lavorare insieme, a rispettarci, a fidarci, a costruire. E anche a ridere, scherzare, giocare, bere, mangiare e stare bene tra noi.
Persone adulte, molte madri e padri di famiglia, di qualunque professione, in diverse regioni italiane, con i loro problemi, i loro progetti e i loro animali domestici (i gatti vincono ma abbiamo una discreta rappresentanza anche di altri bestini).
Se siamo arrivati fin qui è grazie a tutto il gruppo e io sono così orgogliosa da sentirmi esplodere.

Sul libro troverete i loro nomi e cognomi, ma qui li ringrazio con i loro nickname, perché è con quelli che continuiamo a chiamarci.
In ordine di capitolo, grazie a: Fragola, Nettuno, Sguaraus, Tino Arabrano, Lazylady, Muffapiperita, La Valigia, Applepie, Eremita, Fornelli Bruciati, Regina, Arthur, Guito, Nuvola, Emma, Aftur, Topgirl81, Olenz, Ipa, Tanit, Filogio, Sole, Mezzaluna, Milcho21, Kirmizi, Yeeshaval.
E ovviamente Alice Basso.

Che fantastica avventura continua a essere!

Nel frattempo, ma lo sapete già, si sta formando il quindicesimo Gruppo di Supporto Scrittori Pigri: il laboratorio comincia il 16 gennaio.
Come sempre è tutto online e asincrono, senza limiti di tempo, dura tre mesi e si tiene interamente su un forum riservato agli iscritti. Si scrive molto, si lavora molto, ci si confronta molto, si approfondisce molto, ci si stanca ma ci si diverte, si sta quanto e quando si vuole e se si ha lo spirito giusto si diventa una piccola community (non pensate a una setta, pensate più ai Muppet).
Qui trovate tutte le info.

 

Nel racconto A Cure for the Blues, attraverso un suo divertimento retorico, Mark Twain fa un’analisi molto precisa della struttura narrativa di un romanzo e ne indica tutti i punti di debolezza, evidenziando meccanismi usati più spesso di quanto non si creda.
Di fatto è un’analisi letteraria utilissima. E un esempio sublime di scrittura ironica.

Lunedì 14 novembre, alle 21.00, terrò un incontro online gratuito per raccogliere insieme gli ottimi consigli di scrittura che Mark Twain ha seminato in questo racconto attraverso una divertita e divertente riflessione.

La partecipazione è gratuita e aperta a tutti.

Come e dove seguirlo

  • Se siete su Facebook venite nel GASP – Gruppo Amici degli Scrittori Pigri dove potrete seguire la diretta o vedere l’incontro anche in un altro momento: il video rimarrà a disposizione lì
    (Nota: il GASP ha un grande spirito di accoglienza ma ammettiamo solo chi risponde alle tre domande all’entrata: non ignorarle, ci rimaniamo malissimo)
  • Se volete seguirlo su Zoom compilate questo modulo inserendo il vostro email. Riceverete il link a Zoom il giorno stesso entro le 17.00.
    I partecipanti seguiranno gli incontri a microfoni e telecamere spenti, sarà possibile interagire tramite la chat.Compilate il modulo solo se desiderate seguire l’incontro tramite Zoom oppure se non siete ancora sul GASP ma desiderate farne parte (in questo caso, lasciate nel modulo il vostro email e poi chiedete l’accesso al gruppo). Altrimenti è sufficiente che, lunedì 14 novembre, andiate sul GASP alle 21.00 per seguire la diretta.

 

Nel frattempo vi ricordo che sono aperte le iscrizioni per il prossimo laboratorio online degli Scrittori Pigri, il GSSP Scrittura e Narrazione: tre mesi dedicati a lavorare sulle tecniche narrative, con esercitazioni settimanali e approfondimenti costanti, tutto su un forum riservato agli iscritti, che potete frequentare da dove volete, quando volete e per il tempo che volete.
Io sarò presente per tutta la durata del laboratorio, Alice Basso per una settimana.
I posti sono limitati e fino al 30 novembre c’è la tariffa scontata.
Qui trovate il modulo per iscrivervi.

Ci vediamo lunedì, passate parola!

Al Teatro Pubblico Ligure hanno avuto una bellissima idea: anticipare alcuni spettacoli in cartellone con incontri letterari nel foyer del Teatro Comunale di Sori (via Combattenti Alleati 9).
Per la stagione di SORITEATRO 2022/23 ho io l’onore di tenere questa rassegna di cinque incontri.
Avendo carta bianca, ho scelto come fil rouge la narrativa ironica e, dovendo limitarmi a cinque autori e cinque libri, ho dovuto fare una selezione spietatissima (ahimè!).

Ecco il programma che proporrò a chi verrà a Sori a ottobre, dicembre, gennaio, febbraio e marzo.

FAR RIDERE È UNA COSA SERIA
Cinque autori d’eccellenza della narrativa ironica
Cinque incontri con la scrittrice Barbara Fiorio

L’ironia è una cosa seria. Far ridere è una cosa seria. E anche se ha prodotto capolavori – da Shakespeare a Twain, da Pirandello a Calvino –, la narrativa ironica è ancora vittima di uno stereotipo: quello che la relega a letteratura di serie B. Quello che la fa diventare sinonimo di facilità, leggerezza, inconsistenza.
L’ironia, invece, è un esercizio delicato, che richiede – e insegna – la capacità di prendere distanza. Distanza dal proprio punto di vista, distanza dai luoghi comuni, distanza dal dolore. E in un’epoca come la nostra, in cui la sofferenza è sempre più esibita, diventa fondamentale conoscerla, oltre che saperla usare nella scrittura, per salvarsi. Perché potrebbe essere proprio l’ironia – parafrasando Dostoevskij – a salvare il mondo.

Giovedì 27 ottobre 2022
Mark Twain – Una cura per la tristezza (A Cure for the Blues, la trovate anche come “Come curare la malinconia”)
Nonostante le difficoltà della sua esistenza, o forse proprio per quelle, il modo che ha Mark Twain di raccontare il mondo raggiunge l’eccellenza grazie alla sua capacità di unire fine umorismo, solida narrativa e critica sociale. Era irriverente con le vanità umane, sferzante contro l’ipocrisia, spietato contro la grettezza e l’ottusità. In questo racconto, attraverso un suo divertimento retorico, fa un’analisi molto precisa della struttura narrativa di un romanzo e ne indica tutti i punti di debolezza, evidenziando meccanismi usati più spesso di quanto non si creda. Di fatto è un’analisi letteraria utilissima. E un esempio sublime di scrittura ironica.

Mercoledì 14 dicembre 2022
Christopher Moore – Il vangelo secondo Biff. Amico d’infanzia di Gesù (Elliot)

Biff è l’amico d’infanzia di Gesù e, dopo duemila anni, scrive il suo vangelo, in cui racconta la storia del Messia che, non avendo uno straccio di idea su come diamine si faccia il messia, a dodici anni deve scoprirlo in qualche modo e, siccome l’arcangelo è quanto di più inattendibile ci sia, va insieme a Biff alla ricerca dei Re Magi, gli unici ad avere un barlume di autorevolezza in materia. Si aprono porte sulle grandi religioni di tutti i tempi con leggerezza, serietà, ironia e immenso rispetto. Si ride molto, si scopre molto, ci si commuove moltissimo. Adatto a tutti, cattolici e no.

Giovedì 12 gennaio 2023
Fredrick BackmanBritt-Marie è stata qui (Mondadori)
Britt-Marie, una meravigliosa e struggente control freak, fa la sua prima comparsa in “Mia nonna saluta e chiede scusa”, lasciando già intuire la propria potenza, anche se lì non è facilissimo amarla, almeno fino a un certo punto. Ma, poi, la prospettiva si ribalta.
Ed ecco Britt-Marie fare le valigie e partire per andare qui, in questo romanzo, dove Backman la sceglie come protagonista e ci racconta la sua storia, ci sfodera la sua anima, ci fa vivere insieme a lei e ci fa amare visceralmente gente che, forse, né noi né Britt-Marie sceglieremmo di amare. E invece.
Ironico, struggente, vivo. E pieno di campanelli che suonano e non capiscono proprio niente (preparatevi a vergognarvi moltissimo dei vostri cassetti delle posate).
Backman racconta la bellezza della vita che accade, con personaggi straordinari, anime profonde e bellissime, e con una scrittura leggera, ironica e capace di afferrare le viscere e stritolarle quando arriva il momento del dolore.

Giovedì 23 febbraio 2023
Tonino Benacquista
– Malavita (Ponte alle Grazie)
In una tranquilla cittadina della Normandia arriva una famiglia di americani, i Blake: lui fa lo scrittore, lei si dedica alla beneficenza, i figli cercano di ambientarsi nella nuova scuola e di fare amicizie, il cane si chiama Malavita. I Blake sono bizzarri, ma essendo americani non gli si dà troppo peso finché, nella cittadina, cominciano a verificarsi strani episodi, tipo un supermercato che va a fuoco o una fabbrica che salta per aria… Quale segreto si cela dietro quella famiglia e perché è costantemente sorvegliata? Benacquista, scrittore raffinato, ironico ed elegante, porta nella provincia francese un poliziesco americano con rocamboleschi colpi di scena, dialoghi spassosi e personaggi irresistibili.

Giovedì 9 marzo 2023
Terry Pratchett – A me le guardie! (Salani)
Su Mondo Disco i ladri pagano le tasse, le guardie non devono arrestare nessuno e i libri della Biblioteca vengono incatenati agli scaffali altrimenti scappano via. Tutto normale, finché ad Ankh-Morpork, la città più grande e del tutto simile – politicamente, economicamente, socialmente – alla nostra, il supremo grande maestro, capo della Setta Segreta dei Confratelli Elucidati, evoca un drago per potersi impossessare del potere. E con un drago che gira per la città, i problemi arrivano. Nei suoi romanzi, Pratchett soffia sulla mediocrità umana e la eleva fino a renderla commovente. Fa il giocoliere con le parole, i meccanismi della gente comune e le astuzie di chi governa il mondo, e non si pone il problema di raccontare le sue storie in mezzo a draghi, golem o gilde di assassini. Non tutti sono pronti per Mondo Disco, ma chi lo sarà non vorrà più lasciarlo.


Gli incontri sono nel foyer del Teatro di Sori, alle 19.30
Sono a ingresso libero per gli abbonati e a 5€ per i non abbonati.
Per info e prenotazioni: info@teatropubblicoligure.it – 348 2624922

Per chi volesse anche scoprire gli spettacoli in stagione, qui trovate il Cartellone.
Biglietto spettacoli: 15€ intero, 12€ ridotto.
Biglietti e abbonamenti in vendita in teatro un’ora prima dell’inizio di ogni spettacolo e sempre online su MailTicket.

Biancaneve era tanarda. Questo mi è stato chiaro subito. Ma tanarda proprio. Carina, ma tanarda.
Ogni volta, ogni santissima volta che la strega le offriva la mela avvelenata, lei la prendeva e la mordeva. Ora, capisco la prima volta, sei ingenua, ti fidi, pare maleducato rifiutare un dono, ci sta. Ma poi basta.
E non è che non glielo dicessi. Glielo urlavo proprio. Ma lei niente, tanarda e pure sorda.
Me lo ricordo, il cinema Odeon di corso Buenos Aires, con le sue poltrone rosse e il tetto che alla fine del film si apriva per far andare via il fumo di quelli che senza sigaretta per un paio d’ore proprio non ci stavano. Quel soffitto magico si spalancava mentre noi uscivamo, mostrando il giorno lì fuori.
Comunque, dicevo. Biancaneve.
Io ero lì, seduta, con le mie gambette che non toccavano il pavimento, e seguivo sul grande schermo la vicenda. Lei che cantava vicino al pozzo, la matrigna invidiosa, il cacciatore, gli animaletti del bosco, la casetta dei sette nani, i sette nani, e-oh e-oh andiamo a lavorar, lo specchio magico, la trasformazione della matrigna in strega, la mela rossa e quella mano artigliata che la offriva alla tanarda. E la tanarda che la prendeva. Ogni. Santissima. Volta.
Quindi io, spinta dal desiderio ma diciamo pure dall’irrefrenabile bisogno di salvarla, saltavo giù dalla poltrona urlando «Non prenderla, Biancaneve! Non mangiare la mela!» e correvo fin sotto lo schermo spompandomi i polmoni per farmi sentire fin nel bosco.
E per sentirmi mi sentivano. Tutti. Tutti tranne quella tanardissima che nel frattempo, ignorandomi, prendeva la mela, la mordeva e cadeva a terra morta.
«Noooooooooooo» gridavo piena di disperazione e rabbia. Perché, l’ho detto, una volta va bene, ci caschi, lo capisco, ma poi basta, poi sei proprio stupida. E sorda.
E intanto «Silenzio!», «Faccia star buona sua figlia, signora!», «Fate uscire quella bambina», mentre dalla platea si sentivano altri bimbi singhiozzare «Mamma, perché Biancaneve non ha ascoltato quella bimba? Adesso è morta.»
Eh, appunto!
E venivo trascinata via piangente e urlante.
Dalla mamma, dalla nonna, dalla zia. L’aneddotica familiare vede diversi adulti tentare di portarmi a vedere Biancaneve al cinema, ma uscire prima della fine del film con me trasportata fuori a forza, incazzata nera.
La parte dal morso della mela in poi io l’ho vista qualche anno dopo, a casa. Ma ormai me ne ero fatta una ragione, della tanardaggine di quella sciacquetta.

Come Biancaneve, non sono riuscita a salvare neanche la Sirenetta. Che quando ero piccola mica c’era ancora il film della Disney che la fa sposare con il suo principe, no. Quando ero piccola c’era solo la versione originale. Quella di Andersen. Che la faceva morire male. E più me la leggevano, più avrei voluto entrare nella fiaba a forza – ero una bambina piuttosto irruenta, tutta ossa, nervi e occhioni – e palesarmi nella grotta dove quella sciocca si sdilinquiva per un busto di alabastro.
«Toc toc» avrei fatto, bussando con le nocche sulla scultura del principe, guardando fissa la ragazza. «Lo vedi che è finto? È un principe di pietra! Di. Pietra. Vai a giocare tra le alghe con gli amici paguri, dai!»
Che io, quel principe lì, lo odiavo. Lo odiavo tantissimo perché non si era innamorato della Sirenetta mentre lei, amandolo, era morta per lui.
E se mi fosse andata male nella grotta, avrei provato a distrarla con qualche gioco mentre lui naufragava con la sua nave (mi sarebbe piaciuto un sacco impedirle di salvarlo) e, se ancora non ci fossi riuscita, l’avrei convinta a eseguire gli ordini della strega del mare e pugnalarlo nel sonno alla sua prima notte di nozze con un’altra. Perché quello si era sposato un’altra. Maledetto.
La rabbia. Ma la rabbia! E invece la Sirenetta era buona, stupida e gnucca. E infatti moriva.

Come si fa a crescere con questi esempi, dico io. Sarebbe stato così bello se una bambina di pochi anni fosse entrata nelle fiabe per salvare in tempo quelle stupidotte.

Come la Bella Addormentata. Uh, la Bella Addormentata! Una sola cosa le avevano chiesto: non toccare un fuso. Nessun fuso, niente eccezioni. Se vedi un fuso, cambia strada. Una regola facile facile. Tu sei una principessa, bellissima, col tuo castello, due genitori amorevoli, vestita bene, con delle fate come madrine, amata da tutti e un compito solo, neanche difficile. Goditela, no? No. Lei vede una vecchia che fila col fuso e cosa fa? Lo tocca. ‘Sta scema.
Che uno dice, vabbè, cavoli tuoi, dormi lì e noi andiamo avanti con la nostra vita. Ma no. Lei trascina nella sua idiozia un intero castello. Tutta la gente che viveva e lavorava lì si addormenta per cent’anni.
Che io ho sempre pensato: ma se avevano le famiglie fuori? Pensavo ai bambini che non avrebbero visto rientrare il papà o la mamma, quella sera, perché una sedicenne aveva toccato un fuso e li aveva addormentati tutti per un secolo. Una rabbia!
Niente, non ho salvato neanche lei.
Frustrante, terribilmente frustrante.

Per fortuna c’era Cenerentola. Lei mi dava sempre tanta soddisfazione. Che va bene essere buone e gentili, avevo capito che era importante, ma Cenerentola sa cogliere le opportunità. È una che si dà da fare, una ragazza pratica, sveglia, determinata. Cenerentola la mela non l’avrebbe mangiata, l’avrebbe messa nella macedonia delle sorellastre. Non sarebbe morta per un principe che non la amava, era sopravvissuta a quelle tre megere lavando pavimenti e dormendo tra la cenere, figurarsi se perdeva tempo ad amare un soprammobile da spolverare, lei il principe se lo è andato a prendere direttamente al castello. E se avesse visto un fuso sapendo di non doverlo toccare, be’, potete credermi: non lo avrebbe toccato.
Sappiamo benissimo che ha sposato un blasonato così beota per liberarsi di una famiglia tossica e di un lavoro da sguattera. Lei è quella che ce la fa, con tutta la consapevolezza del creato, che io me la immagino pensare: lui non mi riconosce finché non mi metto una scarpa anche se abbiamo ballato per tre sere di fila e manco mi ha chiesto come mi chiamo? Bene, non stiamone a fare questioni di principio o di orgoglio, mi metto la scarpa e bona lè.

Poi sono cresciuta. E sono stata Biancaneve, la Bella Addormentata e soprattutto la Sirenetta. Finché non mi sono ricordata che era Cenerentola, quella furba.
Se oggi dovessi avere il potere di entrare nelle fiabe e salvare qualcuno, be’…

 

Continua sulla raccolta “Salvataggi” per la Fondazione Pangea Onlus il cui intero ricavato va a sostegno delle attività di Pangea per l’Afghanistan.

Il 16 agosto 2021 ho guardato la televisione. Non lo faccio mai, ma ciò che stavano dicendo alla radio era talmente inconcepibile che avevo bisogno di vederlo accadere.
I talebani si erano ripresi buona parte dell’Afghanistan e stavano entrando a Kabul, riportando tutti ma soprattutto tutte in un mondo violento e ingiusto, privo di libertà e di diritti fondamentali.

Ho chiamato Alice Basso, stava guardando e pensando la stessa cosa, come credo la maggior parte di noi.
Ammutoliti, annichiliti, impotenti. Quell’impotenza, però, non era accettabile. E nemmeno il silenzio.
«Facciamo qualcosa» ci siamo dette. «Pensiamo a cosa e chiamiamo Pangea.» Nessuna delle due riusciva a pensarsi inerte di fronte a quell’apocalisse.

Abbiamo ragionato insieme su due idee e dopo un’ora abbiamo scritto al team di ScrittixBene, con cui avevamo già collaborato a favore di Pangea, proponendo il Bazar della scrittura e Salvataggi, due iniziative che prevedevano il coinvolgimento di scrittrici e scrittori che stavamo per contattare.

Due giorni dopo avevamo raccolto decine di adesioni: nessuno riusciva a pensarsi inerte di fronte a quell’apocalisse.
I nostri Salvataggi sono 46 racconti di scrittrici e scrittori a cui abbiamo semplicemente chiesto di dirci cosa gli sarebbe piaciuto salvare. Qualcuno è tornato alla propria infanzia, qualcuno ha raccolto con amore i ricordi dei genitori, altri ci hanno consegnato dolori e riscatti, mentre c’è chi ha pensato a ciò che non si vede e che proprio per questo non va trascurato o chi si è dedicato alle storie, ai libri, alle fiabe e alle parole che superano i confini, come vorrebbe fare la nostra raccolta.

Non so quanto aiuto riusciremo a dare con queste due iniziative, ma siamo convinte che nessuna azione sia troppo piccola per cambiare il mondo. Intanto proviamoci, Pangea lo fa.

L’eBook è in versione .pdf .mobi e .epub così da poterlo leggere su qualsiasi dispositivo e applicazioni di Reader.

Potete acquistarlo qui, direttamente sul sito di Pangea.

Abbiamo evitato tutte le piattaforme di distribuzione online perché, in questo modo, l’intero ricavato – ogni centesimo del vostro pagamento – andrà direttamente sul conto di Pangea.

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Se ne sono dette tante, sugli Dei. Letteralmente. Ci sono svariate versioni dei miti che li riguardano e sono le storie più belle del mondo (e un po’ tutte le storie vengono da lì, diciamocelo). Alcuni elementi, però, sono sempre uguali: gli Dei sono potenti come ogni divinità deve essere, hanno una visione piuttosto ampia del mondo, hanno l’umore variabile come il tempo, si innamorano come adolescenti e sono più suscettibili di un gatto. Oltre a ciò, hanno una creatività straordinaria e, ovviamente, sono epici. Come si fa a non amarli?
Vi svelo qualcosa dei sette scelti dalla banda degli Dei, qualcosa che forse neanche i ragazzi della banda sapevano quando hanno scelto i loro nomi divini. Se volete, potete divertirvi a cercare i punti in comune tra loro e le divinità.

Afrodite per i Greci, Venere per i Romani
Afrodite, Venere per i Romani, era la dea della bellezza, dell’amore e della fertilità. Alcuni la consideravano figlia di Zeus e della ninfa Dione, ma la versione più accreditata del mito la fa nascere in primavera dalla spuma del mare fecondata dai genitali di Urano, che Crono aveva tagliato e scagliato in mare dopo essersi ribellato al padre (non ci andavano leggeri, già).
Afrodite, dal greco afros, “spuma”, emerse dalle onde su una conchiglia di madreperla (e va da sé che tutti crollarono innamorati ai suoi piedi e cominciarono a correre in tondo in preda agli ormoni. Pare che la ragazza avesse una carica erotica di una certa potenza).
Zeus la diede in moglie a Efesto, anche se l’idea di unire la dea più bella al dio più brutto non fu delle migliori: è naturale che la dea dell’amore passi il suo tempo ad amare – ma soprattutto farsi amare da – chiunque lei desideri, che ti aspetti?
Fece parecchi figli, ma il più amato e temuto è Eros (Cupido), l’amore, avuto da Ares.
Preoccupata perché il piccolo non cresceva, gli fece un fratello, Anteros, “colui che ricambia l’amore”: un mito per ricordarci che l’amore, per poter crescere, deve essere ricambiato.
Sennò non state a perdere tempo.
Tra i suoi animali sacri ci sono il delfino e la colomba.
Il 1° aprile e il 19 agosto erano le giornate a lei consacrate, soprattutto dai marinai che la veneravano come dea sorta dal mare. Leggi il resto →

Ho scritto questo romanzo all’inizio del 2016 – Stranger Things non era ancora uscito e una banda di giovanissimi amici in bicicletta era un semplice ricordo personale – e non pensavo di fare un libro per ragazzi. Avevo una storia da raccontare e sapevo che questi sette straordinari ragazzini ne erano i protagonisti.
Quando ho finito di scriverlo mi sono però resa conto di essermi allontanata da quello che viene chiamato “percorso autoriale” e ho riposto la mia banda in un angolo (non in un cassetto!) per dedicarmi ad altre storie.
L’alternativa era salvare solo due o tre fra i sette amici, per dare maggiore voce ai loro genitori, ma tra me e la banda c’era un patto: tutti o nessuno. Non li ho mai traditi. Magari un giorno riscriverò la storia dal punto di vista dei genitori, chi lo sa.

Era il 2016, dunque, quando la banda degli Dei è nata, è stata amata dai pochi che l’hanno letta ed è stata messa da parte. Finché, nel 2021, ho incontrato Stefania Di Mella, editor di Rizzoli Ragazzi, che mi ha chiesto: «Hai mai scritto un romanzo per ragazzi?».
E lì, credetemi, la risata degli Dei l’ho sentita forte e chiara. Grazie, Stefania, per averla sentita anche tu.

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Sofia va in seconda media, ha una casa troppo grande e paura del buio. Giacomo mette pace tra tutti e ha un papà che gli scrive due volte all’anno. Bartolomeo vive con i nonni ed è già tutto ormoni, caramelle e rock’n’roll. Delia si arrampica ovunque, al contrario di suo fratello Leonardo, a cui piace starsene tranquillo a suonare la chitarra. Isabella odia essere a dieta, da grande sogna di fare la veterinaria e porta sempre con sé la sorellina Carlotta, velocissima di gambe e di testa. Sono sette, sono amici. E ogni venerdì, quando si ritrovano nel loro Olimpo, diventano la banda degli Dei: Atena, Marte, Dioniso, Artemide, Apollo, Venere e Mercurio.
Tra miti raccontati come solo a dodici anni si può fare e misteriosi furti che sconvolgono le abitudini del loro piccolo paese, queste incredibili divinità un po’ onnipotenti e molto adolescenti si troveranno ad affrontare (e risolvere!) problemi più grandi di loro. Grandi come i genitori, che non ci sono mai o ci sono troppo. Come l’intolleranza e i pregiudizi. Come un libro da pubblicare con le loro sole forze. Perché non si è mai troppo piccoli per essere grandi.

La banda degli Dei (Rizzoli) in libreria dal 19 ottobre 2021

Nei prossimi giorni sarò in giro e ci si può incontrare, qui o là (e con le dovute precauzioni perché noi siamo personcine attente e scrupolose).

Martedì 13 ottobre, alle 20.30, sarò a CASSOLA (VI)

all’Auditorium Vivaldi di San Giuseppe

per aprire TESSERE L’UMANO, la nuova rassegna culturale del Comune di Cassola e della Parrocchia di San Giuseppe e San Zeno.
Parlerò di Città: nome di luogo o narrazione di esperienze?
L’ingresso è libero ma non faranno entrare più di 200 persone per garantire le norme anti-Covid, quindi venite un po’ prima.

Per chi non riesce a esserci, gli incontri saranno anche trasmessi in diretta streaming sul canale You Tube

Quello con me sarò il primo di sette incontri di approfondimento per interrogarsi sul senso “antropologico” dei luoghi, per capire come nascono e si trasformano gli spazi della convivenza e per creare nei cittadini una nuova consapevolezza del territorio che abitano.

Gli altri sei appuntamenti saranno: il 20 ottobre con Carlo Presotto, attore e drammaturgo, che proseguirà con “Narrare per abitare: rimpiangere il passato o dare forma al futuro?”; il 27 ottobre con l’antropologa Vincenza Pellegrino, che parlerà di giovani, futuro e comunità; il 3 novembre con l’urbanista Francesca Leder che proporrà un focus sull’urbanizzazione e la nuova sensibilità ambientale; il 10 novembre con la teologa Simona Segoloni Ruta che si concentrerà sulla presenza delle chiese nelle città; il 17 novembre si discuterà di polis e politica con lo scrittore e politico Gianfranco Bettin e infine il 24 novembre si chiuderà con il sociologo Salvatore La Mendola e i “non luoghi” delle città.

Tutti alle 20.30, tutti all’Auditorium Vivaldi di San Giuseppe, tutti a ingresso libero ma posti limitati, tutti trasmessi anche in streaming.

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